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La scure del Golden power si abbatte nuovamente sulle mire cinesi sull’industria italiana. Questa volta i poteri speciali sono stati utilizzati da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, relativamente a Efort Intelligent Equipment, leader nella robotica e legata al governo di Pechino. Con un Dpcm del 10 marzo, infatti, il governo ha imposto alcune prescrizioni sul contratto per la concessione (in licenza non esclusiva) di una libreria software da parte dall’azienda novarese Robox alla società cinese.

A giugno dell’anno scorso il governo presieduto da Mario Draghi era intervenuto esercitando i poteri speciali su un’operazione di trasferimento di tecnologia da Robox a Efort Intelligent Equipment. Con l’opposizione a quell’accordo (riguardante una licenza tecnica per accedere a codici sorgente e file per un controvalore di 1 milione di euro) era stata congelata di fatto l’intera operazione che comprendeva anche l’aumento della partecipazione di Efort Intelligent Equipment dal 40% al 49% (per 2 milioni) in Robox.

Una visura camerale consultata da Formiche.net conferma l’assetto societario con Efort Intelligence Equipment al 40% di Robox. L’azienda novarese ha 38 dipendenti, un fatturato e un utile in forte crescita. Nel 2021 il fatturato è stato pari a 7,27 milioni di euro, in crescita del 28% rispetto all’anno precedente; l’utile, invece, pari a quasi 675.000 euro, con un aumento del 324% sul 2020.

Quanto a Efort Intelligent Equipment, quotata alla borsa tecnologica di Shangai dal 2020, l’anno scorso gli analisti di Datenna avevano effettuato una verifica per Formiche.net. Avevano concluso che “il livello di influenza dello Stato [cinese] è considerato elevato e la produzione di componenti robotici è allineata alle priorità di sviluppo industriale definite nel progetto Made In China 2025”, cioè il programma attraverso con cui Pechino vuole raggiungere il dominio globale nella produzione high-tech. Tuttavia, continuavano gli stessi, “questi rapporti legano l’azienda a varie istituzioni governative più che al Partito comunista cinese”. Negli anni passati Efort Intelligent Equipment ha acquistato altre aziende italiane. Nel 2015 è toccato a CMA Robotics, altra azienda della robotica, con sede a Pavia di Udine. Nel 2016 a O.L.C.I., azienda torinese leader di mercato nello sviluppo, progettazione e realizzazione di sistemi di produzione per il settore automotive, e a Evolut, un’altra azienda della robotica nel Bresciano. Nel 2017 alla neo-costituita W.F.C. Holding, che oggi, come Efort W.F.C. Holding, dirige e coordina O.L.C.I. e CMA Robotics.

Dopo lo stop deciso dal governo Draghi, Lea Montorsi, componente del consiglio di amministrazione di Robox, aveva chiesto al governo una sorta di risarcimento. Il ragionamento era il seguente: l’esecutivo “ha stoppato un’operazione che avrebbe portato occupazione e lavoro in Italia”, ora l’azienda si aspetta che lo stesso “conceda un investimento a fondo perduto analogo a quello che avremmo ricevuto dalla Cina, proprio per favorire l’industria italiana e l’occupazione”. una questione di cui si era già parlato dopo un altro stop deciso dal governo Draghi riguardante un altro affare “cinese”, quello relativo al produttore di semiconduttori Lpe. In uno dei suoi primi provvedimenti, il governo Meloni ha deciso a dicembre (su proposta di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy) di prevedere misure di sostegno alle aziende colpite da veto ai sensi della normativa sui poteri speciali, con l’intervento di Cassa depositi e prestiti e di Invitalia.

Golden power sulle mire cinesi sulla robotica italiana. La mossa di Meloni

Il governo impone prescrizioni sulla concessione di una libreria software da parte dall’azienda novarese Robox a Efort Intelligent Equipment, legata al governo di Pechino e ai suoi piani per il dominio tecnologico. Già il governo Draghi era intervenuto sull’azienda

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