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Mercoledì pomeriggio gli ambasciatori europei si riuniranno per decidere sul decimo pacchetto di sanzioni che martedì è stato ostacolato dall’Ungheria. È un copione ormai visto e rivisto quello che vede il governo di Orban sabotare puntualmente le azioni europee dirette contro la Russia.

Come già raccontato da Formiche.net, il decimo pacchetto di sanzioni aggiunge ai divieti esistenti ban sulle importazioni nell’Ue di gomma, asfalto e bitume (tutti derivati petroliferi) e sulle esportazioni verso la Russia di veicoli pesanti come camion e macchine da costruzione, pompe e materiali edili. Soprattutto include nuovi individui inseriti in lista nera e la richiesta ungherese di rimuovere quattro di queste persone ha bloccato il procedimento.

Inoltre, le sanzioni europee vanno rinnovate ogni sei mesi e il governo magiaro sta ostacolando la proposta – sostenuta da tutti gli altri Paesi – di estendere il periodo a dodici mesi. Insomma, Orban teme di avere meno occasioni per silurare i provvedimenti contro la Russia che, oltretutto, sono anche momenti in cui Budapest può usare questa leva negoziale per ottenere concessioni su altre questioni. Come successo lo scorso anno con i fondi di coesione e pandemici europei congelati a causa delle violazioni dello stato di diritto in Ungheria, che Orban ha saputo abilmente negoziare in cambio della rimozione del veto sugli aiuti a Kiev, tassazione minima sulle multinazionali e altro.

Spesso si parla del fronte occidentale compatto contro le autocrazie o, più nel concreto, dei Paesi che mettono in atto sanzioni contro la Russia e gli altri, come Cina e India. Ma il quotidiano Politico sostiene che a porte chiuse gli ambasciatori parlano di Budapest come il sabotatore di Putin all’interno dell’Unione. E si dicono preoccupati per quando l’Ungheria assumerà la presidenza europea nel 2024. I Paesi più sensibili alla questione sostengono che bisognerebbe sospendere il diritto di voto ungherese.

Per il momento, il ricatto vince. Martedì gli ambasciatori non sono riusciti a raggiungere un compromesso. Sempre Politico riporta che l’Ue era pronta a cedere alle richieste di Orban e a rimuovere le quattro persone dalla lista delle sanzioni, perché se l’Ungheria continuasse a usare il suo veto, tutte le persone già sanzionate dovrebbero essere cancellate dalla lista. L’Europa ha sanzionato più di 1.400 persone a seguito dell’invasione, tra cui oligarchi, membri del parlamento russo, funzionari degli apparati di sicurezza e amministratori dei territori occupati.

I Paesi baltici e la Polonia vorrebbero ora rendere più semplice sanzionare i familiari e le persone vicine agli individui in lista nera. Attualmente la formula recita che l’Unione può congelare beni e imporre divieti di visto a “uomini d’affari che operano in Russia”. I Paesi citati vorrebbero ampliare la definizione per includere “i loro familiari più stretti, o altre persone fisiche che ne beneficiano”. Questo meccanismo potrebbe, ad esempio, applicarsi all’ex moglie di Putin, Lyudmila Ocheretnaya, le cui figlie sono state sanzionate ma lei stessa non è stata inserita in lista.

L’Ungheria, neanche a dirlo, si è opposta all’iniziativa.

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