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Verona, piazza Bra, sabato 4 febbraio, ore 15: “Il popolo non vuole la vostra guerra”. Presenti: Lorenzo Berti dell’associazione Vento dell’Est (ex Casapound, nel 2021 aveva definito “il 25 aprile lutto nazionale” e “la giornata più squallida dell’anno”), i giornalisti Gloria Callarelli (direttore di Fahrenheit2022 e già candidato di Forza Nuova alle elezioni europee del 2019) ed Eliseo Bertolasi (uno degli “osservatori elettorali” dei referendum-farsa di Vladimir Putin nei territori ucraini annessi unilateralmente a settembre) e il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, ras della Lessinia, eletto consigliere regionale nella Lista Zaia, già inviato dal presidente della Duma a Mosca nel 2019 per parlare di “Fake News e il loro impatto sulle politiche degli Stati”. “Scommettiamo che la mia partecipazione a questo evento provocherà un attacco mediatico nei miei confronti nei prossimi giorni preparato all’estero e consegnato ai media italiani compiacenti?”, scriveva quest’ultimo venerdì su Facebook.

Ma un’inchiesta giornalistica su di lui era stata pubblicata già prima di quel post. Un’inchiesta che inguaierebbe alcuni leghisti veneti assieme a lui. L’ha pubblicata IrpiMedia insieme a Eesti Ekspress (Estonia), Occrp, iStories (Russia) e Profil (Austria). Analizza la campagna di propaganda del think tank russo International Agency for Current Policy (Iacp), diretto da Sargis Mirzakhanian, che dal 2014 al 2017 è stato spesso in contatto con Inal Arnzinba, assistente di Vladislav Surkov, ossia uno dei più influenti consiglieri di Putin dell’epoca. Bersaglio delle attività dell’organizzazione non è stata solo l’Italia, ma anche l’Austria, la Germania, la Bulgaria, la Grecia, Cipro, la Lettonia, la Romania e la Turchia.

Mirzakhanian, fino al 2021, è stato un agente della propaganda russa organizzando viaggi in zone sotto sanzioni, missioni di osservatori internazionali e ha contribuito a scrivere mozioni, si legge. Un leak contenente le email interne di Mirzakhanian dimostra però quanto fosse in contatto sia con politici di primo livello in Russia e con attivisti e politici pro Russia in tutta Europa. “L’uomo di Iacp in Italia” sarebbe stato Valdegamberi, consigliere regionale in Veneto, firmatario di una mozione contro le sanzioni concordata con il gruppo Iacp, scrivono i giornalisti. In un viaggio nella Crimea sotto sanzione, ha ricevuto una proprietà all’Italian Village, resort in costruzione in Crimea.

Ecco cos’è successo nel 2016. Il 19 aprile 2016 circola tra i collaboratori di Mirzakhanian la bozza del testo di una mozione in un file chiamato, in italiano, “risoluzione embargo”. È la bozza della mozione che verrà presentata da Valdegamberi e altri consiglieri leghisti al Consiglio regionale del Veneto il giorno dopo, per essere poi votata il mese successivo. Il testo aveva impegnato il Consiglio regionale veneto a: primo, fare pressioni sul governo nazionale al fine di ottenere “la revisione dei rapporti tra l’Unione europea e la Federazione Russa, evidenziando i danni irreversibili alla nostra economia provocati dalle loro scelte scellerate ed irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale”; secondo, “promuovere la costituzione di un comitato allo scopo di raccogliere le sottoscrizioni al fine di revocare le sanzioni alla Russia”. In più, la mozione chiedeva al governo di Roma di “condannare la politica internazionale dell’Unione europea nei confronti della Crimea, fortemente discriminante ed ingiusta sotto il profilo dei principi del Diritto internazionale, chiedendo di riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum”. Il Comitato si è poi insediato a settembre 2016 ma non ci sono documenti disponibili sul lavoro che avrebbe svolto. Risoluzioni simili sono state adottate anche in Liguria, Toscana e Lombardia. Veneto, Lombardia e Liguria hanno poi fatto un passo indietro istituzionale dopo l’invasione dell’Ucraina, riportava Italia Oggi ad aprile 2022.

“È molto importante per la Russia infiltrarsi in Paesi stranieri a qualunque livello, comprese le amministrazioni locali”, ha commentato Olga Lautman, ricercatrice del Center for European Policy Analysis (Cepa) specializzata in campagne di disinformazione e tecniche di guerra ibrida del Cremlino. “La Russia usa queste risoluzioni per propaganda domestica e per infiltrarsi in amministrazioni locali allo scopo di condizionare l’opinione pubblica e reclutare politici locali”.

L’inchiesta riguarda anche Paolo Tosato, senatore leghista veneto, (sponsor della mozione, “è segnato anche un prezziario: avrebbe ricevuto 20mila euro per proporre la mozione, altri 15mila euro nel caso in cui fosse in grado di farla passare”) e il presidente del Consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti (“ha firmato un accordo di collaborazione con il presidente del Consiglio statale della Crimea, Vladimir Andreyevich Konstantinov”).

Spunta poi il nome di Gianluca Savoini. Infatti, dalle email analizzate è emersa una stretta connessione tra le attività dello Iacp e lo Yalta International Economic Forum: a pagare le spese di viaggio alle varie delegazioni italiane è Granel, conglomerato russo che si occupa di costruzioni di cui è presidente Andrey Nazarov, il quale è anche vice presidente del Forum. Ecco cosa si legge: “Sono tanti gli esponenti di organizzazioni italiane pro Russia che hanno partecipato all’evento dell’aprile del 2017. La più famosa è l’Associazione Lombardia-Russia, una delle tante associazioni regionali, nate con il sostegno di politici, molti dei quali di area leghista, per promuovere attività culturali e imprenditoriali a favore della Russia. Presidente di Lombardia-Russia è Gianluca Savoini, ex capo ufficio stampa di Matteo Salvini e da sempre tra i fedelissimi del leader della Lega. A gennaio 2023 la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a suo carico nell’ambito del caso dell’hotel Metropol”.

L’inchiesta rappresenta un’altra grana per la Lega di Salvini, che il 6 marzo del 2017 ha firmato a Mosca un accordo di cooperazione tra il suo partito e Russia Unita, il partito di Putin. Quell’accordo scadeva il 6 marzo 2022, cioè pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. A ridosso di quella data la Lega aveva due scelte: cancellarlo comunicando la scelta ai vertici del partito di Putin o fare finta di nulla e rinnovare automaticamente il patto. La Lega ha scelto di seguire la seconda strada. Il primo punto dell’accordo recita: “Le parti si consulteranno e si scambieranno informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione russa e nella Repubblica italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco”.

Chi sono i politici italiani nella rete di Mosca. L’inchiesta di IrpiMedia

Al centro dell’indagine giornalistica ci sono Stefano Valdegamberi, Paolo Tosato e Roberto Ciambetti. Imbarazzo per la Lega, Zaia e il Consiglio regionale del Veneto. “La Russia usa queste risoluzioni per propaganda domestica e per infiltrarsi in amministrazioni locali allo scopo di condizionare l’opinione pubblica e reclutare politici locali”, spiega Lautman (Cepa)

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