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Mediaset è ben salda nelle mani della famiglia Berlusconi. Per ora. E anche Fininvest, la cassaforte degli eredi del defunto ex premier e fondatore del gruppo televisivo, segue passo passo i voleri degli azionisti (oggi Fininvest è divisa tra Pier Silvio e Marina Berlusconi al 7,65% a testa, mentre i figli del secondo matrimonio, Barbara, Eleonora e Luigi, sono invece al 21,42% in tre).

Ma ci sono due incognite, che potrebbero riscrivere, se non ribaltare, l’attuale assetto. E uno dei crocevia è il testamento di Berlusconi, che con ogni probabilità verrà aperto a ridosso della presentazione dei palinsesti autunnali di Mediaset. Primo, come sarà diviso il 61,21% delle azioni Fininvest di Silvio Berlusconi. Nel testamento, infatti, dovrebbe venire definito come sarà suddivisa la quota nelle disponibilità effettiva di Berlusconi, pari al 20%. Mentre il restante 40% andrebbe in automatico ai cinque figli in quote uguali, vale a dire l’8% a testa.

Secondo, il futuro di Mediaset (qui l’intervista al giornalista e saggista, grande esperto di capitalismo familiare, Paolo Bricco), che senza la presenza del suo fondatore, rischia di essere più facile preda di grandi player europei, a cominciare da Vivendi, la media company francese già azionista forte del Biscione (23,2%). Sul primo punto, Fininvest, c’è da mettere agli atti il voto unanime in assemblea da parte di tutti i figli di Berlusconi, eredi dell’impero Fininvest alla riconferma del board, con Marina Berlusconi confermata presidente.

Dunque, segnali di continuità e unità di tutta la famiglia nel solco tracciato dall’imprenditore scomparso lo scorso 12 giugno. E anche il bilancio 2022 della Fininvest, l’ultimo della stagione Berlusconi, è stato approvato in modo compatto da tutti i soci, così come il dividendo che per lo scorso esercizio è stato di 100 milioni, in calo dai 150 dell’anno precedente quando si erano registrati numeri record grazie alla cedola straordinaria pagata da MfE-Mediaset e al ripristino della distribuzione di utili da parte di Banca Mediolanum.

Insomma, al momento la parola d’ordine sembra essere continuità. Ma ecco lo scoglio del testamento. Ambienti ben a conoscenza del dossier fanno notare come il sì dei soci alla riconferma della governance sia nei fatti un evento ordinario, così come il dividendo. Anche alla luce del fatto che una mancata vendita del Monza, il club calcistico acquistato da Berlusconi nell’autunno del 2018 per 2,9 milioni, dovrebbe comportare da parte della holding una garanzia di liquidità per non meno di 50 milioni di euro. Va da sé che la cedola si sia alleggerita.

Sul testamento, fanno notare i medesimi ambienti, la situazione è complessa. Questo perché ci sono due livelli di eredi e dare troppo spazio a Marina e Piersilvio potrebbe creare non pochi malumori nella famiglia. Per la quota di cui Berlusconi aveva diritto di disporre liberamente, il 20% poc’anzi citato, si ipotizza che il Cavaliere abbia fatto una scelta che consenta a chi finora ha governato Fininvest di continuare a farlo. Ma questo potrebbe avere degli effetti indesiderati.

Quanto a Mediaset, per il momento filtra la volontà di mantenere ben saldo il comando del gruppo televisivo. Ma fino a quando? Presto o tardi, viene ancora fatto notare, con qualche partner internazionale bisognerà trattare. Come ha sostenuto lo stesso Bricco da queste colonne, “come sempre accade alla morte dei patriarchi, spesso i figli hanno il bisogno di diventare degli imprenditori normali, con tutte le scelte del caso. Attenzione, non sto dicendo che i Berlusconi vogliono vendere. Ma certamente occorrerà confrontarsi in modo più diretto con il mercato”.

Anche perché verrà meno quella copertura politica garantita finora dallo status del defunto Berlusconi, di ex premier e fondatore e leader indiscusso di uno dei maggiori partiti della seconda Repubblica. “Mi pare ci sia un ottimo rapporto tra Marina e Giorgia Meloni. Marina è sempre stata la figlia più vicina al padre per passione politica. Non mi stupirebbe una comunanza di intenti tra Marina e il premier”.

Mediaset e Fininvest nel segno della continuità. Ma non per sempre

La riconferma del board della holding che controlla Mediaset è un chiaro segno di tenuta della famiglia dentro le aziende fondate da Silvio. Ma il testamento è ancora un’incognita e potrebbe avere degli effetti collaterali. Mediaset presto o tardi dovrà confrontarsi con un possibile partner​

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