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Dall’inizio del 2025, la Cina ha stretto le maglie sulle esportazioni di terre rare, germanio, gallio, antimonio e altri materiali chiave per la produzione militare. La mossa non è solo tecnica o commerciale, ma strumento di intelligence e segnale politico. Nella competizione egemonica e sistemica con Washington, Pechino risponde alle strategie commerciali Usa colpendo direttamente la supply chain americana.

Come riportato dal Wall Street Journal, oltre 80.000 componenti impiegati nei sistemi d’arma del Dipartimento della Difesa statunitense dipendono da minerali oggi soggetti ai controlli cinesi. Dai sensori a infrarossi dei missili ai motori dei droni, dai visori notturni alle celle solari dei satelliti, la quasi totalità di queste catene di approvvigionamento passa, direttamente o indirettamente, da almeno un fornitore cinese.

I prezzi di alcuni materiali sono esplosi: il samario, fondamentale per i magneti dei motori a reazione, ha raggiunto fino a 60 volte il suo valore standard. Ogni missile, drone o caccia prodotto negli Stati Uniti oggi costa di più, richiede tempi più lunghi e comporta una maggiore vulnerabilità strategica.

Le modalità

Il caso dell’azienda statunitense ePropelled, riportato dal Wsj, è emblematico. I suoi fornitori cinesi hanno chiesto informazioni sensibili, tra cui disegni dei prodotti e lista clienti, come condizione per sbloccare l’export, che sarebbe rimasto bloccato o sospeso in caso di rifiuto. Allo stesso tempo, i tentativi di diversificazione (che potrebbero coinvolgere Giappone o Taiwan) si scontrano con un ostacolo strutturale: la Cina non solo raffina circa il 90% delle terre rare mondiali, ma domina anche le fasi intermedie di trasformazione industriale ed uscire dalla sua orbita è un processo lungo e costoso.

In questo modo, Pechino può rallentare la macchina industriale e bellica statunitense – ed occidentale – senza sparare un colpo, trasformando i minerali in uno strumento coercitivo di politica estera. E non rappresenta un nuovo modus operandi. È lo stesso schema già visto con i semiconduttori e le batterie: individuare le dipendenze critiche dell’avversario e trasformarle in leva negoziale. Non a caso, gli ultimi irrigidimenti sono arrivati mentre i colloqui commerciali tra Washington e Pechino attraversavano una fase di stallo.

Il problema dell’approvvigionamento riguarda i grandi contractor come Lockheed Martin o Leonardo Drs, così come Pmi che alimentano il tessuto tecnologico della difesa americana, che dispongono, a differenza dei giganti del settore, di riserve strategiche o efficaci leve negoziali.

Lo scenario

Per contrastare gli effetti della weaponizzazione delle supply chain da parte di Pechino, il Pentagono ha istituito il Critical Minerals Forum per stimolare filiere interne e alleate, ha investito 400 milioni di dollari in Mp Materials — la principale miniera di terre rare delle Americhe — e sta finanziando, come riporta il report del Wsj, startup come Phoenix Tailings e Vulcan Elements per costruire una capacità nazionale di magneti e metalli rari. Il problema rimane il tempo: servono anni per costruire miniere, impianti di raffinazione e supply chain resilienti, ormai vere e proprie strutture di sicurezza nazionale.

Il quadro che emerge obbliga a riorientare le strategie di sicurezza nazionale: un approvvigionamento autonomo significa ridurre la dipendenza da attori terzi, e potenzialmente ostile, riguardo materie prime e terre rare. Maggiore diversificazione o costruzione di supply chain parzialmente autonome significano oggi superiorità militare, tradizionalmente figlia di capacità industriale e innovazione tecnologica.

Le supply chain, congiuntamente alla dipendenza mineraria, rappresentano un ulteriore terreno di competizione e scontro tra attori geopolitici statali, industriali e non statali.  Nel 2027, ricorda il Wsj, il Pentagono imporrà agli appaltatori di abbandonare del tutto magneti contenenti terre rare cinesi, ma la domanda resta ed urge la necessità di costruire in tempo filiere alternative e quanto più occidentali.

Nessun tipo di guerra cinetica può essere combattuta senza armamenti. Dai droni agli F-35, dai visori notturni ai sensori missilistici, gli arsenali bellici dipendono dai materiali indispensabili per la loro costruzione. Chi controlla il samario, il germanio e l’antimonio, controlla anche gli arsenali degli Stati, impattando sulle loro capacità di difesa a breve e lungo termine.

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