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Gli atteggiamenti nel Pd rispetto alla neo segretaria Elly Schlein sembrano due. Da una parte c’è chi apertamente o meno la critica e la contesta sostenendo senza mezzi termini che è incapace.
Altri la appoggiano, come ha fatto Paolo Mieli scrivendo: “Difendo Schlein. Non ha colpe: La responsabilità è dei gruppi dirigenti, che la incoraggiano a dire vaghezze, e sono disposti a cambiare tutto pur di restare al potere”
Ma la difesa oggettivamente suona peggio della critica più fulminante. Afferma che Schlein è una specie di poveretta che non capisce ciò che le si dice. In altre parole Mieli sostiene che Schlein non ha il dono di discernere tra il bene e il male? Vivo a Pechino da trent’anni, non comprendo e certamente è colpa mia.

Federico Rampini ha spiegato che la cultura di Schlein è ispirata alla sinistra radicale americana. È sicuramente così ma i radicali americani come la celebre Alexandria Ocasio-Cortez sono pugnaci, taglienti. Il controverso Bernie Sanders pare sia l’unico uomo che il pirotecnico e forse mefistofelico Donald Trump non vuole incontrare in un dibattito.
Al di là delle sue posizioni, il problema è che Schlein non incide. Le immagini della sua visita nelle zone alluvionate lasciavano perplessi, e come si dice qui 百闻不如一见, una guardata vale più di cento racconti.

Schlein pareva una turista per caso. Con le mani ai fianchi, lei e un paio di suoi amici, a guardare dai bordi di una strada, al di là di un debole nastro di sicurezza, la frana in un burrone fino a valle. Peggio poi la difesa del suo assessorato nella regione: ero al clima non all’ambiente, o viceversa.
La povera performance ha salvato il semi-scivolone del presidente del Consiglio Giorgia Meloni che pure è arrivata in ritardo perché ha voluto andare al G7 in Giappone. Ma lei si è presentata in stivaloni di gomma a marciare in mezzo all’acqua verso l’abbraccio di un suo fan forse troppo entusiasta.
L’uomo della nazione rimane il presidente Sergio Mattarella, accolto da folle locali che hanno riconosciuto in lui il vero rappresentante del Paese.

Le disgrazie naturali sono l’occasione per creare o distruggere carriere politiche. Lo tsunami del 2004 in Thailandia creò la forza dell’allora premier Thaksin Shinawatra. In maniche di camicia bianca andava nelle zone inondate a distribuire parole di conforto, abbracci e strette di mano. Una enorme differenza con l’allora re Bhumipol il Grande che da Bangkok distribuiva algide benedizioni semireligiose.
In Turchia il terremoto quest’anno stava facendo perdere la rielezione al presidente Recep Erdogan. La stampa lo accusava di avere approvato progetti corrotti, con case crollate come pasta frolla. Ma Erdogan ha messo in moto la sua macchina, ha distribuito soldi, aiuti e pacche sulle spalle. Così molti contadini, pur senza casa, sono tornati a votare per lui.

Né Schlein, né Meloni hanno colto l’occasione drammatica e fondamentale di consenso politico autentico dell’alluvione. Comunque la Schlein ha fatto peggio. Né è chiaro cosa vuole fare nel futuro per il Pd.
Il M5s di Giuseppe Conte ha imboccato la sua strada. Pubblicamente contesta, ma privatamente offre puntelli al governo e al premier per le scelte controverse, come le nuove direzioni della Rai. È l’antica politica del “chiagne e fotte”, spregiudicata, cinica, madre di almeno metà dei guai nazionali, ma comprensibile e con una sua logica. Ciò elimina comunque un pezzo di opposizione, parte fondamentale del gioco democratico.
Il centro di Matteo Renzi si muove ma appare sempre più in difficoltà a trovare spazi e consensi.

Il Pd di Schlein non è chiaro dove sia, se non, per parere concorde di sostenitori e detrattori, nella fantastica isola che non c’è, quella di Peter Pan.
Eppure la storia originale di Barrie voleva essere un omaggio ai tanti orfani morti da piccoli nella crudelissima prima fase della rivoluzione industriale. La versione di Disney è una favola edulcorata, anche se portava ancora con sé la forza rivoluzionaria dell’originale, come scriveva tanti anni fa sul Manifesto Mariuccia Ciotta.
Elly Schlein ce la farà a tornare sul pianeta Terra dalla stella in fondo a destra? Se non ce la farà, Meloni veleggerà per molto tempo, perché sarà senza opposizione. L’autorità accumulata da Meloni a quel punto non sarà frutto del suo autoritarismo, ma della mancanza di resistenza. Gramsci in prigione rifletteva con amarezza che l’ascesa del fascismo fu colpa anche degli errori della sinistra che non si opposero su un terreno autentico a Mussolini.

Un secolo dopo la situazione è molto diversa. Meloni non è Mussolini né il suo è un partito fascista, come alcuni sostengono. Né le condizioni internazionali favoriscono l’ascesa di un autoritarismo di destra contro quello di sinistra, come un secolo fa.
Ma oggettivamente senza argini il potere si allarga come l’acqua che esce dagli argini di un fiume. Senza opposizione il sistema politico italiano si perde. Questo è il problema che comporta una povera Elly Schlein al Pd.

Le conseguenze di un Pd senza capa né coda

Schlein in visita nelle zone alluvionate pareva una turista per caso. Ce la farà a tornare sul pianeta Terra dalla stella in fondo a destra? Se non ce la farà, Meloni veleggerà per molto tempo, perché sarà senza opposizione. L’autorità accumulata da Meloni a quel punto non sarà frutto del suo autoritarismo, ma della mancanza di resistenza. Il commento di Francesco Sisci

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