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In una lettera scritta in occasione dell’annuale galà del National Committee on US-China Relations, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che “il mondo di oggi non è né pacifico né tranquillo. (…) Come potenze di primo piano, il rafforzamento della cooperazione e della comunicazione tra la Cina e gli Stati Uniti aiuterà a migliorare la stabilità globale, e a promuovere un mondo di pace e sviluppo”. Ha poi aggiunto che Pechino intende “lavorare con gli Stati Uniti verso il rispetto reciproco, la coesistenza pacifica (…) e per trovare modi di andare d’accordo nella nuova era. (La cooperazione) andrà a beneficio non solo dei due Paesi, ma di tutto il mondo”.

Il messaggio sembra cercare una distensione in uno scenario globale pervaso da tensioni geopolitiche di ogni genere, con la spesa militare che tocca i massimi storici dell’umanità e l’ingresso nel dibattito pubblico dell’uso delle armi nucleari. Poche settimane fa l’amministrazione Biden aveva affermato che la Repubblica Popolare è l’unico competitor che possieda “sia l’intenzione di riformare l’ordine internazionale, sia le capacità economiche, diplomatiche, militari e tecnologiche per farlo”.

D’altro canto mercoledì il presidente Biden ha incontrato i suoi funzionari della Difesa e ha detto loro che gli Stati Uniti non stanno cercando un conflitto con la Cina e che il presidente Xi è consapevole della cosa. Sempre Biden ha affermato di avere avuto contatti con Xi più che con qualunque altro leader da  quando è diventato vice-presidente e che Washington “gestirà responsabilmente l’intensa competizione con la Cina”, mantenendo però attive le coalizioni nell’Indo-Pacifico per “un mondo libero”. “Dobbiamo mantenere il nostro vantaggio militare. Ma vogliamo che sia chiaro che non cerchiamo lo scontro” ha concluso.

Questo scambio di toni conciliatori stride con i roboanti annunci provenienti dal Congresso del Partito Comunista, dal quale Xi Jinping è appena uscito forte di uno storico risultato che gli assicura un terzo mandato. In quella cornice il presidente cinese è stato chiarissimo: la Repubblica Popolare ha il diritto di prendersi Taiwan con i mezzi che riterrà necessari. Mentre dall’altra parte dell’Oceano Washington sta approvando le restrizioni all’accesso dei chips più dure mai viste.

Ciononostante, i due pesi massimi della geopolitica mondiale non vogliono scontrarsi definitivamente. Gli sforzi per mantenere legami attivi arrivano anche dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale americano che, tramite il portavoce John Kirby, ha fatto sapere che l’amministrazione “manterrà i canali di comunicazione aperti, incluso al livello dei vertici”. Un riferimento a un potenziale bilaterale tra i leader cinese e statunitense a margine del G20 di Bali che si terrà il 15 e 16 novembre 2022 anche se, interpellata sulla questione, la portavoce del Ministero degli Esteri cinese non ha voluto commentare.

Xi Jinping invita alla "coesistenza pacifica" tra Cina e Stati Uniti

Nonostante il nodo di Taiwan e la scatenata competizione per la supremazia tecnologica, Washington e Pechino non vogliono lo scontro diretto. Il Presidente cinese si è rivolto all’annuale meeting sulle relazioni tra Cina e Stati Uniti con una lettera dal tono conciliatorio

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