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Il presidente Mario Draghi ha avvertito, credo con un certo understatement che sarà un “autunno complesso” cui forse potrà far seguito una sorta di “inverno del nostro scontento” sia per quanto riguarda la disponibilità di forniture di gas, sia perché le previsioni sulla crescita nel 2023 stanno scendendo man mano, e si attestano allo 0,7.

Non è facile in queste condizioni né capire se ci sarà, come paventano alcuni, rischi di una tendenza alla recessione e un fenomeno di stagflation, e non si capisce, se il trend di crescita sarà nei prossimi anni di questo genere come potremmo rientrare da un debito pubblico che si attesta attorno a 150 del Pil.

In queste condizioni non mi sembra che i diversi attori politici che si stanno preparando, anzi già sono in campagna elettorale, mostrino consapevolezza nella gravità di questi fenomeni. Basti ricordare ad esempio la promessa di Berlusconi di fissare a mille euro mensili la quota della pensione minima, che sarebbe un colpo di maglio gravissimo ai già problematici se non disastrati conti dell’Inps, o la promessa di Salvini della “pace fiscale”, che non solo costerebbe molto alle casse dello Stato ma sarebbe un ulteriore incentivo al già troppo grave e diffuso fenomeno dell’evasione fiscale.

Quanto al Pd, è talmente impegnato nel tentativo di ricostruire qualche forma di “campo”, dopo il fallimento del progetto del campo largo, che non apre bocca sui contenuti programmatici.

In questo quadro mi sembra che l’unico contributo all’esigenza di proseguire nell’attuazione “dell’agenda draghi”, accompagnato a un certo senso di responsabilità rispetto alla gravità dei problemi socioeconomici in atto, sia venuto da un’intervista del 29 luglio del presidente di Confindustria Carlo Bonomi al Corriere della sera. Bonomi, tra l’altro riferendosi soprattutto agli ultimi aspetti dell’agenda Draghi, con la possibilità di un patto sociale ha ricordato l’esigenza di un taglio del cuneo fiscale che per due terzi vada a vantaggio dei lavoratori sotto i 35mila euro. Inoltre secondo Bonomi il nuovo governo dovrà ribadire totale adesione a principi e regole di Ue, Nato e Occidente e che non ci dovrà essere nessun passo indietro sul Pnrr e sulle collegate riforme, anzi dovrà esserne accelerata la loro messa a terra, in un quadro di finanza pubblica che resti ancorata a regole e raccomandazioni comunitarie. Inoltre il Presidente di Confindustria ha sottolineato che le risorse vanno concentrate esclusivamente sui 10 milioni di italiani in grande difficoltà e che è il caso di finirla con i bonus dispersi a pioggia. Dopo aver quindi ricordato che la questione del salario minimo, in un Paese a elevato tasso di contrattazione collettiva come l’Italia, va affrontata tramite la contrattazione collettiva, specie per il settore dell’industria ha sottolineato che bisogna tirare una linea sul Reddito di cittadinanza mantenendola solo come misura con finalità di strumento universale contro la povertà eliminando da essa le competenze sulle politiche del lavoro, tanto più visto che vere politiche attive mai sono state avviate.

Quanto all’invito conclusivo alle forze politiche, quello di Confindustria è un forte invito al senso di responsabilità, a non dimenticare mai il livello del nostro debito pubblico, oltre alle difese dei valori di competenza, libertà e democrazia, accantonati alla consapevolezza del ruolo delle imprese per la crescita economica e la coesione sociale.
Nell’invito di Bonomi alle forze politiche, c’è anche quello a “non spararle grosse” in quanto in campagna elettorale ma a cercare di essere credibili, ma ha concluso che è un po’ come “aspettarsi che ai bimbi non piacciano le caramelle”.

Si tratta in sintesi di un monito plastico e di un invito a quelle forze politiche che dichiarano di richiamarsi all’Agenda Draghi di rispettarne davvero almeno i contorni di fondo, sia a quelle che ad essa non si richiamano a capire che ad esempio senza una congrua attuazione, con adeguati monitoraggio e controllo sui progetti del Pnrr, il Paese rischia di andare alla deriva, così come sarebbe in assenza della consapevolezza dei problemi posti dal grande livello del debito pubblico nel quadro dell’elevata inflazione che si va affermando.

Perché concordo con Bonomi sull'attuazione dell'agenda Draghi

Quello del presidente di Confindustria è un invito alle forze politiche che dichiarano di richiamarsi all’agenda Draghi di rispettarne davvero almeno i contorni di fondo, ma anche a quelle che ad essa non si richiamano a capire che per i prossimi mesi il rischio è che il Paese vada alla deriva senza il monitoraggio e il controllo dei progetti del Pnrr

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