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Secondo Piotr Buras, direttore dell’ufficio di Varsavia dell’Ecfr, “sebbene non vi siano prove di un attacco intenzionale contro la Polonia, il significato dell’incidente non dovrebbe essere sminuito”. In effetti, le due persone morte a Przewodów sono vittime della guerra voluta dalla Russia in Ucraina. Vittime in un Paese della Nato. L’incidente — di questo pare trattarsi, dopo l’esclusione dell’attacco intenzionale russo — era atteso e come sottolinea Buras “potrebbero essercene altre con l’intensificarsi dell’aggressione russa”.

È del tutto evidente che se anche fosse stato un missile della contraerea ucraina a finire il suo tragitto sul territorio polacco — ipotesi data tra le più probabili — senza l’attacco russo la circostanza non si sarebbe verificata. Va aggiunto che la vicenda è accaduta lontanissimo dal fronte dei combattimenti reali, nell’ambito della strategia del terrore con cui la Russia attacca costantemente obiettivi civili ucraini per sfiancare la popolazione (e indebolire la resistenza anche magari innescando un processo popolare per la richiesta di negoziati). Di più: la pioggia di cento missili russi (uno dei più massicci attacchi russi dall’inizio del conflitto) è arrivato in simultanea ad alcuni contatti diplomatici tra Mosca e Washington e sull’onda delle voci di trattative su cui la Russia gioca di comunicazione e strategia, senza intenzione di impegnarsi.

“Le reazioni della Polonia e della Nato a questo incidente sono rassicuranti. Le autorità polacche sono rimaste straordinariamente calme e sono state attente a non formulare accuse affrettate prima di aver chiarito le circostanze dell’incidente. Varsavia ha anche consultato direttamente i suoi alleati, ricevendo immediatamente segnali di solidarietà e sostegno da parte loro”, aggiunge Buras in alcune considerazioni raccolte da Formiche.net quando la vicenda è ancora tiepida.

Colpisce il fatto che dal Cremlino siano arrivati messaggi positivi agli Stati Uniti per la reazione al fatto: “Vale la pena notare la reazione contenuta e molto più professionale della parte americana e del presidente americano”, ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce della presidenza russa.

È probabile che la Polonia faccia scattare l’articolo 4 del Trattato Nato, mentre sembra sempre meno necessario invocare l’articolo 5, ossia si invocherà il principio costituivo dell’alleanza secondo cui “le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. Non è stato un attacco russo, dunque avrebbe senso tirare in ballo la risposta collegiale Nato — che va comunque specificato non comporta alcun automatismo (ossia, la Nato non sarebbe stata necessariamente chiamata a un attacco di risposta contro la Russia anche si fosse trattato di un raid deliberato).

“Non ci sono segni di un’aggressione deliberata della Federazione Russa contro un Paese della Nato. Tuttavia, l’incidente non dovrebbe rimanere senza risposta”, spiega Buras.

Ma di che risposta parliamo, a questo punto? “La risposta dell’Alleanza dovrebbe essere il rafforzamento della difesa aerea in Polonia e in altri Paesi in prima linea, necessaria per limitare il rischio di incidenti simili e di ulteriori vittime in futuro”.

Per il direttore della filiale polacca del think tank paneuropeo, la Nato “farebbe bene a discutere una difesa aerea estesa che possa distruggere i missili russi nello spazio aereo ucraino quando si dirigono verso il confine dell’Alleanza”. Qualcosa che sarebbe una forma di prevenzione per evitare che certo incidenti siano l’innesco di una situazione fuori controllo e conseguente escalation.

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