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Quello che Fabrizio Tatarella espone nel suo ultimo libro è più di un auspicio. Porre le basi, quanto meno idealmente, per un’alleanza strutturale europea tra le famiglie politiche di conservatori e popolari, ormai sempre di più per molti è una necessità. Qualcosa che poggia, come scrive l’autore nel suo La destra italiana in Europa (Giubilei Regnani), su basi storiche abbastanza consolidate. E, dice a Formiche.net Tatarella, “quello di Giorgia Meloni potrebbe diventare il modello politico del futuro, da esportare in Europa”.

Tatarella, per quanto il premier abbia sensibilmente rivisto le posizioni sull’europeismo, storicamente la destra ha assunto una linea piuttosto scettica su Bruxelles. Cosa è cambiato?

Uno dei tratti più evidenti della continuità politica dal Msi ad An sino a Fratelli d’Italia consiste proprio nella determinata convinzione della vocazione europeista dell’Italia. Non esiste nella storia della destra al Parlamento Europeo – sia quando il Msi era nell’irrilevante gruppo dei Non iscritti, privi di qualsiasi forma di agibilità politica nel contesto europeo, sia quando An fondò l’Unione per l’Europa delle Nazioni, o quando confluì nel Partito Popolare Europeo, in seguito alla confluenza del Pdl – un solo intervento dal quale è possibile dedurre posizioni antieuropeiste.

Cosa rappresentano, per Fratelli d’Italia e per Meloni le elezioni Europee di giugno?

Per Giorgia Meloni e la destra italiana potranno rappresentare il vero traguardo di un percorso lungo e difficile che porta alla definitiva legittimazione internazionale. La scelta europeista e filoatlantica del governo Meloni e della destra di Fratelli d’Italia è in perfetta continuità storica con la parte moderata della destra italiana da quando, nel novembre del 1951, il segretario del Msi Augusto De Marsanich annunciò il sostegno del Msi all’adesione italiana al Patto atlantico, una scelta chiaramente dettata in chiave anticomunista e parte integrante di una più vasta strategia di “inserimento nel sistema”.Successivamente anche Alleanza Nazionale, giunta al governo, aveva dato ampie prove di credere nel processo d’integrazione europea e il suo atlantismo non era mai stato messo in discussione.

All’interno del volume lei fa riferimento al “piglio pragmatico” con cui si è mossa Meloni nella sua attività di relazione internazionale. Questo approccio ha cambiato alcuni equilibri?

Nonostante le accuse di fascismo e di rischio isolamento in Europa il presidente Meloni ha agito con piglio pragmatico e ben più moderato del previsto, nulla di paragonabile al governo Conte i (2018–2019) formato da Lega e Movimento 5 Stelle, costantemente all’attacco delle istituzioni e regole europee. Proprio questo pragmatismo può essere utile in prospettiva di auspicabili cambiamenti in seno al Parlamento europeo dove il Ppe e l’Ecr sono fronti opposti, il primo nella maggioranza “Ursula” e il secondo all’opposizione.

Nell’ipotesi di un’aggregazione tra Ppe ed Ecr bisogna tenere in debita considerazione il “peso” del gruppo socialista. 

Nella prossima legislatura Ppe e S&D competono per essere prima forza in Parlamento, con i conservatori che possono ambire a diventare il terzo gruppo parlamentare e giocare una partita fondamentale per i nuovi equilibri nel futuro Parlamento europeo. Su molti temi conservatori e popolari già in questa legislatura europea che volge al termine hanno votato nello stesso modo. Con tutta probabilità, le elezioni del 2024 segneranno la fine di un ciclo che vede alleati socialisti e popolari.

In premessa ha parlato di “modello da esportare” riferito a quello costruito dal premier e dai partner di coalizione. In che modo?

L’appuntamento politico più importante dell’anno rappresenta un’opportunità storica per Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia per rovesciare l’attuale maggioranza e costruire un centrodestra europeo insieme ai popolari, il gruppo fortemente europeista che su alcuni temi cruciali(Green Deal, immigrazione) sembra virare decisamente a destra. Quello di Meloni potrebbe diventare il modello politico del futuro: esportarlo in Europa, nella prospettiva di un’avanzata del centrodestra conservatore, popolare e liberale alternativo alla sinistra potrebbe avviare quel cambio di equilibri e di rotta che l’Europa aspetta da tempo.

In qualche modo, in queste parole, riecheggiano alcuni messaggi cari a Pinuccio Tatarella. 

È così. Pinuccio Tatarella, che nel 1994, portò, per la prima volta, la destra al governo dell’Italia, già nel 1998 ebbe a dire che “in Europa come in Italia c’era bisogno, per governare Maastricht, di un centro collegato alla destra democratica e modernizzatrice”. Meloni ci può riuscire.

Conservatori e popolari, l'alleanza possibile. Perché Meloni può farcela secondo Tatarella

La scelta europeista e filoatlantica del governo Meloni e della destra di Fratelli d’Italia è in perfetta continuità storica con la parte moderata della destra italiana. L’appuntamento politico più importante dell’anno rappresenta un’opportunità storica per Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia per rovesciare l’attuale maggioranza e costruire un centrodestra europeo insieme ai popolari. Il libro di Fabrizio Tatarella

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