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Negli ultimi anni l’Esercito statunitense ha accelerato lo sviluppo delle armi a energia diretta, e sulla base dei risultati ottenuti ne sta valutando un impiego più ampio anche nel contesto della difesa antimissile. “Le tecnologie per i laser a energia diretta sono ormai piuttosto mature. Dobbiamo solo portarle al traguardo e avviare la produzione su larga scala” ha infatti affermato Keith Krapels, direttore del Technical Center dell’Army Space and Missile Defense Command, intervenendo a un panel dedicato alla prossima generazione di sistemi spaziali e di difesa missilistica. Seppure Krapels non abbia specificato a quale iniziativa queste capacità potrebbero contribuire, il contesto del dibattito fa pensare al programma “Golden Dome” promosso dall’amministrazione Trump (nonostante, o forse proprio perché, il Pentagono abbia vietato ogni riferimento diretto durante il simposio).

Il Technical Center dell’Esercito è responsabile per lo sviluppo delle armi a energia diretta e dei sistemi di guerra elettronica destinati a contrastare l’uso dello spazio da parte di avversari. Finora sono stati testati diversi prototipi, tra cui il Directed Energy Maneuver Short-Range Air Defense (DeM-Shorad). Ma poiché questa configurazione non si è rivelata ottimale per l’impiego operativo da parte dei singoli fanti, il Rapid Capabilities and Critical Technologies Office (Rccto) dell’Us Army sta ora portando avanti il programma “Enduring High Energy Laser”, con l’intenzione di acquisire un nuovo sistema d’arma a partire dal 2026, qualora vengano stanziati i fondi necessari.

Il direttore del Rccto, generale Robert Rasch, ha spiegato che il team dedicato alle armi a energia diretta sta lavorando su un’ampia gamma di soluzioni: dai laser da 10 kW montati su piattaforme palletizzate, ai sistemi da 20-30 kW su veicoli da squadra di fanteria e JLTV, fino ai 50 kW per la difesa a corto raggio e ai laser da 300 kW. In parallelo, sono in sviluppo tecnologie a microonde ad alta potenza. “Abbiamo realizzato prototipi in ognuno di questi ambiti, li abbiamo testati nei nostri poligoni e, su richiesta dei vertici, li abbiamo persino inviati in scenari operativi reali per verificarne le prestazioni sul campo”, sono le parole di Rasch.

Tra le sfide attuali, Krapels ha evidenziato la mancanza di una base industriale solida e di competenze ingegneristiche specifiche per le armi a energia diretta, paragonabili a quelle disponibili per comunicazioni, radio o radar. Più indietro nello sviluppo risultano le armi a microonde ad alta potenza, che però offrono vantaggi potenziali in termini di portata. “È un’area di grande opportunità” ha affermato Krapels, sottolineando come, con le risorse adeguate e una dimostrazione concreta di efficacia, tali tecnologie potrebbero “cambiare le regole del gioco” e rendere obsoleti molti investimenti degli avversari.

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