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A giugno l’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga ha deciso di sospendere i ricercatori finanziati dal governo cinese. Una mossa frutto dell’impegno a proteggere i valori fondanti della Costituzione tedesca, la libertà accademica e la libertà di espressione di docenti e personale, ha spiegato l’ateneo, uno dei più prestigiosi di Germania, con i suoi 280 anni di storia.

Ma nei giorni scorsi i media tedeschi hanno rivelato il contenuto di una e-mail interna dell’Università in cui si esprimeva il timore che lo Stato cinese potesse utilizzare le ricerche finanziate dal governo per fini di spionaggio scientifica e industriale. Sarebbe questa la reale ragione per cui sono stati sospesi i ricercatori finanziati dal China Scholarship Council.

Quest’ultimo è unità del ministero dell’Istruzione cinese che finanzia il lavoro dei ricercatori cinesi nelle università straniere e fornisce borse di studio ai cittadini stranieri che chiedono di studiare in Cina. Nei mesi scorsi, il quotidiano svedese Dagens Nyheter aveva riportato che, per poter beneficiare delle borse di studio, i cittadini cinesi dovevano impegnarsi a “sostenere la leadership del Partito comunista cinese (…) e adottare una visione del mondo, una visione della vita e un sistema di valori corretti”.

La decisione dell’università sarebbe stata appoggiata da Bettina Stark-Watzinger, ministra dell’Istruzione, secondo cui le università e gli istituti di ricerca tedeschi hanno “la responsabilità di salvaguardarsi dalle attività di spionaggio condotte da studenti che ricevono borse di studio dal governo cinese”.

E mentre Paesi come l’Argentina continuano a spingere le opportunità del China Scholarship Council (come dimostra questo comunicato di martedì del ministero dell’Educazione di Buenos Aires), sembra che altre università tedesche e dell’Europa occidentale stiano valutando di seguire l’Università Friedrich-Alexander e sospendere i ricercatori cinesi finanziati dall’unità di Pechino.

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