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I Congressi del Partito comunista cinese (Pcc) sono sempre momenti delicati, ma l’ormai probabilissima estensione di almeno altri cinque anni del mandato di Xi Jinping come segretario generale rende il ventesimo Congresso un evento unico nella vita politica cinese contemporanea. A ciò si uniscono anche le crescenti tensioni con gli Stati Uniti (e l’occidente in generale) e il rallentamento strutturale dell’economia cinese aggravato dal prolungarsi delle misure anti Covid-19.

È difficile dire come questi fattori influenzeranno la postura di difesa cinese. La probabile continuità della leadership di Xi dovrebbe far sì che la Cina continui a investire risorse significative nella modernizzazione delle forze armate come enfatizzato nel quattordicesimo Piano quinquennale del 2021. Ciò dovrebbe permettere all’Esercito popolare di liberazione (Epl) di completare questo processo nel 2035 e di essere alla pari coi migliori eserciti al mondo verso la metà del secolo.

Dovremmo aspettarci continuità anche in termini di strategia visto che le ultime linee- guida strategiche, cioè i principi-chiave che fungono da stella polare nella pianificazione di qualsiasi aspetto della politica di difesa cinese, sono state approvate dalla Commissione militare centrale, di fatto il più alto organo decisionale in materia di difesa, solo nel 2019.

L’analisi delle fonti disponibili fatta da M. Taylor Fravel (Massachusetts institute of technology) e Joel Wuthnow (Us national defense university) in un articolo recente del Journal of Strategic Studies indica che il focus della Difesa cinese rimane un possibile conflitto con gli Stati Uniti e nello stretto di Taiwan, due eventi che sono visti come più probabili rispetto a quando la strategia di difesa nazionale precedente era stata promulgata nel 2014.

L’Epl si prepara ad affrontare quei possibili scontri attraverso “il dominio delle informazioni, attacchi di precisione contro obiettivi strategici e operazioni congiunte”. Tuttavia, come enfatizzato da Fravel e Wuthnow, non è da escludere che una nuova strategia possa essere approvata nei prossimi anni, magari integrando anche le lezioni che stanno emergendo dall’Ucraina.

Potremo però capire cosa aspettarci solo dopo il Congresso, quando si sapranno anche i nomi dei quattro nuovi membri della Commissione militare centrale che andranno a sostituire quelli che hanno raggiunto l’età per ritirarsi. In un articolo che sarà presto pubblicato sull’American Journal of Political Science, Daniel C. Mattingly (Yale University) dimostra come la selezione degli alti ufficiali dell’Epl, inclusi quelli della Commissioni militare centrale, sia influenzata dal tipo di minacce domestiche ed esterne percepite dalla leadership cinese.

Numerosi ufficiali militari che entrarono a far parte della Commissione centrale del Pcc al diciottesimo congresso nel 2012 avevano legami diretti con Xi, un dato interpretato da Mattingly come una mossa atta a unire le élite attorno al nuovo segretario in seguito a un’ascesa al potere travagliata dallo scandalo Bo Xilai.

In seguito al consolidamento della propria posizione di segretario generale, al diciannovesimo congresso del Pcc del 2017 Xi Jinping ha invece favorito ufficiali con relativamente meno connessioni personali, ma un grado di istruzione più alto, quindi ritenuti più capaci militarmente. La composizione dell’Epl ai livelli più alti sicuramente influenzerà l’andamento delle riforme e l’evoluzione della postura militare cinese dopo il ventesimo Congresso.

È qui che i problemi in economia e politica estera potrebbero entrare in gioco. Un segretario generale in difficoltà potrebbe preferire ufficiali leali a quelli più preparati, rallentando così i processi appena descritti. Il contrario potrebbe accadere in seguito a un ulteriore rafforzamento di Xi Jinping. Studiosi come Joseph Torigian (American University), tuttavia, invitano a essere cauti nelle speculazioni su questo tipo di dinamiche e a noi non rimane che aspettare.

Il dossier Difesa nel perimetro del Partito comunista cinese. Scrive Ghiselli

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