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Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha aperto al riconoscimento facciale per integrare lo strumento della videosorveglianza. Molte le reazioni alle sue parole rilasciate la scorsa settimana in un’intervista al Quotidiano Nazionale. Il Partito democratico ha presentato un’interrogazione (primo firmatario il senatore Filippo Sensi) ricordando come in Italia l’uso del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici sia regolato da una moratoria che lo vieta fino alla fine del 2023.

LE PAROLE DI PIANTEDOSI

“La videosorveglianza è uno strumento fondamentale”, ha spiegato il ministro Piantedosi. “La sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e di indagine. È chiaro che il diritto alla sicurezza va bilanciato con il diritto alla privacy. C’è un punto di equilibrio che si può e si deve trovare. Proprio in questi giorni abbiamo avviato specifiche interlocuzioni con il Garante per trovare una soluzione condivisa», ha aggiunto parlando poi degli interventi nelle tre grandi città metropolitane, Roma, Milano e Napoli e ribadendo la volontà di “aumentare la presenza delle forze di polizia nei luoghi ad alta frequentazione: soprattutto le stazioni, ma anche ospedali e aree commerciali”.

LE REAZIONI

“Sono allarmanti le parole del ministro Piantedosi sull’introduzione del riconoscimento facciale come metodo di indagine”, ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di +Europa. “Sembra più che altro un malcelato tentativo di controllare i cittadini attraverso una schedatura di massa in pieno stile cinese. Parole quelle di Piantedosi che allarmano ma non sorprendono, essendo in totale continuità con l’approccio securitario di questo governo”, ha aggiunto. “Invece che mettere l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie al servizio dei diritti politici e della partecipazione democratica dei cittadini alla vita del paese, il governo adotta metodi da Grande Fratello tanto cari ai regimi illiberali e liberticidi che piacciono a Meloni e Salvini per controllare la vita privata degli italiani e reprimerli”, ha concluso. “Il ministro Piantedosi venga in Parlamento a riferire sulle sue intenzioni di tornare a utilizzare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, oggi fuorilegge nel nostro Paese. La sicurezza non è e non può essere lesione dei diritti delle persone, ma tutela delle comunità”, ha scritto Sensi su Twitter prima di presentare l’interrogazione.

LA PRECISAZIONE

Il riconoscimento facciale è già una realtà e ha già consentito di dare un nome ai responsabili di certi crimini attraverso l’analisi del profilo antropometrico”, ha poi specificato il ministro PIantedosi. “Si deve capire se possa essere usato in chiave di prevenzione, per esempio antiterrorismo. Ovviamente nessuno immagina di usare le tecnologie senza tener conto dei problemi relativi alla privacy. Insomma nessuno pensa a un grande fratello”, ha aggiunto.

L’INTERROGAZIONE

Nell’interrogazione, Sensi e altri senatori del Partito democratico chiedono se il ministro dell’Interno “non ritenga urgente fornire elementi informativi su quali interventi intenda adottare per modificare la normativa vigente che vieta l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale, operanti attraverso l’uso di dati biometrici, nei luoghi pubblici fino alla fine del 2023, alla luce di un dibattito internazionale molto negativo nei confronti dell’utilizzo di simili tecnologie così invasive e lesive dei diritti delle persone e nelle more di una decisione europea che regolerà in maniera cogente l’utilizzo”. Chiedono anche “quali interlocuzioni abbia avviato con il Garante per la protezione dei dati personali e in quali tempi ritenga possibile una modifica della normativa che, almeno fino a tutto il 2023, vieta espressamente l’utilizzo di queste tecnologie a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini”. A ciò si aggiunge il fatto che l’installazione di telecamere biometriche e altri sistemi nei luoghi pubblici sia vietato ai privati e condizionato al parere favorevole del Garante nel caso in cui la richiesta venga dalla pubblica amministrazione e dalla magistratura. Come ricordato da Wired, inoltre, “nonostante queste tecnologie stiano venendo usate in maniera sempre più diffusa, non sono ancora del tutto affidabili e generano spesso falsi positivi che impattano maggiormente le minoranze etniche, andando a violare il loro diritto alla privacy e esponendo queste persone a condotte discriminatorie”.

LA QUESTIONE GEOPOLITICA

Un recente rapporto firmato dal Center on Regulation and Markets della Brookings racconta il vantaggio della Cina nel riconoscimento facciale. “Questo vantaggio competitivo può derivare in parte dalla richiesta del governo cinese di questa tecnologia per sostenere il suo stato di sorveglianza – una forma di effetto “mercato interno” – e dall’accesso delle imprese cinesi a grandi set di dati governativi”, si legge. Un altro risultato dell’indagine è che “le autocrazie e le democrazie deboli hanno maggiori probabilità di importare intelligenza artificiale per il riconoscimento facciale dalla Cina, in particolare quelle che non dispongono di investimenti interni nell’intelligenza artificiale o che stanno vivendo disordini politici. Non si osserva una simile distorsione politica nelle importazioni di intelligenza artificiale dagli Stati Uniti o nelle importazioni di altre tecnologie di frontiera dalla Cina”, spiega il rapporto con conclude: “Nella misura in cui la Cina può esportare il suo stato di sorveglianza attraverso il commercio di intelligenza artificiale, questo può rafforzare e generare altre autocrazie all’estero”. Ecco perché serve regolamentare il mercato dell’intelligenza artificiale, concludono gli autori della ricerca.

Riconoscimento facciale? Cosa dicono Piantedosi, Pd, Garante e Brookings

Il ministro dell’Interno apre all’integrazione di questo strumento. I dem presentano un’interrogazione ricordando la moratoria fino a fine anno. Un report pubblicato negli Usa racconta come la Cina stia esportando la “sorveglianza di Stato” vendendo intelligenza artificiale

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