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Il diciassettesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia, adottato il 20 maggio 2025, rappresenta uno dei più ampi e incisivi interventi sanzionatori dall’inizio della guerra in Ucraina. Tra le varie misure, è particolarmente interessante notare che l’UE ha introdotto sanzioni mirate alle “minacce ibride,” comprese le attività cibernetiche e la destabilizzazione interna. Le categorie maggiormente degne di evidenza sono: cyberattacchi sponsorizzati dallo Stato; disinformazione digitale; interferenze elettorali; sanzioni a gruppi hacker.

Questo rappresenta un importante traguardo: la cybersicurezza e le sanzioni internazionali sono sempre più intrecciate, poiché le operazioni digitali diventano un fronte critico nella sicurezza e nella diplomazia internazionale.

Al centro di questa iniziativa c’è il riconoscimento che le minacce cibernetiche hanno impatti globali, spesso asimmetrici, che si estendono oltre i confini tradizionali. L’obiettivo è colpire coloro che mettono in pericolo la sicurezza nazionale o interferiscono con i processi democratici. Questi approcci rappresentano un’evoluzione naturale delle sanzioni economiche, estendendole nel regno digitale, dove le linee tra spionaggio, crimine e guerra spesso si confondono.

La relazione tra cybersicurezza e sanzioni internazionali riflette quindi un cambiamento più ampio nel modo in cui gli stati gestiscono le minacce non-tradizionali. Come spesso ricordato, l’approccio duale – sia per rafforzare le misure difensive di cybersicurezza che per stabilire un quadro punitivo per le violazioni – sottolinea l’importanza crescente delle sanzioni cibernetiche nel nostro mondo interconnesso, elemento cruciale della sicurezza nazionale e internazionale.

Tecnicamente, basti ricordare anche solo banalmente che anche la NIS2 – dove la nostra Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta dando prova di importanti sforzi – non opera in un vuoto normativo: essa si inserisce in un quadro più ampio di sanzioni internazionali che mirano a contrastare le minacce ibride e cibernetiche. Potrebbe essere una buona tesi quella che possa essere anche un “viceversa”.

Di fatto, con lo sviluppo concettuale e fattuale dell’adozione di “sanzioni cibernetiche”, si ha così una crescente risposta diretta alle attività malevoli nel cyberspazio e si restringe quel divario dell’interdipendenza tra cybersicurezza e le sanzioni internazionali, quale momento di cambiamento significativo nella diplomazia globale, stabilendo un quadro normativo per la condotta nel cyberspazio.

La relazione tra cybersicurezza e sanzioni internazionali sembra dunque destinata a diventare sempre più rilevante – e difficile pensare possa essere diversamente – per una risposta internazionale coordinata, promuovendo la cooperazione globale e la sicurezza collettiva.

La mossa Ue contro le minacce ibride russe spiegata da Porchiazzo

Di Gianpaolo Porchiazzo

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