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In una recente intervista al FoglioLorenzo Guerini ha dichiarato che il Copasir, di cui è presidente, continuerà a svolgere il proprio lavoro di vigilanza sulla misteriosa fuga del cittadino russo Artem Uss dagli arresti domiciliari nella sua abitazione del comune di Basiglio (nei pressi di Milano). Nei giorni scorsi la villa da cui è fuggito è stata “congelata”, insieme ad altri beni societari e depositi bancari del giovane magnate russo, con un decreto del Tesoro firmato dal ministro Giancarlo Giorgetti dopo il parere del Comitato per la sicurezza finanziaria.

Dalla lettura dei giornali si evince che i futuri approfondimenti sulla fuga di Uss affronteranno molteplici aspetti: dai compiti più specifici di sorveglianza giudiziaria (arresti domiciliari e gestione del braccialetto elettronico) alla polizia di prevenzione che le autorità provinciali di pubblica sicurezza applicano abitualmente per tutelare e vigilare i numerosi vip stranieri presenti sul territorio nazionale.

Il caso di Uss mette, tuttavia, in evidenza un altro aspetto rilevante su cui ancora non sono stati accesi i riflettori: la disomogeneità delle sanzioni conseguenti all’invasione militare russa in Ucraina. Nel caso di Uss e/o di altri membri della sua famiglia (quali per esempio il celebre padre Aleksander Uss, vicino a Boris Eltsin e Vladimir Putin) le sanzioni sono state decise e applicate da vari Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda e Australia), ma non dall’Unione europea. A prescindere dalle vicende specifiche della famiglia Uss è auspicabile che le sanzioni tese a colpire le persone fisiche (e le entità giuridiche) che favoriscono le mire imperiali di Putin e dei suoi collaboratori al Cremlino siano decise di concerto tra Stati Uniti e Unione europea. In questo caso adottare approcci diversi (soprattutto nel campo delle importazioni tecnologiche potenzialmente duali di cui è accusato Uss) può mettere in seria difficoltà le forze militari ucraine impegnate a difendere la propria nazione.

Quando di parla di sanzioni la formula (attraente quanto ambivalente) dell’autonomia strategica europea non c’entra assolutamente niente. All’opposto, una piena condivisione di dati e informazioni (e una conseguente convergenza in materia di sanzioni) è un modo concreto ed efficace di difendere le democrazie che sono sotto attacco dalla narrativa russa e cinese e che per ragioni endogene attraversano una fase difficile.

Per il 25 aprile è bene sottolineare due elementi fondamentali. Il primo è ricordare che l’espressione democrazie illiberali è un ossimoro, una contraddizione in termini alla moda, ma del tutto priva di senso. Il secondo motivo è che dopo l’invasione russa in Ucraina che gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno davanti una sfida che possono vincere solo se agiscono uniti. Oggi la priorità è difendere la libertà e la democrazia per cui i partigiani e gli alleati hanno combattuto.

Mio nonno materno Alfonso Varchi, alludendo ai 4.392 militari americani sepolti nel cimitero monumentale dei Falciani, ha scritto: “Vedete quelle bianche croci allineate come battaglioni. Sono insegne dei nostri eroi caduti. Abbiatene cura. Sono un ricordo ed un monito”. Per iI lettori di Formiche che non lo hanno mai visitato è un luogo dove suggerisco di andare non solo per il suo interesse storico, ma perché è un doveroso omaggio ai tanti giovani americani caduti per la nostra liberazione.

Democrazie illiberali? Un ossimoro. Il monito di Mayer per il 25 aprile

Dopo l’invasione russa in Ucraina, gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno davanti una sfida che possono vincere solo se agiscono uniti. Oggi la priorità è difendere la libertà e la democrazia per cui i partigiani e gli alleati hanno combattuto

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