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Ritrovare coesione tra players (seppur concorrenti) nel Mediterraneo orientale nella consapevolezza che non c’è in gioco solo la fornitura di F-35 e F-16, ma anche l’esigenza tattica di stemperare le tensioni per fare fronte comune dinanzi a due temi come guerra e la sicurezza energetica. Questa la direttrice di marcia che il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, ha imposto alla sua visita nel Mare Nostrum in due Paesi altamente strategici, tra l’altro attesi a breve da importantissime elezioni politiche.

Qui Turchia

Fonti di entrambi i governi hanno spiegato di essere disposti a mettere da parte le ataviche questioni ancora irrisolte, come isole contese, accordo turco-libico, sconfinamenti aerei turchi sui cieli ellenici, clava dei migranti siriani brandita da Erdogan a Evros, e prendersi così una pausa dalle diatribe anche per via dei terremoti che hanno flagellato la Turchia (purtroppo ieri interessata assieme alla Siria da una nuova devastante scossa).

Blinken ha detto di sperare che la pausa offra l’opportunità di tornare alla diplomazia: “È profondamente nel nostro interesse e credo nell’interesse sia della Grecia che della Turchia trovare modi per risolvere le divergenze di lunga data”.

Blinken è arrivato in Turchia domenica dopo la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, atterrando alla base aerea di Incirlik, polo militare altamente strategico. Ha trovato ad accoglierlo il presidente Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli esteri Mevlut Cavousoglu con una richiesta: sganciare il possibile arrivo degli F-16 americani dal placet turco all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Ma ci sono due nodi da sciogliere: in primis, nonostante la Turchia da un lato si dica pronta ad accettare la Finlandia nella Nato, dall’altro accusa ancora i militanti curdi di fare reclutamento e propaganda terroristica in Svezia; in secondo luogo il Congresso Usa ha espresso forti perplessità per bocca del senatore repubblicano Bob Menendez, presidente della Commissione Esteri, preoccupato dall’uso che Erdogan potrebbe farne. Lo stesso senatore ha partecipato alla Conferenza di Monaco assieme a una delegazione congressuale bipartisan di 17 membri guidata dal senatore Lindsey Graham e da Chris Van Hollen, membro della commissione e da tempo dubbioso sulla vendita dei caccia ad Ankara.

Qui Grecia

Terremoto e diplomazia, ancora, è stato il fil rouge della visita ad Atene di Blinken, in cui ha sottolineato ulteriormente la solidità delle relazioni ellino-americane, nate dopo il memorandum firmato dal suo predecessore Mike Pompeo che vale l’utilizzo americano di quattro basi in terra ellenica.

In quest’ottica vanno lette le parole del ministro degli esteri greco, Nikos Dendias, secondo cui la Grecia continuerà ad aiutare la Turchia colpita dal terremoto. “Se attraverso questo contatto il clima migliorerà, questo avrà anche conseguenze politiche. La Grecia, però, non cerca ricompense da parte turca attraverso gli aiuti che offre”. Il cruccio di Atene resta il memorandum turco-libico considerato illegale e affiancato in questo senso da Blinken, secondo cui “la cooperazione Washington-Atene non è mai stata così stretta”. Un passaggio il Segretario di Stato lo ha dedicato al porto di Alexandroupolis, definito un hub strategico chiave “per portare nuove armi di difesa, camion, artiglieria, unità militari in tutta Europa”, ha sottolineato (senza dimenticare il dossier 5G).

Il porto settentrionale, fondamentale per la Nato al fine di muovere uomini e mezzi lungo la dorsale settentrionale della Via Carpatia, dovrebbe essere usato anche per far passare i cavi elettrici sottomarini. Inoltre è legato a doppia mandata al tema sicurezza che coinvolge inevitabilmente il raddoppio della base som di Souda Bay a Creta, già utilizzata per transito/sosta di B-52 al fine di garantire un ombrello di sicurezza e di controllo in tutta la macro area dove la presenza dei giacimenti di gas è un dato oggettivo e geopolitico.

@FDepalo

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