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Per secoli le donne sono state oggetto di rappresentazione e quasi mai soggetto. Le esposizioni, collettive e individuali, dedicate alla riscoperta di donne artiste sono, tuttavia, sempre più numerose.

Una mostra, a Roma, dà voce a cinquantasei pittrici, note, ignorate o dimenticate, attraverso circa centotrenta dipinti provenienti dai Musei civici della Sovrintendenza capitolina e da musei e collezioni nazionali ed internazionali. Alcuni mai esposti prima.

Mai tante donne insieme. Per uscire dal silenzio di una storia che ha negato il loro valore anche nell’arte, svelando vicende professionali e biografiche di figure, non solo celebri, presenti a Roma nell’era moderna.

Aurora di Artemisia Gentileschi

È il racconto inedito di “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo” della mostra, visibile fino al 23 marzo, promossa dall’Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

“Roma città delle arti, pittrice essa stessa”, come affermano le curatrici Ilaria Miarelli Mariani, direttrice dei Musei Civici, e Raffaella Morselli, docente di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi “La Sapienza”, con la collaborazione al progetto di Ilaria Arcangeli dell’Università di Chieti “Gabriele D’Annunzio” e organizzazione di Zètema.

Roma luogo prediletto della creatività femminile per pittrici relegate, fino all’Ottocento, nei generi “minori”. Natura morta, miniatura, ritrattistica. Protagoniste di una produzione, spesso, attribuita a maestri e familiari e che ha lasciato un significativo segno nella storia dell’arte italiana.

La Capitale è il palcoscenico cosmopolita capace di attirare artiste italiane e straniere e di introdurle, per la prima volta in Europa, nelle accademie di San Luca, dell’Arcadia e dei Virtuosi, quando le varie scuole pittoriche d’Italia cercano di rivendicare la loro autonomia rispetto all’egemonia fiorentina.

Attraverso una storia documentata da fonti, diari e corrispondenze, ritratti e autoritratti che attraversa quattro secoli, dal Risorgimento all’Unità d’Italia, “Roma pittrice” testimonia la determinazione e il talento delle donne capaci di immaginare orizzonti senza confini, legando il proprio destino a quello dell’arte. Annullando pregiudizi e stereotipi, hanno promosso, in un ambiente tradizionalmente maschile, un’emancipazione personale e sociale.

Nell’elegante allestimento della mostra romana, si incontrano artiste accomunate da straordinaria abilità pittorica sottraendo a secoli di oblio le loro opere, alcune provenienti da depositi. In una prospettiva che, recuperando la memoria, guarda ai mutamenti della società in una lettura non solo femminile.

È il pittore Pietro Paolini ad accogliere il pubblico con un dipinto del XVII secolo che ritrae un’artista, sinora sconosciuta, tra pennelli e colori, cavalletto e tela e un vaso di fiori. Il suo sguardo orgoglioso interroga su un mondo ancora da scoprire.

Le porte dell’esposizione si aprono, poi, partendo dalle figure più note. Lavinia Fontana, considerata nella storia occidentale prima donna artista professionista, mentre il marito, pittore e suo agente, firmava i contratti per lei. Ritrattista privilegiata da Paolo V Borghese e prima donna a dipingere una pala d’altare, ritrae immagini di donne in famiglia simbolo dei valori delle nobili di fine Cinquecento. Presenti in mostra, per la prima volta, due autoritratti, su rame e su tela, tra i tanti capolavori, entrambi firmati e datati dalla pittrice, preziose testimonianze del suo talento.

Proseguendo con Artemisia Gentileschi, formatasi a Roma con il padre Orazio, secondo una prassi al tempo inconsueta, straordinaria autrice di “Cleopatra”, “Aurora” e “Giuditta e la serva con la testa di Oloferne”, ma anche prima donna a denunciare uno stupro subìto.

In mostra, le meno conosciute Giustiniana Guidotti, con l’unico dipinto sinora noto grazie alla sua firma apposta (“Allegoria della poesia e della musica”), le ritrattiste Ida Botti e Amalia De Angelis e molte altre. Impossibile citarle tutte.

Il percorso cronologico e tematico porta alla luce opere come le vedute romane di Maria Felice Tibaldi Subleyras, seconda donna ammessa all’Accademia di San Luca e le incisioni di Laura Piranesi. E, ancora, i dipinti di Angelika Kaufmann, pittrice internazionale il cui atelier romano è luogo di incontro per intellettuali, di Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler, Claudia Del Bufalo. Mentre per Emma Gaggiotti, patriota risorgimentale e musicista, che in un ritratto fotografico si firma “pittrice e patriota”, la mostra espone per la prima volta “Ritratto di famiglia”, oltre “Venere degli Uffizi” e “Sacra Famiglia”.

Nelle ultime tre sale, il percorso continua tra temi religiosi e storici, ritrattistica, paesaggio e natura morta.

Ogni opera della rassegna romana cattura oltre l’immaginario, nella splendida sede nobiliare di Palazzo Braschi. Ogni dipinto riflette il cambiamento della società nella presenza di cantanti, attrici, salonnière ritratte in iconiche immagini.

Affascinano anche le nature morte di Anna Stanchi e Laura Bernasconi e le miniature di piante, frutti, fiori e animali di Giovanna Garzoni, mentre i dipinti di Erminia De Sanctis e Virginia Barlocci costituiscono una novità espositiva per il XIX secolo, quando le artiste si cimentano in tutti i generi pittorici con maggiore versatilità ed il legame con l’Arcadia, prima Accademia letteraria d’Europa, è sempre più profondo.

Le pittrici svelano, ormai, con fierezza piena autonomia, nei propri atelier e non dietro nome e volto di maestri, mariti, padri o fratelli. Amalia De Angelis si ritrae ricevendo un premio, prima partecipante donna, ad un concorso dell’Accademia di San Luca e Louise Seidler dipinge, sullo sfondo del Colosseo, l’amica Fanny Caspers nel “Porträt der Freundschaft”.

“Ultimi Sorrisi d’Autunno” chiude la mostra romana. Raffaele Faccioli è insieme alla moglie Giulia Rizzoli, anch’essa pittrice, mentre entrambi si dedicano alla pittura di un paesaggio.

È la conquista di uno spazio per il riconoscimento femminile, in un legame professionale e personale. La bellezza dell’arte salva e risveglia la coscienza critica della società. In un drammatico periodo segnato da incertezze, lo è ancor più.

Roma pittrice. A Palazzo Braschi le artiste si raccontano

Roma luogo prediletto della creatività femminile per pittrici relegate, fino all’Ottocento, nei generi “minori”. Natura morta, miniatura, ritrattistica. Protagoniste di una produzione, spesso, attribuita a maestri e familiari e che ha lasciato un significativo segno nella storia dell’arte italiana. Ecco la mostra “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo”

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