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Illustre presidente del Consiglio
Illustre ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità,

abbiamo accolto con apertura e adesione il fatto che sia stato aggiunto il termine natalità alla denominazione del dicastero della Famiglia, perché da tempo conosciamo bene il rischio del vero e proprio “trabocchetto” demografico che sta di fronte al nostro Paese, e la gravità della condizione della natalità, vista la progressiva grave diminuzione del numero delle nascite, ben presente alle vostre persone. Fra l’altro, pur sulla base di competenze e approcci diversi, abbiamo da tempo studiato ad esempio il caso francese e come e con quali politiche di sostegno la Francia, che circa trenta anni fa era in una condizione quasi simile alla nostra, abbia potuto incrementare il tasso di natalità tramite adeguate, progressive e mirate politiche di incentivo e di sostegno.

Per fortuna l’Italia dispone di energie intellettuali e competenze che possono contribuire a dare un supporto con attente analisi dei dati e adeguati spunti progettuali allo sforzo che il governo sembra voler far in questa direzione e che con qualche significativo segnale sembra aver già avviato. Noi, invece, vogliamo concentrarci su una piccola apparente fetta della questione natalità, da troppi dimenticata, e purtroppo ben poco conosciuta nella gravità con cui oggi si presenta: la questione della adozione, in particolare di quella internazionale.

Ci sembra infatti che da tempo, e ancor più negli ultimi tempi, i governi e le istituzioni competenti non siano molto concentrate su questo tema. Eppure l’adozione è una delle forme più significative, generose, intensamente vissute da “ coppie a favore della natalità” e potrebbe offrire un piccolo ma quantitativamente significativo contributo al rilancio della natalità. Se guardiamo i dati la questione assume aspetti che potremmo definire tragici.

Già negli anni in cui il numero delle adozioni internazionali stava in qualche modo al picco (più o meno circa 5000 adozioni annuali) ci sembrava un dato misero. Se pensiamo a quanti minori in tanti Paesi africani, sudamericani, dell’ex Unione Sovietica e altri vivono in condizioni tragiche. Oggi siamo di fronte ad un vero e proprio crollo del numero annuale di adozioni internazionali. A questo proposito citiamo alcuni dati pubblicati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (Cai) nei report annuali: se nel 2012 il numero di adozioni internazionali concluse era di 2649, sette anni più tardi scende drasticamente a 969.

Nell’anno successivo, il 2020, il numero di adozioni si ferma a 526 anche a causa dell’emergenza pandemica. Gli effetti della pandemia sono ancora visibili nel 2021 quando il numero di adozioni si arresta a 563. In questo anno per la prima volta si registra un trend positivo: aumenta di 37 unità il numero di adozioni. Quindi numeri ancora più miseri rispetto il periodo precedente la pandemia. Certo, conosciamo l’impegno
della Commissione per le adozioni internazionali, più o meno attento nelle diverse fasi. Crediamo ci sia un problema abbastanza serio che riguarda i procedimenti per l’idoneità all’adozione presso i Tribunali per i minori, che funzionano un po’ a macchia di leopardo, con tempi più o meno lunghi nelle diverse aree del Paese, ma sempre troppo lunghi.

Certo, sappiamo che la Cai tende a sorvegliare le Associazioni (definite Enti) alle quali le famiglie devono ricorrere per i procedimenti di adozioni internazionali. Ma crediamo che sulla base di un determinato input (sempre se lo ritiene un Presidente del Consiglio) indubbiamente coraggioso e determinato, sulla base di una nuova attenzione (speriamo finalmente) del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità che detiene la delega per questo settore di attività e che è presidente della Commissione per le adozioni internazionali, finalmente si farà un po’ più di ordine, e finalmente si potranno attivare forme di accelerazione dei procedimenti, sia per quanto riguarda la fase di concessione della idoneità alla adozione da parte dei Tribunali per i Minorenni, sia per quanto riguarda l’operatività degli Enti-Associazioni per le adozioni internazionali.

E, ancora, sia per un’adeguata formazione da dare ai genitori adottivi relativamente ai problemi che essi dovranno affrontare in ragione dei traumi e dei distacchi che i loro figli adottivi hanno dovuto affrontare quali primari e difficilmente risarcibili rifiuti, abbandoni o deleghe.
In tal senso, una di noi segue da molto tempo, come psicopedagogista e psicoterapeuta, famiglie disfunzionali e non, e ragazzi che vivono in queste famiglie. E, ancora, come esperta e come già Unico Membro italiano della Commissione Onu per i Diritti del Fanciullo ha approfondito la questione. L’altro di noi la ha seguita e la segue come consigliere parlamentare e giurista e come genitore adottivo. Pertanto, entrambi , come firmatari di questa lettera , vorremmo porre alla sua attenzione un caso significativo in materia di adozione.

Molti anni fa, un assessore di una Giunta di centro sinistra a Roma, molto esperta di cani (forse troppo), lanciò una grande campagna per la loro adozione. La campagna ebbe un grande successo. Ora, ci auguriamo che il successo avuto da questa iniziativa, alla quale ci dispiace non siano stati associati anche i gatti, sia finalmente ripetibile anche nel caso dell’adozione dei bambini. Infatti, ai cani e alle famiglie che li amano, va tutto il nostro rispetto ma abbiamo sempre pensato che l’adozione di un bambino/a sia quanto di più umano e doveroso si possa fare, senza nulla togliere all’anima-animale di tanti nostri amorosi e indifesi compagni di viaggio.

Cani, gatti, uccelli, criceti ecc. che siano! Non a caso, proprio in occasione di quella campagna, uno di noi cercò di avviare qualche forma di protesta insieme ad alcune associazioni di genitori adottivi. Poiché più di qualche bimbo adottato, sull’eco di una così eclatante campagna per l’adozione di animali, aveva chiesto ai propri genitori adottivi “Perché non hai adottato un cane, invece di adottare me?”. Speriamo, pertanto, che il nuovo governo, così giustamente attento anche alla denominazione dei ministeri (Istruzione, Merito, Natalità, etc.) assuma una linea ferma e dia indicazioni precise sul valore delle adozioni dei minori e sul fatto che si tratta non soltanto di un nobile intento ma di una necessità.

Anzitutto per i minori e per il sociale. E, poi, per i genitori e per gli animali stessi che tanta devota, fondamentale compagnia riservano sia ai bambini che ai loro genitori, agli anziani, ai diversabili. E, infine, ci auguriamo soprattutto che il nuovo governo ponga un’ attenzione seria , rigorosa e decisamente riformatrice alla questione delle adozioni e a quella dei vari organismi preposti ai procedimenti di adozione.
In questo momento sappiamo che ci sono molte famiglie in attesa per i difficoltosi procedimenti di adozioni in corso e sappiamo, anche, che in vari Paesi è cambiata la tendenza a riflettere ed operare in merito alla “adottabilità” dei bambini.

E, ancora, che ci sono molti Paesi, non solo africani, nei quali bambini in gravi condizioni di fame, disagio, malattia, sarebbero ben felici di avere dei genitori italiani. Non è , pertanto, il caso che della adozione si parli soprattutto in riferimento alla possibilità di adottare dei minori da parte delle “coppie arcobaleno” o per analoghe questioni quali l’inseminazione artificiale o “l’utero in affitto” sulle quali crediamo sia necessario dibattere a lungo mettendo a disposizione dell’attuale Ministro tutte le competenze scientifiche, umanistiche, socio-psicoterapeutiche e pedagogiche acquisite nel tempo.

Crediamo, infatti, che vada rilanciata, anzitutto e soprattutto, la nobiltà della adozione dei “minori già nati” e la generosità, il senso di dedizione e la dovuta formazione che deve caratterizzare l’impegno delle famiglie. Se c’è , allora, una sua indicazione di massima, una sua direttiva di fondo, signor Presidente del Consiglio, siamo certi che il neo-ministro avvierà una istruttoria e una verifica seria e profonda alla luce dei dati che abbiamo evidenziato, per iniziare un progetto che, man mano, superi le strettoie e le tempistiche sia nei Tribunali dei Minori, sia in relazione alla qualità e al funzionamento delle procedure di adozione, sia dando spazio all’ascolto delle testimonianze delle famiglie adottive che costituiscono un generoso e nobile esempio di volontariato e di lotta alla denatalità. Denatalità che può essere combattuta anche con il contributo all’adozione che è, a nostro avviso, più nobile di tante altre pur valide e legittime operatività medico sanitarie relativamente alla possibilità di generare e delle quali, forse, molto si parla. Mentre, al contrario, troppo poco si pone l’attenzione dell’opinione pubblica sulle meritevoli e salvifiche possibilità dell’adozione.

Adozioni e natalità, lettera aperta al governo. Firmata Tivelli e Parsi

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Speriamo che il nuovo esecutivo assuma una linea ferma e dia indicazioni precise sul valore delle adozioni dei minori e sul fatto che si tratta non soltanto di un nobile intento ma di una necessità. La lettera aperta di Maria Rita Parsi, psicopedagogista, psicoterapeuta, scrittrice, già membro al Comitato Onu per i Diritti del Fanciullo e Luigi Tivelli, consigliere parlamentare e giurista, genitore adottivo

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