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“I dettagli contano per davvero”. L’avvertimento all’Europa lanciato da Sam Altman sembrerebbe piuttosto un ultimatum. Nel suo tour mondiale, che ieri lo ha visto di scena a Londra, il Ceo di OpenAI è stato piuttosto esplicito nell’esprimere le sue reticenze contro la regolamentazione tech cui Bruxelles sta pensando. Troppo restrittiva, talmente tanto che se venisse approvata potrebbe ritirare il suo ChatGpt: “Cercheremo di adeguarci, ma se non potremo farlo cesseremo di operare”. Il problema principale risiede nei parametri che dovrebbe partorire l’IA Act a cui le istituzioni dell’Unione europea stanno lavorando.

I dubbi sorti nell’ultimo periodo sul chatbot di OpenAI hanno portato a una maggiore stretta sugli strumenti di Intelligenza Artificiale Generativa, che possono avere effetti negativi importanti. Per tale ragione, in capo alle aziende è stata affidata la responsabilità di ciò che producono, anche se non sono in grado di controllarle totalmente. Nel nuovo codice le società dovranno informare periodicamente le autorità su come hanno addestrato i loro modelli e gli strumenti verranno classificati in base al rischio: ChatGpt, tanto per dirne uno, finirebbe nella fascia dei più pericolosi.

Ad ascoltare Altman, che è intervenuto all’University College londinese di fronte a mille persone, una sovraregolamentazione potrebbe essere controproducente. “Penso sia importante trovare un equilibrio”, ha affermato suggerendo quale strada dovrebbe essere intrapresa. “La risposta giusta è probabilmente qualcosa tra il tradizionale approccio europeo-britannico e quello statunitense. Spero che questa volta riusciremo a farcela tutti insieme”. Il Regno Unito ha infatti preferito suddividere le responsabilità in base agli organi competenti, senza affidare tutto a una sola agenzia. Gli Usa, invece, hanno un metodo dalle maglie larghe e per questo stanno pressando gli alleati europei ad avere più cautela nel redigere le leggi e meno paura delle novità tecnologiche.

Probabilmente il consiglio verrà recepito a metà. Nell’Unione ci sono due pensieri che difficilmente riescono a sposarsi l’un l’altro. Esempi concreti sono la Francia, che vorrebbe vedere un’Europa più digitale, e l’Italia, l’unica a vietare temporaneamente ChatGpt – motivato anche con una tesi valida. Soprattutto, però, è il Commissario per il mercato interno, Thierry Breton, che ha letto nelle parole di Altman una sorta di “minaccia”. “Non ha senso cercare di ricattare le persone sostenendo che, elaborando un quadro chiaro, l’Europa sta ritardando la diffusione dell’IA Generativa. Al contrario, con l’IA Act che ho proposto, intendiamo aiutare le aziende nei loro preparativi”, ha scritto sul suo profilo Twitter.

A chiedere maggior cautela non è tuttavia solo OpenAI. Lo pensa anche Brad Smith, capo di Microsoft, che ha suggerito ai legislatori di ascoltare “quelli di noi che conoscono meglio l’area tecnica” per comprendere “cosa è improbabile che funzioni. Ho 35 anni di esperienza di lavoro con l’Unione europea, la ragione prevarrà”, ha detto mostrandosi sicuro, in quanto “la legislazione è fatta di compromessi”. Specie per un tema “così importante per la futura competitività delle imprese”. A dargli manforte, l’altro collega Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, che ha deciso di non dare all’Ue il suo chatbot Bard.

Quello che chiedono Google e OpenAI, così come anche le altre grandi aziende, è dunque una regolamentazione ragionata, senza pregiudizi nei confronti degli strumenti che verranno sviluppati. Pichai lo ha ribadito a diversi funzionari europei, tra i quali l’italiano Brando Benifei e il rumeno Dragos Tudorache, gli eurodeputati che sono in prima linea per la legge sull’IA, così come allo stesso Breton.

Quella tra mondo dell’IA e delle istituzioni politiche è una partita tesissima, ma non potrebbe essere altrimenti data la posta in palio. In ballo c’è il futuro – e non è un modo di dire – quindi è giusto che ognuno esponga le sue idee e che si ragioni per tutto il tempo necessario, arrivando a una regolamentazione che possa soddisfare entrambe le parti. Per ottenerla, Altman sta compiendo il giro del mondo. Questa settimana ha visitato Spagna, Polonia, Francia e Inghilterra. Quella prima era stato in Lagos e Nigeria, la prossima settimana sarà in Germania. In totale, saranno diciassette le città che visiterà. E dove sottolineerà l’importanza di ogni singolo dettaglio nella regolamentazione tech.

Il giro del mondo di Sam Altman per rassicurare/terrorizzare sull’IA

Il Ceo di OpenAI ieri era a Londra, dopo visitato altre capitali europee e mondiali, per provare a convincere i legislatori sulla buona fede dell’IA Generativa. Un discorso che vale soprattutto per Bruxelles, che ha in mente un piano particolarmente restrittivo. Talmente tanto che la minaccia di Altman è chiara: o si cambia o ChatGpt non sarà più disponibile sul territorio europeo

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