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E alla fine, price cap sarà. L’Unione Europea ha trovato un accordo sul tetto al prezzo del metano. Una scelta tutta politica e che porta un doppio segno, quello di Mario Draghi, ispiratore della prima ora di una delle misure più temute dalla Russia di Vladimir Putin, e quello di Giorgia Meloni. Il premier, non è certo un mistero, si è fatto carico della battaglia di Draghi, più volte battendo i pugni sul tavolo e sollecitando Bruxelles a trovare una convergenza sul price cap. Ma, attenzione, non a tutti i costi bensì con un compromesso in grado di fare realmente del male al Cremlino.

ANATOMIA DI UN TETTO (AL GAS)

Ora, come funziona il price cap? Il Consiglio europeo dell’Energia ha fissato un tetto al prezzo pari a 180 euro per megawattora. Si dovrà superare per 3 giorni consecutivi tale soglia per farlo scattare. Mentre la differenza di prezzo con il Gnl dovrà essere superiore a 35 euro. Tre condizioni che rendono il meccanismo complicato da implementare. Ma che non hanno permesso di trovare una (quasi) unanimità: l’Ungheria ha votato contro, Olanda e Austria si sono astenute. Ma secondo gli esperti c’è un buco nero, anzi due: l’applicazione non sarà facile, i mercati non lo accetteranno. Mentre di veri effetti sul prezzo non se ne vedranno, se non in prospettiva. E soprattutto, le bollette non diminuiranno, si prevede un nuovo aumento già a gennaio 2023. Con la prospettiva che soltanto un taglio dei consumi potrà aiutare a calmierare i prezzi e a cancellare la dipendenza dalla Russia.

Il meccanismo scatta, come detto, a 180 euro al megawattora, ma con una seconda condizione. Per la sua attivazione si prevede che lo spread tra il prezzo del gas sull’indice di riferimento Ttf di Amsterdam e il prezzo medio sugli altri mercati globali superi i 35 euro per tre giorni lavorativi di fila. Per questo si parla di limite di offerta dinamica fissata a 145 euro. Se il prezzo di riferimento del Gnl è inferiore a questa soglia, il tetto rimarrà alla somma di 145 euro e 35 euro, ovvero 180 euro a megawattora.

L’IMPRONTA DEL GOVERNO (ITALIANO)

A conti fatti, l’accordo in seno all’Ue è più politico che altro. Ma tanto basta a consentire all’Italia di rivendicarnee una quota non banale. Al punto che secondo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, siamo dinnanzi a “a un primo passo per una soluzione che ci permetta di calmierare il prezzo delle bollette. C’è una soddisfazione particolare per l’Italia, che è stato il Paese che più ha sostenuto la necessità che l’Ue si accordasse per fermare questa esplosione speculativa. La reazione della Russia dimostra che questo tetto ha un effetto”.

Decisamente scettico, invece,  il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Per il quale, il price cap del metano a 180 euro al megawattora “sarà difficilissimo da applicare. Rischiamo di andare in contenzioso con i fornitori. Nei contratti si legge che il prezzo del gas è legato alla quotazione del Ttf, non si parla di price cap”. Questo è l’aspetto pratico. Ma quello politico, almeno, è salvo.

L'Europa, il price cap e quell'impronta italiana. Come funziona il tetto al gas

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