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“Prima c’era l’idea che l’economia decidesse tutto, e che la politica fosse un’attività ancillare. Ora, intendiamoci, la politica rispetto all’economia è in un certo senso un’attività ancillare, in quanto non produce incrementi di ricchezza, è l’economia che produce, è la società che produce, la politica distribuisce. Però se c’è stato un grande problema negli anni che sono arrivati fino al 200q, è di pensare che l’unica razionalità possibile fosse la razionalità economica sostanzialmente e che dall’economia dipendesse tutto”.

Con questa riflessione Vittorio Emanuele Parsi, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, inaugura il momento di riflessione e confronto organizzato dall’Istituto Affari Internazionali, tenutosi giovedì 17 ottobre proprio presso la sede romana dell’Istituto, in occasione della presentazione del libro “La grande incertezza” (Mondadori), opera ultima della direttrice dello Iai Nathalie Tocci (di cui Formiche.net ha pubblicato un estratto pochi giorni fa). Ed è proprio l’autrice del libro, assieme al professor Parsi e alla giornalista Stefania Battistini nel ruolo di moderatrice, ad animare il dibattito sul processo di trasformazione del sistema internazionale, che negli ultimi vent’anni ha visto la propria struttura passare da un modello nettamente unipolare ad uno ibrido, a metà tra un bipolarismo sino-americano e un multipolarismo caratterizzato dall’ascesa di vecchie e nuove potenze sul piano regionale. Questa trasformazione, frutto di vent’anni di errori strategici, ha esposto l’Occidente a nuove forme di vulnerabilità.

Il recente dibattito attorno alla crisi della democrazia e all’esigenza di rafforzare i sistemi di difesa dell’Europa si intreccia con questioni più ampie legate alla globalizzazione e alla regolazione dei mercati. Si parla della necessità di una diversificazione produttiva e di una riduzione della dipendenza dal commercio internazionale, ma il problema risiede nei costi elevati di tali politiche. “Le opinioni pubbliche sono in grado di capire la complessità, ma il difficile è creare coalizioni politiche capaci di sostenere policies che hanno costi elevati”, ricorda Parsi. Questo è uno dei nodi cruciali su cui i governi europei dovranno lavorare nei prossimi anni.

Il tema della difesa è altrettanto centrale. L’invasione russa dell’Ucraina ha risvegliato l’Europa dal suo lungo sonno post-Guerra Fredda, dissolvendo l’illusione di poter mantenere una relazione ambivalente con la Russia e spingendo gli stati membri verso un “urgente” processo di riarmo. Tuttavia, questa politica di difesa sembra mancare di una vera strategia a lungo termine. O meglio, continuare a mancare, poiché fino al 2022 la situazione era molto simile. Come denota Tocci, “l’Europa aveva una politica nei confronti della Russia, ma non ne aveva una per l’Ucraina”. Oggi il rischio è quello di ritrovarsi senza una chiara direzione geopolitica, e non solo nei riguardi della crisi in Ucraina e della gestione dei rapporti con Mosca, ma anche di fronte a minacce globali come l’ascesa della Cina o la crisi in Medio Oriente. E per evitare che la Cina agisca come ha fatto la Russia in Ucraina, è necessario che l’Occidente intero rafforzi la deterrenza e cambi il calcolo costo-benefici delle potenze rivali.

Ma su questo obiettivo pesa il punto interrogativo delle elezioni americane, con la possibile rielezione di Donald Trump. L’incertezza su come gli Stati Uniti gestiranno i rapporti con l’Ucraina e la Russia, qualora Trump tornasse al potere, preoccupa molti analisti, soprattutto per il rischio che l’Ucraina venga abbandonata, cosa che potrebbe portare a un ulteriore indebolimento della posizione occidentale in Europa e nel mondo. Come fare, dunque, per navigare oltre questa “Grande Incertezza?”. Per affrontare le sfide future, è necessario che l’Europa e l’Occidente nel loro complesso abbraccino proprio questa incertezza e lavorino per rafforzare le proprie istituzioni, senza perdere di vista i valori democratici che li hanno guidati fino a oggi. Evitando di “pensare che il mondo andrà sempre meglio”, ed essendo pronti ad affrontare i peggiori scenari, così da avere gli strumenti necessari per mantenere stabilità e sicurezza in un contesto globale in rapida evoluzione.

(Foto presa dal profilo X dell’Istituto Affari Internazionali)

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