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Emmanuel Macron è intenzionato a portare avanti la transizione ecologica, delineata nei piani che ricadono sotto l’egida del Green Deal europeo, nella maniera migliore possibile – per la Francia. Oggi, in occasione del vertice annuale “Choose France” a Versailles, il presidente francese ha ricevuto oltre duecento leader dell’industria mondiale, tra cui il fondatore di Tesla Elon Musk, per aggiudicarsi un flusso record di investimenti esteri, oltre dieci miliardi secondo le stime dell’Eliseo. Tutto questo dopo aver confermato che ProLogium, un produttore di batterie taiwanese che partecipò al summit del 2022, investirà fino a 5,2 miliardi di euro per costruire una fabbrica nella regione di Dunkerque.

La spinta industriale di Macron è anche un modo di giustificare la sua spinta riformatrice, motivo di critiche feroci e settimane di scioperi in seguito alla sua decisione di innalzare l’età pensionabile. “Abbiamo fatto un insieme di riforme per essere più competitivi, e la riforma delle pensioni, che è così impopolare, ne fa parte”, ha detto venerdì ai lavoratori di una fabbrica di alluminio a Dunkerque. “Se non facciamo tutto questo, non saremo in grado di reindustrializzarci” – un’evoluzione necessaria per consentire alla Francia e agli altri Paesi europei di sfruttare, e non soffrire, la conversione ecologica.

Il piano di Monsieur le Président, dunque, passa dall’attrarre capitali e operazioni delle aziende estere all’assicurarsi che il Paese sia il posto più attraente in cui stabilirsi. Domenica, in un discorso, ha delineato la politica industriale in chiave green in tre punti fondamentali. Primo, ridurre i tempi di autorizzazione per i progetti industriali verdi (dagli attuali 17-18 mesi di media a nove mesi). Secondo, una “pausa normativa”  di cinque anni sulle regole ambientali europee per offrire la coerenza necessaria ad attrarre investimenti, mentre vengono implementate le normative attuali.

Tuttavia, è la terza richiesta di Macron a mostrare quanto l’introduzione dell’Inflation Reduction Act statunitense abbia impattato i Paesi Ue in generale, e la Francia in particolare. Consiste nell’istituzione di crediti d’imposta per gli investimenti greentech (in concorrenza diretta con quelli dell’Ira) e adeguare quello attuale per comprare veicoli elettrici alla loro intensità di emissioni in fase di produzione. Questo evidenzia il tradizionale desiderio di Macron di perseguire l’autonomia strategica differenziandosi dagli Usa – e avvantaggiare la Francia rispetto agli altri Paesi europei rendendola la prima a introdurre questo tipo di regolamentazione in Europa.

Allo stesso tempo, però, l’adeguamento degli sgravi sugli EV proposto da Macron contiene più dottrina statunitense di quanto probabilmente lui stesso non voglia ammettere, perché evidenzia che la risposta al protezionismo Usa richiede una maggiore attenzione verso la politica industriale cinese. In sostanza, rivalutare l’intensità emissiva della produzione di auto elettriche impatterà molto negativamente l’importazione di EV dalla Cina, dove gli standard sono molto più laschi e la produzione molto più economica di conseguenza. E questo implica che probabilmente si alzerà la tensione economica con la Cina una volta che queste politiche saranno implementate.

Quella di Macron è una fuga in avanti rispetto al processo di costruzione della politica industriale verde che ha origine a Bruxelles, abbraccia tutti gli Stati europei e si traduce in misure anti-dumping come la tassa di aggiustamento della CO2 al confine, o Cbam. Secondo i piani, questa misura verrà implementata in tutta l’Ue a partire dal 2026 e solo su alcuni prodotti basilari come acciaio e alluminio per poi allargarsi ad altri generi di consumo. L’inquilino dell’Eliseo, invece, scommette che anticipare alcune di queste misure, nel contesto della sua “cura ricostituente” del sistema-Paese, sarà più vantaggioso a lungo termine – e pone gli altri Stati Ue di fronte al fatto che potrebbero finire per rincorrere una Francia capace di bruciare i tempi della conversione verde e rivalutare le relazioni commerciali con la Cina per costruire anzitempo l’industria del futuro.

(Foto tratta dal profilo Instagram di Macron)

Più competitività, più in fretta, e meno Cina. La ricetta di Macron per l’industria verde

Il presidente francese ha in mente una cura ricostituente per il Paese, che dopo la riforma delle pensioni passa dal bruciare le tappe della conversione industriale verde per aumentare l’attrattività. Rispondendo al protezionismo Usa, ma allineandosi alle posizioni di Washington sul limitare l’esposizione al dumping cinese (prima di tutti gli altri)

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