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Tutti si riempiono la bocca dell’agenda Draghi, ma Carlo Calenda ha deciso proprio di scriverla, almeno dal suo punto di vista. L’ex ministro dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, già candidato sindaco a Roma e europarlamentare eletto col Partito democratico e ora leader di Azione, ha messo nero su bianco su Twitter un elenco sintetico di un possibile programma di ispirazione draghiana. Capitalizzare il consenso verso il presidente del Consiglio uscente sembra l’obiettivo, ma non solo. Forse potrebbe essere lo strumento giusto per riunire i centristi liberali che, con la fine dell’esecutivo, sono sempre più in cerca di una nuova casa.

Così sembra essere per Mariastella Gelmini, ministra degli Affari regionali e volto storico di Forza Italia, che secondo l’Espresso si sarebbe spostata verso Azione, dopo le dimissioni rassegnate ieri per la mancata fiducia di FI a Draghi. Dimissioni annunciate anche da Renato Brunetta, il ministro della Pa con Draghi, che sarebbe in movimento verso Calenda.

Ma quali sarebbero i punti del programma filo-draghiano? “1) Rigassificatori e termovalorizzatori; 2) profonda modifica Rdc con agenzie private e perdita dopo un rifiuto; 3) basta bonus 130% e sussidiopoli; 4) valutazione dei magistrati”, scrive Calenda su Twitter. Tutti punti toccati da Draghi nel suo discorso al Senato di ieri (qui il testo completo), su cui il presidente del Consiglio sarebbe stato intenzionato a ricostruire un patto di responsabilità con le forze della maggioranza, che però non hanno sostenuto la sua proposta.

E poi ancora: “5) Tempo pieno in tutte le scuole; 6) no scostamenti di bilancio per finanziare tagli di tasse in deficit; 7) salario minimo, ma non stabilito nell’entità dalla politica; 8) chiusura false cooperative; 9) impresa 4.0; 10) formazione permanente ma non irrigidimento mercato lavoro”, aggiunge ancora il fondatore di Azione.

“11) Accordo di libero scambio Usa. 12) centralizzazione della spesa Pnrr in caso di mancata risposta dei comuni e delle regioni; 13) spese per la difesa in linea con obblighi Nato; 14) transizione ecologica ma evitando furori ideologici antindustriali. 15) sì alla concorrenza”. E fin qui arriva il programma che trae ispirazione dal presidente del Consiglio dimissionario, che resterà in carica per gli affari correnti, fino alle elezioni e alla formazione di un nuovo governo.

Ma aggiunge altri 5 punti, Calenda: “16) limitazione della possibilità di ricorso ai Tar e del potere interdittivo di Anac e authority varie; 17) apertura di un cantiere costituzionale per arrivare al monocameralismo e revisione del federalismo; 18) legge elettorale proporzionale con sbarramento alto; 19) cessione Alitalia e Ilva; 20) liberalizzazione servizi pubblici locali e gare per gestione sistema idrico basate su investimenti sulla rete”. Insomma, un vero e proprio programma di governo a cui potrebbero guardare tutti gli schieramenti che hanno sostenuto l’esecutivo guidato da Draghi. La campagna elettorale di Carlo Calenda inizia così: “Facciamo che invece di parlare di posizionamenti iniziamo a parlare di cose concrete da fare. Come ha fatto Draghi ieri al Senato”.

A guardare con favore l’agenda Draghi potrebbero essere schieramenti liberali come Italia Viva, che di Draghi è stata lo sponsor principale, nonché +Europa, con cui Azione ha un rapporto privilegiato. Ancora, i transfughi di una Forza Italia, al momento lacerata dallo strappo al governo, potrebbero trovare una casa in un agglomerato elettorale che si muovesse attorno ai 20 punti elencati da Calenda. Difficile dire come si schiereranno i fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle che fanno capo a Luigi Di Maio, ora componenti del gruppo parlamentare “Insieme per il futuro”, nato proprio a sostegno del governo Draghi.

Calenda scrive la (sua) agenda Draghi. Chi lo seguirà?

Il fondatore di Azione, già ministro ed ex dem ha messo nero su bianco una possibile “agenda Draghi” in 20 punti. Parlare di programma e non di posizionamenti, sostiene Calenda, è il modo migliore per iniziare la campagna elettorale. E Brunetta e Gelmini dopo l’addio a Forza Italia sarebbero a un passo da Azione

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