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La Cina resta in ginocchio per il Covid-19. Almeno 30 regioni hanno ricevuto l’ordine dal governo di Pechino di restare in lockdown totale o parziale. Una delle città più colpite da questo nuovo confinamento è Yining, nella provincia di Xinjiang, nota per gli abusi contro le minoranze etniche confermate recentemente dal report delle Nazioni Unite.

A Yining è stato ampiamente diffuso un documento condiviso online con oltre 300 richieste urgenti. I residenti si lamentano di non avere più cibo, medicine né articoli essenziali come ad esempio gli assorbenti femminili. “Sono passati 15 giorni, siamo senza farina, riso, uova. Da giorni abbiamo finito il latte per i bambini”, ha detto un residente della zona occidentale dello Xinjiang ripreso dalla Bbc.

“Ho finito i soldi per comprare provviste – ha aggiunto un altro -. Mia moglie è incinta e abbiamo due figli. Stiamo finendo la benzina. Mia moglie ha bisogno di un controllo medico”. Un post diffuso in rete mostrava un video di un uomo uiguro che, sopraffatto dall’emozione, diceva che i suoi tre figli non mangiavano da tre giorni.

Nella provincia di Guizhou, le autorità hanno bloccato senza preavviso un’area della capitale provinciale Guiyang, confinando mezzo milione di persone. Gli ascensori di molti palazzi sono stati chiusi per impedire agli inquilini di andare via. Su Weibo un utente ha spiegato che non possono “comprare cose online perché non consegnano e i supermercati sono chiusi. Il governo ci tratta come animali o vuole solo che moriamo?”.

Il governo cinese sta aumentando le pressioni per contenere la diffusione del virus in vista del Congresso del Partito Comunista ad ottobre. In tutto il Paese sono stati registrati soltanto 949 casi, ma le autorità hanno imposto test molecolari di massa ogni settimana, anche nelle province dove non si sono verificati contagi.

Nei parchi, negozi, centri commerciali e in altri spazi pubblici sarà richiesto un test Pcr negativo fatto entro 72 ore per potere accedere. Anche i passeggeri di aerei, treni, autobus e traghetti interprovinciali dovranno esibire un test Pcr con esito negativo ottenuto 48 ore prima della partenza, con la possibilità di accettare la somministrazione di un altro test dopo l’arrivo. Nelle strade di Pechino e Shanghai ci sono migliaia di postazioni per i test gratuiti.

Inoltre, la Commissione sanitaria nazionale ha annunciato che sono state rafforzate le restrizioni alla mobilità interna, dal 10 settembre fino alla fine di ottobre, per minimizzare la trasmissione del Covid. Le autorità hanno chiesto il rinvio di mostre, manifestazioni e altri eventi fino alla fine di ottobre.

Mercoledì, l’esecutivo cinese ha spiegato che la strategia dello zero Covid “è la più economica e scientifica” perché “identifica velocemente nuovi contagi e contiene la propagazione al costo più basso e più veloce”.

Su Weibo, un utente ha ironizzato: “È meglio che confinarci tutti in casa tutti i giorni, così non avremo contatti con nessuno. Non ci capisco niente, perché fare prove Pcr in posti dove non ci sono casi?”.

Lo Xinjiang flagellato anche dal Covid. Le ultime misure di Pechino

Il governo cinese ha annunciato nuove misure contro la diffusione del virus, tra cui il lockdown della città Yining nella regione nota per gli abusi contro i diritti umani. Test di massa Pcr in posti dove non ci sono casi positivi e rinvio di eventi pubblici. Il motivo? Il Congresso del Partito Comunista ad ottobre

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