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Una cooperazione tra Italia e Stati Uniti non soltanto è necessaria, è essenziale in un contesto di competizione tra grandi potenze che sfida l’ordine globale minacciando le base della globalizzazione e del sistema di sicurezza a guida occidentale. Tuttavia, negli Stati Uniti oggi c’è “poca consapevolezza”, dovuta a una mancanza di visibilità nei media e nell’opinione pubblica in generale, del contributo italiano come Paese alleato e dei benefici potenziali di un rapporto più stretto che riguarda in primo luogo l’influenza diplomatica e la proiezione militare. Sono le conclusioni del rapporto “The Strategic importante of the Italy-US relations” realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con la National Italian American Foundation.

L’Italia è un pilastro fondamentale del sistema di sicurezza internazionale e gioca un ruolo “cruciale” nella sicurezza transatlantica, in particolare sul fronte Sud della Nato, osserva Mike Pompeo, ex segretario di Stato degli Stati Uniti ed ex direttore della CIA, che parla di relazione “destramente importante oggi e in futuro”. Mariangela Zappia, ambasciatrice d’Italia a Washington, sottolinea invece il soft power italiano, gli investimenti e la risposta “coesa” all’invasione russa dell’Ucraina. Evidenzia il ruolo del soft power anche Roberto Carlucci, presidente della National Italian American Foundation, che aggiunge: l’Italia è “anche un Paese con notevoli asset di hard power” con la sua presenza militare e la sua industria della difesa che hanno un forte valore “nella rafforzamento degli interessi dell’Occidente”.

La vocazione industriale e verso le attività di peace-building e peace-keeping unita alla centralità nel Mar Mediterraneo, al ruolo nella Nato, alla prossimità all’Africa e a un soft power ancora non pienamente espresso rendono l’Italia un Paese che, con fondi, joint venture e azioni diplomatiche assieme gli Stati Uniti, può risultare efficace per rallentare l’espansione di Cina e Russia in Africa, lavorando allo stesso tempo alla stabilizzazione sociale e politica, si legge nelle conclusioni. Lo stesso può accadere in America Latina e nello spazio post-sovietico per gli storici rapporti che l’Italia ha in entrambe le aree. Senza dimenticare la transizione energetica, che può far crescere l’integrazione tra le catene del valore. In merito a questo settore, Pompeo ieri a Cernobbio ha dichiarato: “Spero che gli europei ritrovino un equilibrio nelle politiche energetiche, non era inevitabile che finissero tanto in difficoltà. Ma sarebbe ridicolo pretendere che una famiglia italiana nei prossimi anni faccia affidamento solo sul fotovoltaico, perché una quota di fonti fossili sarà necessaria”. Per Pompeo, Europa e Italia devono garantirsi l’autosufficienza: “Mio padre diceva che se puoi risolvere il tuo problema da solo, devi farlo. E nel sottosuolo dell’Italia ci sono ancora idrocarburi”.

Ma politica ed economia non sono tutto. “In realtà, i due Paesi sono legati da una relazione speciale, di cui l’opinione pubblica non è molto consapevole, forgiata da decenni di incroci culturali e vantaggi reciproci”, prosegue il documento. “La fiducia reciproca è alla base di ogni partnership prospera, stabile e affidabile, sia nelle relazioni umane che in quelle internazionali, e non può essere costruita dall’oggi al domani. Ci vogliono decenni, se non di più, per fidarsi di una potenza e l’Italia, insieme al suo popolo, che ha letteralmente giocato un ruolo fondamentale nel forgiare l’America, ha dimostrato più volte la sua affidabilità e il suo forte impegno verso l’Occidente”, conclude con uno sguardo ottimista verso il futuro.

Italy US

Italia-Usa, una cooperazione essenziale da rilanciare. Report Niaf/Ambrosetti

Negli Stati Uniti oggi c’è “poca consapevolezza” del contributo italiano come Paese alleato e dei benefici potenziali di un rapporto più stretto. Ecco da dove partire, tra soft e hard power. Il documento presentato a Cernobbio

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