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L’Italia si è destata con il tricolore che avvolge Giorgia Meloni e con i collegi intinti nel blu. Le regioni riportate sulle cartine dello Stivale sono il bottino di una coalizione che ha staccato e vinto la corsa contro il bus elettrico di Enrico Letta. Ovviamente, al coro di encomi non potevano mancare le note di plauso degli alleati polacchi che rafforzano l’esultanza di Santiago Abascal (Vox), del consigliere politico del premier ungherese, Balazs Orban, e dell’eurodeputato Jordan Bardella di Rassemblement National. E in questa pioggia di applausi scroscianti, Mateusz Morawiecki è in pole position. “Grande vittoria” riporta il premier di “Diritto e Giustizia” sul proprio profilo Twitter, con tanto di bicipite teso e le bandiere di Polonia e Italia più vicine che mai. Lo stesso Morawiecki che giovedì ha reagito con sdegno alle parole pronunciate da Ursula von der Leyen durante un dibattito all’Università di Princeton in merito alle elezioni italiane.

“Vedremo l’esito del voto in Italia. Ci sono state anche le elezioni in Svezia. Se le cose vanno in una direzione difficile, abbiamo gli strumenti, come nel caso di Polonia e Ungheria” ha assicurato la Presidente della Commissione Europea. Ma se da una parte, una dichiarazione di questo tipo rincuora le forze progressiste del Vecchio continente, dall’altra sembra servire sul piatto d’argento al tavolo dei sovranisti la prova delle interferenze dell’Ue sulla politica interna degli Stati Membri.

“Sono stato e sono un sostenitore della nostra presenza nell’Unione Europea. E c’è speranza che l’Ue inizi a cambiare; oggi è il giorno di tale speranza. Spero che al termine della serata riceveremo dei buoni risultati elettorali dall’Italia” auspica Jarosław Kaczyński la notte del voto. Lui sa perfettamente cosa significhi mantenere il controllo sull’elettorato mentre la stampa estera spara a zero contro il partito che ha sfidato le istituzioni di Bruxelles, responsabili nell’aver saldato i valori dello stato di diritto al blocco dei fondi europei. Ai sorrisi soddisfatti del duo Kaczyński-Morawiecki si unisce l’ex primo ministro Beata Szydło, attuale eurodeputato del PiS: “Sono lieto che il partito del gruppo ECR (European Conservatives and Reformists) si stia assumendo la responsabilità di guidare un grande paese europeo”.

Anche il viceministro degli Affari esteri Paweł Jabłoński si fa sentire, bollando il trionfo di Giorgia Meloni come “una vittoria storica che ha condotto la prima donna alla presidenza del Consiglio d’Italia”.

E ancora, Marcin Warchoł, viceministro della Giustizia, esulta associando l’affermazione schiacciante di FdI alla vittoria dell’intero sistema democratico. Michał Wójcik, membro della cancelleria del Primo Ministro, invece, decide di entrare a gamba tesa sbarazzandosi delle buone maniere private e delle ‘smancerie istituzionali’.

“Il rappresentante della von der Leyen e delle forze antidemocratiche nell’UE ha subito una grave sconfitta” gioisce Wójcik “la destra vince le elezioni in Italia! Il governo dei manipolatori e dei pazzi della Commissione Europea sta lentamente volgendo al termine”.

Ma, ecco sopraggiungere anche le voci discordanti dai banchi dell’opposizione. Agnieszka Pomaska, deputata di Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska) ​​prende amaramente atto che “le elezioni in Italia sono vinte da una coalizione di destra con la candidata postfascista alla presidenza del Consiglio, il filorusso Salvini e lo screditato Berlusconi”.

Maciej Gdula, deputato di Lewica, le fa eco: “Dopo Berlusconi e Salvini, gli italiani hanno scelto ancora una volta l’estrema destra guidata da Giorgia Meloni. Pensano sul serio che i problemi dell’Italia si risolvano criticando l’Unione Europea, respingendo i migranti e delirando nostalgici sospiri, del tipo: si stava meglio ai tempi di…”.

Inoltre, Gdula rivela a Formiche.net : “Ho colto quella svolta nella campagna elettorale italiana, quella necessità di una rottura, di scrostare la ruggine dagli apparati di potere, molto simile agli umori di una parte del popolo polacco che affida il proprio destino collettivo ai populisti e ai nazionalisti. Ma fate attenzione: il PiS ha adottato lo stesso atteggiamento nel 2015. I suoi dirigenti promettevano novità, responsabilità e prosperità, salvo poi eclissare l’agenda sul clima e ottemperare alle richieste dell’estrema destra”.

A meno di ventiquattr’ore dal voto italiano, gli attori del dibattito pubblico polacco si inalberano sulle prospettive e sulle lenti  da utilizzare per interpretare e leggere l’egemonia che Giorgia Meloni ha costruito in questi anni e che ieri le urne hanno consacrato con un sentenzioso 26%. Figuriamoci cosa ci attenderà nei prossimi giorni. Sicuramente, ora che il timone d’Italia è passato al maggior alleato del PiS nella famiglia dei conservatori europei, le istanze di Varsavia non saranno più un soliloquio.

 

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