Skip to main content

“Democratizzare l’azione per il clima è il modo migliore per dare slancio al movimento: come gli individui prendono decisioni nella loro vita di tutti giorni in base alla loro salute a lungo termine, così possono adottare decisioni sul proprio stile di vita sulla base dell’impatto sulla salute a lungo termine del pianeta”. Dietro a queste frasi consegnate al Sole 24 Ore dal primo ministro indiano Narendra Modi, ancora più del parallelismo tra uomo e Terra, si avverte la risposta di Nuova Delhi – e di una serie di capitali del Sud globale – alla transizione ecologica secondo l’Occidente.

Questa materia è il filo rosso che ha attraversato tutte le ultime edizioni dell’annuale Conferenza Onu sul clima, la Cop. Da una parte i Paesi occidentali che delineano i rispettivi piani per decarbonizzare le loro economie (a suon di migliaia di miliardi di dollari in investimenti) entro il 2050. Dall’altra i Paesi emergenti, capitanati da Cina e India, che rivendicano il diritto di imporsi programmi meno ambiziosi – emissioni net zero nel 2060 e 2070 rispettivamente – per assicurarsi che la transizione non soffochi il loro sviluppo economico.

“Molti Paesi del Sud globale si collocano in stadi di sviluppo differenti, perciò l’azione per il clima deve essere complementare. Agli obiettivi di azione per il clima devono corrispondere iniziative di finanziamento e trasferimento della tecnologia. Riteniamo necessario abbandonare un atteggiamento di contrasto al cambiamento climatico che si riduce a ciò che non si dovrebbe fare, per passare su un approccio più costruttivo focalizzato su quanto può essere fatto”, ha riassunto Modi.

A livello multilaterale – e cioè alla alla Cop27 di Sharm el Sheikh del 2022 – si è trovato un accordo politico tra i due poli globali. Ci si aspetta che alla Cop28 di Dubai le parti concretizzino questa volontà in piani, misure e meccanismi capaci di indirizzare i miliardi richiesti verso lo sviluppo sostenibile del Sud globale. Lo ha evidenziato il presidente kenyota William Ruto durante i lavori del primo Africa Climate Summit, appena concluso (qui la panoramica di Luca Bergamaschi): oltre alle difficoltà nell’attrarre i fondi necessari, i Paesi africani devono confrontarsi con i debiti e un costo di accesso al capitale cinque-otto volte superiore rispetto all’Occidente. Senza considerare gli effetti di cambiamento climatico e mancata crescita su sicurezza alimentare, idrica, sociale.

Sono i messaggi come quello di Ruto a cui Modi sta dando più risalto attraverso iniziative come il forum “The Voice of the Global South”, tenuto a gennaio 2023, ossia subito dopo che Nuova Delhi ha assunto la presidenza G20. E sul tavolo del Summit G20 di questo fine settimana ci sarà l’ingresso dell’Unione africana in qualità di membro permanente, su cui il premier indiano lavora attivamente e che dovrebbe finalizzarsi nella prossima edizione, a guida brasiliana, del 2024. Da entrambi arrivano iniziative per aumentare il peso dei Paesi che chiedono un’attenzione diversa, meno assolutista e più articolata, al tema dello sviluppo sostenibile. Il discorso vale anche per la sfera politica: la richiesta del Sud globale, esemplificata dall’India, è quella di concentrarsi sul multilateralismo senza pretendere una scelta di campo geopolitica.

E l’Italia? Uno degli slogan del G20 indiano – “un mondo, una famiglia, un futuro” – ricorda quello dell’edizione a guida italiana del 2021 – “persone, pianeta, prosperità”. L’assonanza ideologica non è un caso: anche Roma ha lavorato e lavora lungo molte delle direttrici di Nuova Delhi, come l’ingresso dell’Unione africana nel G20 e l’attenzione verso il modello di sviluppo delineato dai Paesi del sud globale, che traspare dall’attivismo diplomatico e commerciale del governo Meloni (entro e oltre la sfera del Mediterraneo allargato) e che dovrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane sotto l’egida del Piano Mattei per l’Africa e al Summit Italia-Africa di inizio novembre.

Soprattutto, l’Italia ha tradizionalmente spinto per collegare le tematiche del G20 a quelle del G7, di cui assumerà la presidenza nel 2024. Come evidenziava su queste colonne Landon Derentz, Senior Director del Global Energy Center dell’Atlantic Council, al G7 dell’anno prossimo “si assisterà a una nuova enfasi sull’importanza del Sud globale che ritengo sia davvero opportuna”. Una transizione energetica di successo porta a una crescita economica anche in senso lato: parole che Roma lotta per mettere in pratica e che può portare al cuore dell’Occidente.

Clima e sviluppo, così India (e Italia) amplificano la voce del Sud globale

Il G20 guidato da Modi sta spostando il baricentro dell’attenzione verso sud, evidenziando la necessità di modulare la transizione e assorbendo le lezioni che arrivano dall’Africa. Direttrici su cui l’Italia si muove da tempo e che può portare al cuore del G7 nel 2024

Dal G20, scacco sulla Via della Seta. Ecco come l’India si collega al Golfo

Al G20 va in scena l’alternativa alla Bri cinese: Usa, India, Emirati Arabi e Arabia Saudita (poi forse Israele) si muovono per collegare l’Indo Pacifico al Medio Oriente e dunque all’Europa

Ecco i sei principi dell’IA. L'analisi di Valori

L’Intelligenza artificiale è una tecnologia complessa che presenta molte potenziali insidie e a cui bisogna prestare molta attenzione non dando per scontati risultati sempre “positivi”. Un modello di IA di successo dovrebbe dare priorità all’etica fin dal primo momento, senza ripensamenti. L’analisi di Giancarlo Elia Valori

Il paso doble di Xi e la politica estera della Cina. L'analisi di Fracchiolla

Domenico Fracchiolla, professore di Storia delle Relazioni internazionali Università Mercatorum, Luiss, analizza perché nel medio periodo gli obiettivi di fondo dell’offensiva diplomatica cinese sono destinati ad essere vanificati e perché le accelerazioni di Xi in politica estera rischiano di generare instabilità regionale e in patria

Quale ruolo per l’Italia al G20 in India. Scrive l’amb. Castellaneta

Meloni potrebbe sfruttare l’attuale situazione internazionale per giocare un ruolo da equilibratore: Roma dovrebbe certamente sostenere l’idea di includere l’Unione africana, in vista della prossima presentazione del Piano Mattei del governo attesa a ottobre. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Manovra, gli attacchi a Gentiloni e il Patto di stabilità. Marattin a tutto campo

Per portare avanti le misure sull’abbassamento del cuneo fiscale servono dieci miliardi. Per la revisione del Patto di stabilità occorre costruire alleanze con Francia e Spagna. Renzi alle Europee? L’obiettivo di creare un’offerta politica strutturata e stabile, alternativa sia al conservatorismo-populismo di sinistra che a quello di destra. Conversazione con il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin

Intelligenza artificiale e Africa. L’incontro Meloni-Sunak al G20

I due leader a Nuova Delhi hanno parlato di Ucraina, migrazioni e innovazione. Si lavora al summit a Bletchley Park e al G7 italiano del 2024

La soprano cinese canta Katyusha tra le rovine insanguinate di Mariupol. Neutralità?

Giornalisti, blogger, personaggi pubblici cinesi in visita guidata nelle aree ucraine occupate dall’invasione russa. Una soprano intona una canzone nazionalistica in mezzo alle macerie del teatro di Mariupol. È questa l’equidistanza di Pechino?

​Quel blitz saudita su Telefonica e le ombre di Huawei

​L’ingresso in forze della compagnia telefonica degli emiri nel colosso iberico a un primo sguardo può sembrare amichevole, pura logica di mercato per un settore non certo troppo in salute. Ma dietro l’operazione fa capolino la Cina. Le differenze tra il caso italiano e quello spagnolo

Un centro a Washington basterà a rafforzare la centralità dell'Asean?

La recente riunione dell’Asean, che ha anticipato il G20, dimostra come l’associazione debba affrontare sfide e competizioni anche legate al dualismo Cina-Usa. Washington propone un centro di cooperazione, Pechino approfondisce la sua influenza e Tokyo nel frattempo cerca di recuperare spazi

×

Iscriviti alla newsletter