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Le elezioni del 25 settembre hanno suscitato un interesse moderato in Francia. L’attualità internazionale recente, dalla guerra in Ucraina fino alla scomparsa della regina Elisabetta II d’Inghilterra, ha spesso fatto sparire l’attualità italiana nelle redazioni parigine.

In modo sintetico, gli osservatori francesi hanno fissato i loro commenti sulla lunga fila di sondaggi che preannunciavano un vittoria della coalizione di destra, con il ruolo trascinatore di Giorgia Meloni e del suo partito Fratelli d’Italia. L’insieme dei commenti francesi prende come punto di partenza una di definizione politica e si chiede se l’annunciato risultato dello scrutinio segnerà l’arrivo al potere dell’estrema destra in Italia e le sue conseguenze.

La grande attenzione francese per il tema dell’estrema destra è frutto di due tipi di filoni di analisi. Il primo è quello di un Paese, la Francia, che registra la trasformazione del Front National in Rassemblement National con una crescita elettorale che si accompagna a una strategia di normalizzazione da parte di Marine Le Pen e dei suoi seguaci. Lo scenario politico francese è attraversato da domande relative alla realtà delle evoluzioni di quello che fu l’estrema desta in una formazione conservatrice, ed è quindi molto naturale che questa griglia di analisi venga anche applicata alla situazione italiana. Inoltre, va rilevato che da decenni l’Italia viene definita a Parigi come un “laboratorio politico”, ovverosia un Paese dove si possono osservare segnali che poi vanno interpretati nel contesto europeo. Questa lettura, che ritroviamo all’estero in numerosi casi, si è spesso rilevata problematica perché ripropone il tema di un’Italia che sarebbe un caso a sé, una situazione di relativa a-normalità.

La situazione politica italiana richiede una certa finezza di analisi per capirne le mobilitazioni – lo vediamo adesso, con una legge elettorale che, ai confronti del maggioritario a due turni francesi, non è di facile intendimento. L’argomento Italia viene dunque spesso trattato con una certa leggerezza e una schematizzazione che lascia poco spazio per gli scenari sottili del regime parlamentare italiano. Abbiamo spesso rilevato in Francia un’interpretazione che non esita a evidenziare le continuità con il fascismo, percezione che ha radici nell’importanza della tematica “antifascista” nella sinistra francese, dal periodo della seconda guerra mondiale fino agli anni Ottanta.

Esiste quindi una lettura che analizza la situazione italiana con preoccupazione, vedendo un potenziale ritorno di una formazione con esplicite radici fasciste al potere e osservando le continuità con il passato. Nello stesso filone ci si interroga sulle debolezze della sinistra italiana e la sua ricomposizione, anche alla luce del relativo successo dell’alleanza Nouvelle Union populaire écologique et sociale alle ultime legislative francesi a sostegno di Jean-Luc Mélenchon, con una Francia che da questo punto di vista potrebbe apparire come un “laboratorio” per l’Italia.

Possiamo però osservare anche che un giornale conservatore come Le Figaro ha recentemente pubblicato un’intervista a Meloni che dà garanzie in termini di collocazione internazionale (sostegno all’Ucraina, fedeltà alla Nato e continuità europea) anche affrontando il tema delle relazioni bilaterali con Parigi. Il messaggio della leader di Fratelli d’Italia che, malgrado l’opposizione in parlamento da parte del suo partito, non rimette in causa l’impianto della cooperazione bilaterale formalizzato nel 2021 con il Trattato del Quirinale e che si dichiara aperta a una relazione importante con Parigi e con il presidente Emmanuel Macron non è sfuggito al potere francese. Certamente per Parigi la relazione con il governo Draghi aveva rappresentato un salto di qualità. Con la futura maggioranza di destra ci si aspettano alcune divergenze, per esempio sul dossier immigrazione, talmente politicizzato nelle politiche interne francesi e italiane che diventa facilmente terreno di scontro. Ma vi è la volontà di una continuità nel lavoro comune, ricordando inoltre la buona relazione stabilita con il governo Conte II anche se frutto di una maggioranza che aveva delle componenti critiche verso la Francia.

Da parte di Parigi si tende a considerare che, come nel caso di quelle con la Germania, le relazioni con l’Italia devono proseguire la loro istituzionalizzazione con il rafforzamento delle cooperazioni, al di là dell’evoluzione dei cicli elettorali.

Così a Parigi si attende l’esito del voto in Italia. Scrive Darnis

Per la Francia la relazione con il governo Draghi aveva rappresentato un salto di qualità. Con la futura maggioranza di destra ci si aspettano alcune divergenze, per esempio sul dossier immigrazione. Ma c’è la volontà di continuare nel lavoro comune. Il commento del professor Jean-Pierre Darnis (Université Côte d’Azur-Luiss Guido Carli)

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