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Un rapporto classificato della Defense Intelligence Agency statunitense (Dia) rivela che la Cina sta convertendo una parte crescente della propria flotta di traghetti civili in strumenti di proiezione militare. La notizia corrobora analisi già note e si lega a un episodio avvenuto ad agosto, quando sette navi “roll-on/roll-off” (ro-ro) della compagnia Bohai Ferry hanno attraversato lo Stretto di Taiwan, sollevando il sospetto di esercitazioni anfibie con l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA). L’uso dei ro-ro, capaci di trasportare carri armati e mezzi speciali, mostra come Pechino stia colmando un punto debole storico: la capacità di sbarco su larga scala, cruciale per un’eventuale invasione di Taiwan.

I dati dell’intelligence Usa

Secondo la DIA, la Cina avrà più di 70 grandi traghetti oceanici in servizio entro il 2026, modificati per il trasporto di equipaggiamento militare e truppe. Le immagini satellitari raccolte quest’anno mostrano questi mezzi operare accanto a nuovi bacini di sbarco costruiti sulla costa meridionale, e partecipare a esercitazioni anfibie con la marina cinese (Plan). Nel caso di un conflitto, Washington e gli alleati considererebbero i ro-ro target legittimi: un’ipotesi che apre a un delicato problema politico e giuridico, visto che le navi sarebbero formalmente civili, traghetti che di solito salgono e scendono merci e persone, e probabilmente gestite da equipaggi non militari. È una delle complessità delle dimensioni ibride, ormai centrali nei conflitti.

Le esercitazioni di agosto

Ad agosto, sette traghetti della Bohai Ferry Company hanno lasciato il loro normale raggio d’azione nel Mar Bohai per dirigersi verso il Fujian, di fronte allo Stretto di Taiwan. Tra questi la Bohai Zuanzhu, la più grande nave passeggeri ro-ro dell’Asia, con una stazza di 35.000 tonnellate, capace di trasportare veicoli extra-lunghi, extra-larghi ed extra-alti. Per confronto, la portaelicotteri d’assalto anfibio cinese Type 075 ha una stazza di 40.000 tonnellate. La differenza è piccola, a testimonianza del potenziale militare di questi mezzi.

Già nel 2022 sette navi della serie Bohai erano state osservate lasciare l’area del Mar Giallo per manovrare più a sud, mentre nel 2023 la radio di Stato cinese riportava esercitazioni congiunte tra forze armate e navi civili da 10.000 tonnellate. La tendenza è chiara da tempo: i ro-ro, progettati per trasportare veicoli e merci su ruote senza ricorrere a gru o sistemi di sollevamento, diventano piattaforme ideali per un rapido imbarco e sbarco di mezzi militari, riducendo tempi e rischi logistici.

La fusione civile-militare

L’impiego dei ro-ro si inserisce nella strategia di civil-military fusion lanciata da Pechino a metà degli anni 2010. Nel 2015 il governo cinese ha pubblicato standard tecnici per la costruzione di nuove navi civili, includendo specifiche utili a un futuro impiego bellico: prestazioni, requisiti di design, capacità di trasporto militare. Bohai Ferry è indicata dal Pla Daily come uno degli operatori più attivi in questo campo. La logica è evidente: sfruttare l’enorme capacità industriale e commerciale del Paese per sopperire a lacune militari, aggirando i tempi lunghi e i costi elevati di una flotta anfibia tradizionale.

Il valore strategico dei ro-ro

Taiwan, che la Cina vorrebbe annettere al mainland in quanto considerata provincia ribelle, e per questo piano esistenziale non esclude l’uso della forza, rappresenta una delle sfide logistiche più complesse al mondo. Un’isola montuosa, difesa, con coste poco adatte agli sbarchi. Per avere successo, un’operazione anfibia cinese richiederebbe la capacità di proiettare in tempi rapidi decine di migliaia di soldati e mezzi. Anche per questo, secondo il Rusi di Londra, la Cina potrebbe ricevere “un aiutino” dalla Russia.

Le navi militari dedicate della Cina – pur moderne – non sono ancora sufficienti a garantire la massa necessaria. I ro-ro, con il loro ponte veicoli esteso e la possibilità di caricare carri armati e blindati direttamente dalle rampe, offrono un moltiplicatore di forze. In termini comparativi, la Nato durante la Guerra Fredda prevedeva di mobilitare traghetti civili per trasferire truppe e mezzi in caso di emergenza. Ma la differenza è che in Occidente tali asset rientravano in una logica di supporto logistico, non di prima linea. La Cina, al contrario, sembra intenzionata a utilizzare i traghetti come strumenti diretti di assalto, modificandoli con rinforzi strutturali e predisposizioni per operazioni anfibie.

Le implicazioni legali

L’eventuale impiego dei ro-ro in un conflitto solleva questioni delicate sul diritto internazionale. Se impiegati come parte integrante di un’operazione militare, i traghetti diventano obiettivi legittimi ai sensi delle Convenzioni di Ginevra. Tuttavia, se manovrati da equipaggi civili, il confine tra combattenti e non-combattenti si fa labile. Colpire una nave con personale non militare significherebbe comunque esporre quei governi che eventualmente dovessero intervenire a difesa di Taiwan a critiche politiche e morali, aumentando il rischio di escalation.

L’impatto sulla deterrenza

Per Pechino, la crescente integrazione tra flotte civili e capacità anfibie è un messaggio diretto: colmare il gap logistico per rendere credibile l’opzione militare su Taiwan. Per Washington e i partner regionali, la sfida è duplice: rafforzare la deterrenza e allo stesso tempo prepararsi a uno scenario in cui le regole d’ingaggio devono adattarsi a un impiego ibrido di asset civili.

Taipei si prepara: negli ultimi “Han Kuang Exercises”, manovre organizzate dalle Forze Armate della Repubblica di Cina dal 1984, sono state integrate simulazioni specifiche per contrastare i traghetti della Repubblica popolare. L’obiettivo è colpire i ro-ro prima che possano sbarcare mezzi e truppe, consapevoli che il loro ruolo potrebbe essere decisivo in una fase iniziale del conflitto.

La Cina userà traghetti civili per invadere Taiwan. L’allarme dell’intelligence Usa

L’impiego dei ro-ro è parte centrale della strategia cinese: navi civili trasformate in strumenti militari a basso costo e alto impatto. Il loro uso nello Stretto di Taiwan non è solo logistica, ma un segnale politico che rende più concreto lo spettro di un’invasione e impone a Stati Uniti e alleati di ricalibrare deterrenza e regole d’ingaggio. Il report della Dia

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