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Alla fine, Elon Musk si è deciso una volta per tutte e dovrebbe comprare Twitter pagando la cifra iniziale di 44 miliardi di dollari presentata ad aprile. Conoscendo il personaggio, e guardando agli ultimi mesi, il condizionale è d’obbligo, ma a quanto pare il miliardario si è convinto. Sborserà 54,20 dollari per ogni azione del social media e, come a twittato ieri sera, l’acquisto “è un acceleratore per creare X, l’app di tutto”, ovvero la holding creata dall’imprenditore sudafricano proprio per procedere all’operazione. Non appena è trapelata la notizia, le azioni della piattaforma sono aumentate del 12%. Successivamente sono state interrotte le trattazioni ma, una volta ripartite, Twitter ha chiuso con un +22%.

Molto trambusto c’è stato ovviamente anche dentro l’azienda. Mentre Musk annunciava il suo ennesimo dietrofront, i dipendenti erano riuniti per discutere i piani per l’anno prossimo e, come racconta il New York Times, si sono iniziati a scambiare messaggi su Slack sulle possibili implicazioni. C’è chi immaginava un crollo del valore della società, chi proprio non si spiegava come quest’ultima potesse finire nelle mani di un “deficiente” e chi, invece, si interrogava sui possibili scenari nel caso in cui l’offerta venisse rifiutata. Che, tuttavia, non sono ancora chiari, visto che il Board di Twitter deve ancora dare una risposta. “Continuerò a tenervi aggiornati su aggiornamenti significativi ma, nel frattempo, grazie per la vostra pazienza mentre lavoriamo su questo lato legale”, ha scritto Sean Edgett, consigliere generale dell’azienda, in una mail per rassicurare i dipendenti.

C’era, inoltre, chi ha scherzato sulla situazione del ceo Parag Agrawal, che è rimasto in silenzio mentre Musk strillava ai quattro venti ogni idea gli passasse per la mente. Ora, se il proprietario di Space-X dovesse subentrare al suo posto, riceverebbe anche 42 miliardi di dollari per via del suo licenziamento. “Congratulazione, Parag”, ha scritto un suo dipendente in un post. “Hai superato Musk, ne sei uscito illeso e sei diventato più ricco di milioni di dollari. Hai meno di quarant’anni, hai i soldi e la tua reputazione è in gran parte intatta. Hai appena vinto nella vita. Devo rispettarlo. E [mi rivolgo] a chiunque altro: non odiare il giocatore. Odia il gioco”.

Una battaglia legale è proprio quello che dovrebbe essere scongiurato con questo nuovo passo in avanti. La spavalderia con cui Musk aveva avanzato la prima offerta aveva spiazzato un po’ tutti, sia per come avrebbe pagato quella cifra, in contanti, sia per il modo in cui l’avrebbe racimolata, con prestiti e finanziamenti esterni. Nonostante sia l’uomo più ricco del mondo – o, comunque, rientri in una cerchia a dir poco ristrettissima – Musk non dispone di tutto quel cash liquido. Ha dovuto vendere 8,5 milioni di dollari in azioni Tesla, poi ha messo insieme altri 7 miliardi di dollari grazie a diversi investitori, tra cui Andreessen Horowitz e Larry Ellison e, infine, ad agosto ha vendute altre 7 milioni di azioni della sua società di auto elettriche.

Quello legato al prezzo sembrava il punto dolente dell’intera operazione, che Musk ha minacciato di far saltare più volte con richieste che, in realtà, assomigliavano più a qualche escamotage per sfilarsi dalla trattativa. Come quella sul desiderio di conoscere il numero esatto degli account falsi presenti sulla piattaforma. “Sono circa il 5%”, gli avevano risposto da Twitter ammettendo un margine di errore, mal tollerato da Musk. Così, di fronte allo sbandieramento di un possibile passo indietro del tycoon, il Board ha deciso di portarlo in tribunale, nel Delaware.

Nell’accordo preliminare, infatti, vigeva una regola che impediva a una delle due parti di sfilarsi dalla trattativa senza giustificazioni plausibili, a meno che non si volesse pagare la cifra di un miliardo. Visto il rallentamento dell’intero settore, c’era il sentore che Musk potesse preferire tirare fuori questa cifra, per poi tornare fra qualche mese con un’offerta più bassa di quella presentata ad aprile. E invece ha sorpreso di nuovo tutti.

Uno dei motivi principali, secondo Bloomberg, è che Musk avrebbe con molta probabilità perso la causa in tribunale. Le cose, infatti, non stavano andando affatto bene. La chancellor (giudice nelle corti del Delaware) Katgaleen St. J. McCormick si sarebbe infatti schierata con Twitter nelle sentenze preliminari, mentre il team legale di Musk stava riscontrando diverse difficoltà nel provare le responsabilità della società sulla mancata comunicazione dei dati reali sui bot. Insomma, non è possibile dire con certezza che l’informazione fosse vitale per procedere alla firma sull’accordo.

L’altro motivo è invece più un ragionamento spassionato espresso da Casey Newton su Platformer. Essendo stata una settimana molto difficile per Musk, che lo ha visto anche litigare con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per l’accordo di pace presentato dall’imprenditore che sarebbe andato a sfavore di Kiev, comprarsi Twitter può essere un buon modo per far cessare queste chiacchiere e farne iniziare di nuove, più positive sul suo conto. A meno che non decida per un ulteriore cambio di programma, non proprio da escludere visto l’attore protagonista di questa storia infinita vicina alla chiusura, forse.

Infine, Musk sarebbe stato costretto a testimoniare sotto giuramento, aprendo un vaso di Pandora su vari dossier: i rapporti con Trump, il perché dei suoi tweet sulla Russia, le sue mosse tra Tesla, SpaceX e il social network. Visti i messaggi già rivelati nella fase di discovery, un personaggio del genere costretto a dire “tutta la verità, nient’altro che la verità” avrebbe provocato sfracelli (a tutte le aziende coinvolte) che forse valgono anche più di 44 miliardi.

Musk compra Twitter perché in tribunale avrebbe perso (e altri due motivi)

L’imprenditore sudafricano, dopo mesi di tira e molla, torna all’offerta iniziale e si decide a rilevare la società. Finisce così una storia infinita ma, conoscendo il personaggio, potrebbe non essere l’ultimo capitolo. O forse sì, visto che le conseguenze di una causa legale in Delaware potrebbero essere ben peggiori

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