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Musica alle orecchie: le parole, riportate da Repubblica, del presidente del Consiglio Mario Draghi e del sottosegretario con delega ai Servizi Franco Gabrielli dinanzi il Copasir circa la necessità di fare chiarezza sui rapporti tra i partiti politici – e non solo – con Mosca e Pechino sfondano una porta aperta.

Come ricordato ancora alcuni giorni fa, l’invasione russa in Ucraina ha finalmente acceso i riflettori anche sulle liaisons dangereuses tra i corpi costituenti della democrazia italiana e le controparti autoritari della Federazione russa e la Repubblica popolare cinese: partiti politici, media, imprese, università, fondazioni, think tank. Gli intrecci sono molteplici e minano gravemente al cuore della nostra tenuta democratica.

Sebbene non possiamo né dobbiamo sempre presuppore un intento malevole dalla parte italiana, la disparità conoscitiva circa la natura e gli obiettivi delle controparti autoritarie ha messo e continua a mettere a serio rischio la sicurezza del nostro Paese. Una disparità spesso utilizzata a scopi di propaganda dai regimi – come nell’occasione per eccellenza dell’incontro a porte chiuse tra i presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato con le autorità dello Xinjiang e le testimonianze forzate di detenuti uiguri ad unico beneficio della stampa di regime di Pechino – o nella ricerca di utilizzare la Repubblica italiana come cavallo di Troia nel seno dei più grandi contesti internazionali come ad esempio il G7.

Negli ultimi anni si è gradualmente alzato uno scudo sui settori definiti “strategici” attraverso il cosiddetto golden power, ma si è rimasto titubanti nell’ampliare il fronte delle indagini e della conoscenza sulle ampie interferenze nei corpi intermedi. È essenziale arrivare a una comprensione condivisa che in democrazia i settori che formano ed esprimono l’opinione pubblica – dalla politica ai media, dalle università alle imprese – sono strategici quanto la più pregiata tecnologia dell’ultima generazione.

Ben vengano quindi le parole espresse dal presidente del Consiglio, augurandoci che possano trovare seguito immediato. Un seguito che deve per forza coinvolgere tutte le parti politici ed essere un invito aperto a media, imprese, think tank, fondazioni, etc. ad iniziare un serio percorso di riflessione ed azione di contrasto.

Mi permetto di riferire in tal senso alle raccomandazioni stilate nel rapporto “Una Preda Facile: le operazioni di influenza del Partito comunista cinese nella politica parlamentare e locale italiana” in quanto possano guidare gli sforzi comuni da intraprendere per mettere in salvo la democrazia italiana e portare ad una conoscenza condivisa per contrastare futuri sforzi di interferenza maligna.

Sebbene il rapporto si concentri sulle agenzie di influenza del Partito comunista cinese, simili sforzi possano e debbano essere intrapresi con le controparti russe – e non solo. Forse, è un po’ ingenuo l’auspicio da parte del Presidente del Consiglio che siano i partiti – o le partecipate – ad adoperarsi da soli a fare luce sui loro rapporti.

Non ci stancheremo mai di ribadire che per fare chiarezza serve un’indagine complessiva che possa portare all’adeguamento di un quadro normativo che impone trasparenza, tutt’al contempo adottando uno spirito di condivisione pubblica delle informazioni in modo da proteggere in modo adeguato gli stessi corpi intermedi dello sfruttamento dell’asimmetria conoscitiva.

Su questo, i partiti di tutto lo spettro politico debbano potersi unire, in un comune impegno di contrasto alle operazioni di influenza, disinformazione e propaganda lanciate da regimi totalitari, a tutela dell’interesse nazionale dell’Italia e l’integrità del suo sistema politico. La concorrenza tra forze politiche, parte integrale di una sana democrazia, non deve favorire le tattiche di divide et impera lanciate dall’esterno.

Le forze democratiche, per quanto possano avere profondi disaccordi su altre questioni, affrontano una minaccia comune nelle operazioni di influenza, e come riscontrato per quanto riguarda i rapporti con agenzie di influenza del Partito comunista cinese, è un problema che tocca tutti i partiti politici, nessuno escluso.

Opporsi a tali interferenze a partire da un’opera di verità – volontario o imposto – è il prerequisito per un’Italia forte nelle relazioni bilaterali e multilaterali basati sull’uguaglianza e sulla difesa dei suoi valori ed interessi nazionali. Speriamo che con le parole del presidente Draghi sia veramente arrivato il momento.

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