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La Commissione europea ha deciso di rinviare all’incirca a metà aprile l’entrata in vigore delle misure di risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti. Il commissario al Commercio, Maroš Šefčovič, ha spiegato durante un’audizione al Parlamento europeo che la scelta di “riallineare” i tempi – includendo sia le contromisure già adottate e poi sospese, sia quelle nuove – consente di consultare congiuntamente gli Stati membri e di avere più margine per negoziare una soluzione reciprocamente accettabile.

La modifica dei tempi riguarda una risposta complessiva che interesserà un controvalore di 26 miliardi di euro nelle esportazioni statunitensi. Il rinvio, infatti, permetterà a Bruxelles di tenere in considerazione ulteriori misure tariffarie attese da Washington già a partire dal 2 aprile, garantendo così una risposta più coordinata e flessibile a una situazione definita “fluida e volatile” dal commissario stesso. La decisione arriva dopo le critiche di Irlanda, Italia e Francia sulla gestione delle contromisure europee ai dazi statunitensi, con il presidente statunitense Donald Trump che ha minacciato di imporre un dazio del 200% su tutti i vini, lo champagne e i prodotti alcolici provenienti dall’Unione europea.

Nel frattempo, la questione commerciale non passa inosservata sul fronte politico statunitense. In un’intervista rilasciata a Breitbart, Trump ha aspramente criticato l’atteggiamento europeo, affermando che “l’Unione europea ci tratta in modo terribile” nonostante dovrebbe essere considerata un partner commerciale privilegiato. Trump ha sottolineato come, in certi casi, i partner che teoricamente dovrebbero essere amici si comportino in maniera più severa rispetto ad altri, evidenziando un clima di sfiducia e di rivalità che si riflette nelle politiche economiche.

Sul versante economico, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, ha lanciato un monito sugli effetti potenzialmente dannosi di queste misure. In un intervento alla commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Lagarde ha stimato che l’imposizione di tariffe del 25% sulle importazioni dall’Europa potrebbe ridurre la crescita dell’area dell’euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno. Qualora l’Unione europea dovesse replicare con tariffe aggiuntive sui prodotti statunitensi, il rallentamento potrebbe incrementarsi fino a mezzo punto percentuale, con ripercussioni negative e persistenti sul livello di produzione e una maggiore incertezza sulle prospettive inflazionistiche.

In questo clima di incertezza, l’adozione di una strategia di “riallineamento” temporale appare come un tentativo di Bruxelles di rispondere in maniera ferma ai dazi imposti, pur lasciando spazio al dialogo e alla negoziazione. Resta da vedere se il rinvio a metà aprile e il nuovo approccio negoziale riusciranno a contenere le tensioni e a gettare le basi per una soluzione che possa soddisfare entrambe le parti.

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