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Come in tutti i conflitti su quello in Ucraina ne vengono dette le cose più stravaganti. Sono persuaso che lo siano inconsapevolmente, sotto la spinta di emozioni e di preconcetti, non per fare disinformazione a favore dell’uno o dell’altro contendente. Se i fatti sono oggettivi, la loro interpretazione è sempre soggettiva. Sarebbe auspicabile, come talvolta fatto nei media britannici, separare i fatti dalle opinioni e indicare per i primi le fonti da cui vengono tratti, in modo da permettere al lettore che ne abbia il tempo e la voglia il controllo che non si tratti di una fake news.

La ripetizione di queste ultime perché fanno presa sul pubblico le trasforma in verità indiscusse o, almeno, difficili da contestare. Talune, relative alla guerra in Ucraina, sono particolarmente ricorrenti. Fanno sicuramente parte della strategia dell’Infowar, impiegata da tutti i contendenti. Le principali riguardano la natura del conflitto in Ucraina, l’entità degli aiuti militari degli Usa, dell’Uk e del Canada prima dell’aggressione del 24 febbraio e l’influsso che sulla decisione di Putin hanno avuto l’espansione e le esercitazioni Nato.

L’aggressione russa sarebbe stata una risposta, sostanzialmente umanitaria, alla guerra civile scatenata nell’aprile 2014 Donbass dai nazionalisti ucraini e a protezione della popolazione russofona. La rivolta filorussa del 2014 nelle regioni di Luhansk e di Donetsk è stata motivata dall’Euromaidan e dall’avvento di un governo filo-occidentale dopo la fuga del presidente filorusso Yanukovic. La rivolta fu sostenuta da Mosca, mentre il governo di Kiev cercò di domarla con la forza. L’entità della repressione è illustrata dalle perdite civili e militari, contenuta nel rapporto del 27 gennaio 2022 dell’Alto Commissario dell’Onu ai Diritti Umani. Secondo esso, i morti (feriti fra parentesi) sarebbero stati 14.200-14.400 (37-39.000), a cui andrebbero aggiunti 4-500 (1.500 militari russi) così ripartiti per categorie: civili: morti 3.404 (7-9.000); forze armate ucraine: 4.400 (13.800-14.200); miliziani delle repubbliche secessioniste: 6.500 (15.800-16.200). Ad essi andrebbero aggiunti gli 8 morti verificatosi nell’annessione della Crimea. In particolare ,i morti civili sarebbero così distribuiti dall’aprile 2014 alla fine del 2022:

Dal grafico risulta evidente che l’aggressione all’Ucraina poco o nulla a che vedere con il presunto genocidio della popolazione russofona da parte del regime ucraino. Beninteso, ciò non giustifica taluni provvedimenti discriminatori di Kiev, in particolare l’aver tolto alla lingua russa la qualifica di lingua ufficiale e le pressioni sulla Chiesa Ortodossa, perché passasse dal patriarcato di Mosca a quello di Costantinopoli.

Coloro che si oppongono all’invio di nuove armi all’Ucraina, sostengono che il paese è già super armato, poiché avrebbe ricevuto prima dell’inizio dell’attacco russo addirittura “decine di miliardi” di dollari di aiuti militari dagli Usa. Un rapporto del Crs (Congressional Research Service), aggiornato il 6 giugno di quest’anno dimostra il contrario.

 

Quando si va, poi, a esaminare a che cosa tali fondi sono serviti, si rileva che la massa è stata impiegata per l’addestramento di quadri e specialisti in Ucraina e Usa (nei sei anni considerati sono stati addestrati dagli Stati Uniti 30.000 ucraini, dal Canada altrettanti e dall’Uk 20.000), e per equipaggiamenti non letali (apparati per visione notturna, radar contro-artiglieria ed Uav, pattugliatori per la Guardia Costiera, equipaggiamento per guerra elettronica, ecc.), con l’eccezione di qualche centinaia di fucili di precisione e di granate controcarro per fucile.  L’invio in Ucraina di armi avanzate fu limitato ad una cinquantina di missili Javelin. Trump lo autorizzò solo dopo l’assicurazione che sarebbero stati stoccati nell’Ovest del paese, lontano dal Donbass.

Altre piacevolezze correnti riguardano l’invio di armi leggere, ma non quello di armi pesanti, come se ai cannoni ci si possa opporre con i fucili. Si è giunti ad affermare che gli FH-70 sono armi “spaventose”, con un’immaginaria bocca da fuoco di ben 12 metri, che in realtà sono 6. Ciò significa poco in sé, ma dimostra l’impreparazione di chi si definisce “analista”.

Lo stesso ha affermato che rispetto alle caratteristiche tecnico-tattiche dei cannoni da 155mm, forniti all’Ucraina da Usa, Francia e Svezia. La seconda è che Putin si sarebbe preoccupato per le “enormi” esercitazioni Nato in Ucraina e nel Mar Nero. In realtà nel 2021, ve ne sono state tre; una di 6.000 soldati a Yavoriv (4.00O ucraini) e due a Sud: la prima di forze speciali a 150 km dall’Ucraina e la Freeze 2021, con 30 navi e 2.000 uomini nel Mar Nero, tutte notificate alla Russia, come prevedono Helsinki e il Documento di Vienna. Cioè un’inezia. Per chi non ci mastica di strategia e tattica militare, sarebbe consigliabile il silenzio oppure qualche lettura “mirata”.

Viene spesso affermato che la colpa vera è dell’Occidente che ha provocato la Russia, costringendola a reagire. Si è giunti quasi a dire che gli Usa avrebbero pagato Putin perché aggredisse l’Ucraina, consolidando la Nato e il fragile dominio americano sul mondo. La realtà è diversa. Inutile è ricordare gli accordi sul Founding Act degli accordi Solana-Primakov del 1997 o il G-8. Anche la povera Italia ha cercato di dare una mano alla Russia, contribuendo con la Sogin alla decontaminazione nucleare di siti militari della penisola di Kola, incluso lo smantellamento di sette sottomarini nucleari della Flotta del Nord ex-sovietica. Posso confermarlo di persona poiché, essendo stato presidente della Sogin, avevo coordinato tale attività con Rosatom, l’Agenzia nucleare russa. I “putiniani” nostrani ignorano tali fatti. È a parer mio, la causa maggiore delle distorsioni delle loro “verità”.

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