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Le aziende italiane possono offrire un “contributo sostanziale grazie a tecnologie d’eccellenza e competenze ad alto valore aggiunto” alla ricostruzione dell’Ucraina. Lo spiega in questa intervista Barbara Beltrame Giacomello, vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione, che mercoledì ha partecipato alla Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina a Roma.

Che cosa ha portato a casa dalla giornata di mercoledì?

La giornata di mercoledì ha messo in luce la capacità delle nostre imprese e la determinazione con cui intendono lavorare per sostenere in modo concreto la ricostruzione dell’Ucraina. L’industria italiana può contare su tecnologie e su filiere che si adattano perfettamente alle esigenze sia di ricostruzione che di sviluppo economico di quel Paese. I vari panel hanno evidenziato come le nostre imprese possano offrire un contributo sostanziale grazie a tecnologie d’eccellenza e competenze ad alto valore aggiunto. L’idea è quella di puntare su sinergie in un’ottica di lungo periodo, andando oltre la ricostruzione, in una visione di ammodernamento del Paese in linea con gli standard europei, fondamentali ora che l’Ucraina ha ottenuto lo status di candidato all’ingresso nell’Unione europea.

Confindustria è soddisfatta di come si sta muovendo il Sistema Paese in questo specifico ambito?

Il dialogo tra governi e imprese è sempre fondamentale per garantire un progresso e una crescita inclusiva e sostenibile. Nella logica di fare sistema, Confindustria è pronta a lavorare al servizio delle imprese e al fianco delle istituzioni in una missione così delicata quale è appunto la ricostruzione dell’Ucraina. Sono convinta che solo in questa logica, muovendoci in sinergia, riusciremo in questo importante compito. Confindustria è stata la prima confederazione industriale europea a testimoniare direttamente al governo dell’Ucraina e a tutto il popolo ucraino il convinto sostegno alla loro sovranità, indipendenza e libertà, quando il presidente Carlo Bonomi ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky a Kyiv, a giugno del 2022. In quell’occasione è stato anche inaugurato l’ufficio di Confindustria presso la sede dell’ambasciata d’Italia in Ucraina, a ulteriore testimonianza della volontà concreta di lavorare da subito al processo di ricostruzione.

Quali sono state le richieste principali e più urgenti arrivate dall’Ucraina?

Innanzitutto, oggi più che mai, è urgente ripristinare i legami con l’Ucraina. La ricostruzione è il presupposto imprescindibile per costruire un futuro di pace e rinascita, fondato su princìpi di libertà e difesa dell’ordinamento internazionale. Sono emerse già possibili collaborazioni, per esempio nella logistica integrata: un settore in cui si concretizzerà il Dry Port di Horonda, una piattaforma ferroviaria di smistamento verso l’Europa che collegherà l’Ucraina all’interporto Quadrante Europa di Verona. Ma in tanti settori – dalle infrastrutture all’energia, passando per l’agroindustria, la meccanica, la salute, il digitale e la siderurgia – tantissime imprese italiane sono in prima linea, le grandi imprese così come le Pmi. L’industria italiana intende mettere a disposizione dell’Ucraina tutte le proprie capacità produttive e di investimento, perché vuole davvero svolgere un ruolo da protagonista nella ripresa economica. E Confindustria, con tutte le sue articolazioni, non farà mancare un adeguato sostegno.

Che ruolo possono giocare le istituzioni nazionali per le aziende che guardano alla ricostruzione dell’Ucraina?

Il ruolo delle istituzioni è fondamentale per tutti gli aspetti legati all’operatività delle imprese in un mercato ad alto rischio: penso per esempio alla necessità di assicurare condizioni idonee di accesso al capitale e a garanzie assicurative su contratti e forniture, così da migliorare la gestione dei rischi.

E quelle internazionali?

Anche le istituzioni internazionali giocano un ruolo cruciale in vari ambiti, primo tra tutti quello finanziario. Nel caso dell’Ucraina, ai prestiti con rate a lunga scadenza e interessi agevolati, che sono a carico del bilancio Ue e del G7, vanno sommati i programmi d’intervento e assistenza dei singoli Stati membri dell’Unione. A febbraio la Banca mondiale, insieme al governo dell’Ucraina, alla Commissione europea e alle Nazioni Unite, ha elevato a 411 miliardi di dollari la stima della cifra necessaria per la ricostruzione e la ripresa dell’Ucraina, rispetto alla precedente stima di 349 miliardi, fatta a settembre. Data l’enormità della posta in gioco, gli sforzi per la ripresa devono inserirsi in un processo inclusivo multilaterale, che coinvolga sia il settore pubblico che quello privato, nonché le organizzazioni internazionali. E questo è esattamente il percorso sui si è mossa la Conferenza di mercoledì.

Così le aziende italiane aiutano Kyiv. Parla Beltrame Giacomello (Confindustria)

Mercoledì si è tenuta la conferenza bilaterale per la ricostruzione ma l’idea è quella di guardare oltre: “Puntare su sinergie in un’ottica di lungo periodo in una visione di ammodernamento del Paese in linea con gli standard europei”

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