Skip to main content

Non è detto che sia peggio, ma certamente non è meglio. Mentre in queste settimane si decide il destino di Evergrande, il gigante cinese avvitatosi su 300 miliardi di debito, il Dragone si scopre ancora una volta fragile. Il nome è di quelli che fanno rumore, forse più della stessa Evergrande: Fosun, costituito nel 1992 come il più grande conglomerato privato della Cina continentale, con sede a Shanghai. Soprannominato la Hutchison Whampoa di Shanghai, opera nel settore assicurativo, degli investimenti, gestione degli asset e nel settore industriale. Al timone, Guo Guangchang, ex enfant prodige, che in molti hanno equiparato al finanziere americano Warren Buffett.

Fosun, che tra altre cose è proprietario dei Club Med sparsi per il mondo, ha improvvisamente visto le sue azioni svalutarsi del 35%, a causa di un’esposizione da 40 miliardi di dollari sfuggita di mano. Il canovaccio è sempre quello, stile Evergrande, Shimao e molti altri. Anni di business costruiti a debito e bilanci pompati da prestiti bancari, improvvisamente implosi. E si sa, quando gli investitori fiutano l’insolvenza, abbandonano la nave, facendo crollare il valore delle azioni.

La situazione sembra essere grave, al punto che, come rivelato dal Financial Times, Moody’s già vede il “rischio di contagio” diffondersi in tutto il mondo, aggiungendo che Guo ha intensificato gli sforzi per aumentare la liquidità attraverso un’ondata di disinvestimenti che finora quest’anno hanno superato i 2 miliardi di dollari.

Un decennio fa, Fosun, insieme ai conglomerati Hna, Dalian Wanda, Cefc e Anbang (gigante assicurativo di cui Formiche.net si è occupato spesso), è stata artefice di un’esplosione degli investimenti cinesi offshore, stroncata in questi mesi solo in parte dal presidente Xi Jinping, che ha messo fine alla corsa alle acquisizioni a base di debito. Troppo tardi, visto che quel contagio paventato dall’agenzia di rating è già in atto, pronto a travolgere decine di società in Cina, Europa e Stati Uniti, oltre a centinaia di filiali più piccole.

Tutta colpa, pare, non solo dell’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Pboc, che ha alzato il costo del denaro, ma anche di quei “rischi politici inconoscibili”, ha dichiarato Victor Shih, professore di economia politica cinese presso l’Università della California. Alias, quel rischio di essere colpiti dalle sanzioni occidentali rivolte alla Russia ma che hanno effetti indiretti anche su chi lavora e commercia con il regime di Mosca.

Ma per chi traballa c’è chi va ufficialmente a gambe all’aria. Shimao Group Holdings, uno dei giganti immobiliari la cui storia è molto simile a quella di Evergrande, ha dichiarato di non essere riuscita a ripagare un’obbligazione da 1 miliardo di dollari scaduta domenica 3 luglio, con la sua divisione Services che ha perso il 7,1% nella seduta odierna di Hong Kong. La società, che conta una capitalizzazione di borsa di circa 2,7 miliardi di dollari, è tra i principali operatori del real estate e il 14esimo gruppo immobiliare del Paese. Nel documento depositato alla Borsa di Hong Kong, si legge che la società non ha effettuato pagamenti principali relativi “ad altri debiti offshore” di essere “in discussione con i creditori per raggiungere risoluzioni amichevoli”, tra cui il concordato.

Non solo Evergrande. L'altra mina cinese è Fosun

​Nei giorni in cui il colosso del mattone prova a evitare il baratro con un nuovo piano industriale, le azioni del principale conglomerato industriale privato cinese crollano del 35% a causa di un debito da 40 miliardi di dollari sfuggito di mano. Moody’s già vede il contagio. Intanto Shimao è ufficialmente in default​, non avendo ripagato un’obbligazione da un miliardo di dollari scaduta il 3 luglio 

Il diplomatico-terrorista iraniano che rischia di tornare in patria

Il governo belga ha presentato in parlamento una convenzione sul trasferimento di persone condannate a Teheran. Per la Resistenza è una proposta “vergognosa” che tutela il regime e mette a rischio i cittadini europei 

Covid sfuggito da un laboratorio Usa? Russia e Cina alleate sulla fake news

La propaganda di Mosca travisa le parole dell’economista Sachs. Si muove anche la diplomazia di Pechino. È l’ennesimo caso in cui le due narrative si sovrappongono con un unico obiettivo: indebolire l’Occidente

La guerra in Ucraina e il metodo Spadaro. La lettura di Cristiano

In un importante articolo sulla guerra in Ucraina, il direttore de La Civiltà Cattolica indica un metodo per non cadere nella logica dei buoni contro i cattivi, senza alterare la realtà tremenda dei fatti. È un metodo che l’Europa potrebbe assumente politicamente, per proporre una pax culturalmente europea

Il ciclo vitale del M5S è finito. Panarari spiega perché

Il docente e politologo: “Da partito di maggioranza relativa, consustanziale al governo, il Movimento si è trasformato in un elemento di destabilizzazione per l’esecutivo”

Garanzia, l'intuizione di Letta che sfugge a Salvini. Parla Mannino

Intervista all’ex ministro Dc: Letta ha fatto del Pd il partito della garanzia, a destra non ci riescono e Palazzo Chigi si allontana. In pace e in guerra la chiave è dire sempre: “Ci siamo”. Salvini? La crisi della Lega è reversibile, a una condizione

Gas e rubli, che succede se Mosca chiude i rubinetti?

Ucraina. Presa Lugansk, cosa vorrà Putin?

La Russia potrebbe aver ottenuto un successo importante nel Donbas, il controllo dell’intera provincia di Lugansk. Oltre l’infowar, questa conquista potrebbe avere valori tattici e strategici

Perché l’economia della Cina dipende sempre più dalla piccola Macao

L’ex colonia portoghese, grazie a un sistema economico differenziato, promuove il renminbi a livello internazionale e fa da ponte commerciale tra Pechino e i Paesi dell’America Latina

Tra Meloni e Chigi un ostacolo chiamato egemonia culturale

La destra italiana ha un problema serio di egemonia culturale. Può diventare un ostacolo tra Giorgia Meloni e Palazzo Chigi. Può complicare la vita a una sinistra che deve liberarsi di vecchi fantasmi. Il commento di Francesco Sisci

Putin e la Nato. Per l'Italia una sfida chiamata Sud

Di Armando Sanguini

All’indomani del summit di Madrid, l’Italia si ritrova in prima linea nel nuovo e più ampio fianco Sud della Nato. Dalla polveriera libica al Sahel che ribolle, tra ingerenze russe e infiltrazioni cinesi, una sfida per Roma. L’analisi dell’ambasciatore Armando Sanguini

×

Iscriviti alla newsletter