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Il nuovo ministro dell’Istruzione ha un profilo a metà tra l’intellettuale, il politico e l’accademico. Giuseppe Valditara è milanese, classe ‘61. La sua fedeltà al centrodestra è ferrea e comprovata da un impegno che affonda le sue radici nel lontano 1993. Il primo impegno fu la redazione, assieme all’ispiratore della dottrina leghista Gianfranco Miglio, della Costituzione federale. Valditara si è sempre distinto per capacità propositiva. Tant’è che nel 1994 fonda e dirige ‘Associazione per le Libertà’ che lancia per prima la proposta di un Partito Repubblicano che federi tutte le anime della destra italiana sul modello americano. Molto vicino a Pinuccio Tatarella, anima nobile della destra, fonda assieme a lui ‘Oltre il Polo’. L’idea di base era quella di lanciare un modello di destra gollista in Italia.

L’adesione alla politica attiva, negli scranni parlamentari, arriva con la quattordicesima legislatura. Il partito cui aderisce è Alleanza Nazionale. Per la verità, per un breve periodo agli albori del nuovo Millennio, ricopre l’incarico di assessore all’Edilizia Scolastica e all’istruzione nella provincia di Milano. Nel 2001, arriva il biglietto per palazzo Madama. In An ricopre l’incarico di responsabile del dipartimento Università e Scuola. Sette anni più tardi viene riconfermato al Senato, con il Pdl. Poi, nel 2010, partecipa alla stesura della riforma Gelmini per la parte legata all’università pubblica italiana.

A proposito di studi, Valditara vanta una solida formazione giuridica che l’ha portato a ricoprire diversi incarichi. Attualmente, al netto dell’impegno politico in prima linea (anche nelle elezioni politiche scorse, malgrado non sia stato eletto), è professore ordinario di diritto privato e pubblico romano all’Università degli studi di Torino. Non solo, è direttore scientifico della rivista Studi giuridici europei. Dal 2018 è Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca del Miur.

La passione politica non è mai sfumata. Tant’è che, nel 2020, ha fondato il think tank Lettera 150. Il gruppo, si legge nella presentazione, “si è formato spontaneamente in Italia durante il periodo peggiore della pandemia da Covid – 19 per suggerire un approccio razionale e strategico all’emergenza. Il documento venne firmato da 150 professori universitari e alcuni magistrati, da qui il nome di Lettera150. Attenuatisi gli effetti della pandemia, il gruppo – che ha raggiunto ormai 250 appartenenti a tutte le aree scientifico-disciplinari dell’accademia: scienziati, giuristi, economisti, storici, e che include alcuni giudici – è rimasto insieme riconoscendo la necessità di riforme strutturali incisive del sistema Italia basate su competenza ed esperienza”. Da quest’anno, tra l’altro, è consigliere politico di Matteo Salvini. Ma, anche per ragioni di provenienza, è gradito e stimato negli ambienti di Fratelli d’Italia. Nonostante, nel lontano 2010, avesse aderito a Futuro e Libertà.

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