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Nei vecchi libri di strategia si comincia spiegando che chi difende tutto difende niente, chi attacca tutto attacca niente. Da questo principio banale derivano conseguenze varie e altrettanto banali: i nemici meno sono meglio è; i nemici vanno affrontati uno alla volta.

Quindi la domanda, sciocca per la politica italiana – qual è l’obiettivo del governo guidato da Giorgia Meloni? Per lei non abbiamo che pregiudizi positivi, ma tanto più per ciò certe azioni lasciano perplessi.

Il suo governo ha preso di petto la questione degli immigrati, e qui subito si è trovata ad affrontare il grattacapo dei rapporti con la Francia. Ne è nata una prima polemica sull’arrivo in Europa dei migranti.

Quindi la vicenda si è allargata alla Germania, quando giornali di destra hanno sollevato la questione che il Parlamento tedesco finanzia navi di soccorso delle Ong davanti alla Libia.

Allora il Presidente Sergio Mattarella ha cercato di ricucire con la Francia ma altre voci vicine al governo hanno attaccato il presidente per questo.

Giovedì, Stefano Folli sottolineava l’estrema delicatezza istituzionale di un conflitto tra Capo dello Stato e capo del governo, spiegando che l’Italia non può reggerla a lungo. Di più: l’Italia può reggere a lungo una polemica velenosa con Francia e Germania?

Il punto non è chi ha ragione o chi ha torto, e neanche è dismettere con un colpo d’orgoglio il vecchio opportunismo italico “Francia o Alemagna purché se magna”. Il punto è qual è l’obiettivo, fare la guerra alla Francia, alla Germania, ai migranti, a Mattarella? A tutti insieme, tutto in una volta?

Non è il punto se fare la guerra è bene o male, accettiamo che a questo punto occorre essere risoluti e bisogna andare allo scontro, benissimo ma come? Ci vorrebbero per prima cosa più alleati possibili, meno nemici possibili e scegliere un obiettivo alla volta.

Senza di ciò si è sconfitti semplicemente dal caos generato. Ed è possibile che nella stessa maggioranza di Meloni alcuni alleati in difficoltà possano avere interesse al caos, perché dalla confusione loro potrebbero raccogliere più consensi. In teoria la Meloni, al governo con un solido supporto, non ne avrebbe interesse invece.

Allora, vorremmo offrire degli spunti di analisi. La questione dei migranti dalla Libia si pone all’incrocio di tante relazioni complesse con tanti Paesi coinvolti. Da un lato ci sono gli interessi e le agende di Paesi europei, attenti a camminare sul filo di un equilibrio molto precario tra spinte ideali per l’accoglienza e la libertà, e considerazioni pratiche per il limite dei flussi e il bisogno di nuova manodopera dall’estero.

D’altro canto ci sono le pressioni economiche e demografiche dell’Africa mischiate con gli equilibri altrettanto precari delle autorità libiche e dei loro protettori turchi.

In mezzo c’è la questione di ordine pubblico – di provare a limitare gli sbarchi in Italia. L’ordine pubblico è un vaso di coccio talmente fragile tra le potenti spinte internazionali, che altri governi, in altri tempi, hanno pensato quasi di rinunciarvi.

Ora non importa perché sia scoppiata la confusione, il punto è che c’è, che andrebbe riportato l’ordine per andare avanti e che comunque le ferite estere e interne su tanti fronti non saranno facili da rimarginare e ci saranno costi da pagare. Se il governo ignora questi fatti dovrà affrontare problemi prossimi ancora maggiori.

Certo rimane il problema di che fare in concreto per riportare ordine, senza piegarsi alla semplice resa davanti ai tanti interessi concentrici. Qui il governo deve darsi o farsi dare una strategia.

Governo Meloni, senza strategia c'è solo caos. Il punto di Sisci

Non importa perché sia scoppiata la confusione, il punto è che c’è, che andrebbe riportato l’ordine per andare avanti e che comunque le ferite estere e interne su tanti fronti non saranno facili da rimarginare e ci saranno costi da pagare. Se il governo ignora questi fatti dovrà affrontare problemi prossimi ancora maggiori. L’analisi di Francesco Sisci

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