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Un Recovery Fund formato Cina. A Pechino si sono accorti a quanto pare che la seconda economia mondiale non tira poi così tanto. Tra crisi del debito, inflazione, fuga degli investitori e due anni di lockdown per l’ex Celeste Impero c’è bisogno di una cura ricostituente. Al punto che, secondo Bloomberg, il governo di Xi Jinping starebbe pensando di stimolare direttamente l’economia grazie all’emissione di obbligazioni per 220 miliardi di dollari a sostegno delle infrastrutture.

Questo potrebbe essere interpretato come una tacita conferma che l’economia cinese è oggettivamente in difficoltà. Si tratta di un ritorno alla vecchia strategia di pompare la spesa per l’edilizia quando la crescita si sta esaurendo. E si tratta solo di anticipare spese già pianificate; l’idea è che le amministrazioni locali che costruiscono progetti possano ora accedere a finanziamenti che altrimenti non sarebbero stati disponibili fino all’anno prossimo.

I motivi per intervenire, per stessa ammissione di Bloomberg, ci sono. Il dollaro forte è un problema serio per la Cina. E poi l’intera esperienza del Paese in merito alla pandemia è disallineata rispetto al resto del mondo, con una strategia zero-Covid che nei fatti ha paralizzato interi comparti industriali. Di qui la necessità di pompare denaro nell’economia.

Intanto la calda estate di Evergrande, raccontata nei giorni scorsi da Formiche.net, è appena cominciata. Il primo atto è la citazione presso il tribunale di Hong Kong del gruppo indebitato per 300 miliardi di dollari, da parte di un creditore decisamente poco contento. Nei giorni scorsi, un investitore molto esposto con Evergrande ha presentato presso il tribunale di Hong Kong un’istanza per chiedere la liquidazione di parte degli asset del gruppo, al fine di ricevere il dovuto. Si tratta del primo, vero passo legale verso la società da parte di un creditore di un certo peso. Secondo Reuters si tratterebbe della holding di investimenti Top Shine, molto nota sulla piazza di Hong Kong. La prima udienza dovrebbe tenersi entro il prossimo 31 agosto.

Il panico deve aver fatto la sua comparsa ai piani alti di Evergrande dal momento che, come racconta la stessa Reuters, i vertici del gruppo si starebbero affannando a contattare i creditori offshore, al fine di assicurarsi un eventuale sostegno per combattere la causa a Hong Kong. In altre parole, Evergrande vorrebbe evitare la class action e concentrarsi solo su un singolo scontro legale. E poi, in vista del piano industriale che la stessa società immobiliare deve riuscire a portare in aula una qualche forma di fiducia dei creditori verso la medesima strategia.

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