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Malcontento a destra. La scadenza delle Europee sempre più vicina, la difficoltà di assumere una posizione che possa in qualche modo recidere i legami con le proprie radici. Che, per dirla con Tolkien, quelle profonde non gelano mai. Il premier Giorgia Meloni non si trova solo a dover fronteggiare un’opposizione che ha trovato nella battaglia sul salario minimo un’apparente unità. I malumori suscitati a seguito della polemica sul libro del generale Vannacci a destra di Fratelli d’Italia e i punti di contatto di chi ha posizioni sempre più filorusse e sommette contro il successo del governo a seguito del suo posizionamento in politica estera non sono spine nel fianco da poco per il presidente del Consiglio. Da qui in avanti, sarà sempre di più il momento delle scelte, non facili. Per orientarci in questo sentiero impervio abbiamo chiesto un’opinione a Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e consulente politico.

Nicodemo, partiamo dagli attacchi “da destra” a Giorgia Meloni e a FdI. Un fuoco di paglia o si tradurranno in qualcosa di effettivamente più insidioso per il premier?

Giorgia Meloni, da tempo, ha individuato la chiave del successo facendo uscire il suo partito da una cultura identitaria minoritaria, per spingerlo a essere una formazione più “istituzionale” che rappresentasse l’alveo conservatore italiano. Il percorso ha funzionato, soprattutto in chiave di rapporti internazionali. Il problema è che ora si stanno avvicinando le Europee, che saranno il grande banco di prova. In questo quadro, gli animi saranno sicuramente più esacerbati. Sicuramente Meloni non si sarebbe aspettata una competizione a destra.

Ma è un’opposizione “credibile”?

Ci sono forze che, in questo momento, stanno cavalcando i temi che anche Meloni stessa ha utilizzato quando era all’opposizione. Questa cosa, potenzialmente, potrebbe indebolire il governo. A questo punto ci sono due strade che Meloni può percorrere. O torna a rivaleggiare con queste forze su determinati temi, rischiando però così di vanificare tutto lo sforzo istituzionale compiuto fino a qui, oppure può scegliere di rompere nettamente con quel tipo di mondo. La cesura netta, comunque, non sarebbe indolore. Nel senso che, infondo, quello è il mondo da cui proviene anche lei. E il caso delle contrapposizioni per le tesi contenute nel libro di Vannacci, ne è la prova evidente. Molti di quei contenuti, sono condivisi da una parte di FdI. In più, sempre in vista delle Europee, va considerata la “sfida” su questi temi anche con la Lega.

Il premier ha deciso di “arroccarsi” nel fortino dei fedelissimi, affidando la segreteria politica alla sorella Arianna e conferendo un incarico sempre più chiave a Fazzolari. Come va interpretata questa mossa?

L’arrocco dà sempre l’idea di essere sotto assedio. Peraltro, visti i risultati ottenuti fino a ora, per Meloni sarebbe molto più utile aprirsi a “mondi” che non appartengono alla sua storia. Ma probabilmente questa mossa va letta anche in chiave di prospettiva sulle sfide che si apriranno per palazzo Chigi a partire da settembre. Dalla legge di bilancio (che sarà molto difficile) al patto di stabilità.

Dall’altra parte della barricata il Pd è alle prese con l’estate militante, con una segreteria molto identitaria che ha spostato il baricentro – probabilmente anche in ottica di alleanze – verso posizioni vicine al Movimento 5 Stelle. Che prospettive ci sono nel centrosinistra?

L’estate per il Pd, a mio modo di vedere, ha segnato un cambio di passo. L’operazione unitaria sul salario minimo è stata molto importante e dà il senso di come il Pd si stia costituendo come un partito di opposizione dopo che non lo era pressoché mai stato nei suoi quasi sedici anni di vita. Ora bisognerà capire se questa unità delle forze alternative al centrodestra reggerà anche per altri temi chiave come sanità, Pnrr e legge di Bilancio. Chiaramente la partita delle Europee sarà nevralgica anche per il centrosinistra. Lo scoglio delle elezioni va superato. Poi si vedrà. La mia previsione è che comunque, al di là di tutto, data la compattezza dell’attuale maggioranza, per costruire un’ alternativa di governo alla destra bisognerà aspettare almeno la scadenza della legislatura.

Tra gli estremismi, da destra a sinistra, ci sono punti di contatto evidenti. Una scommessa contro l’atlantismo del governo e il posizionamento netto a sostegno dell’Ucraina. Che succede?

Nel Paese non c’è dubbio che ci siano movimenti politici, culturali e di opinione che remino dalla parte opposta rispetto alla giusta direzione intrapresa dal governo. Va dato atto, sia a Meloni che a Schlein che, sull’Ucraina in particolare, abbiamo mantenuto la barra dritta. Poi, certo, sia a sinistra che a destra, c’è chi “sbarella”. Da una parte (a sinistra) chi ha ancora paura dello Zio Sam e dall’altra (a destra) chi si rifiuta di accettare l’idea nazionalista e sovranista di un’Italia inserita a pieno titolo in un contesto europeo. Ed è per questo che le Europee saranno un appuntamento importante, il cui esito disegnerà i nuovi equilibri anche in chiave extra Ue. Tra l’altro, il 2024, sarà un anno di svolta. L’appuntamento con le presidenziali americane – e i relativi riflessi sul Paese – è fondamentale.

L'attacco (da destra) a Meloni, le Europee e l'estate del Pd. L'analisi di Nicodemo

Giorgia Meloni non si sarebbe aspettata una competizione a destra. La sua linea moderata, per quanto vincente, non soddisfa parte dell’elettorato. La partita delle Europee sarà nevralgica anche per il centrosinistra. Occhio agli estremismi filo-russi trasversali. Conversazione con il consulente politico ed esperto di comunicazione

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