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Si è tenuto in una sala sotterranea dell’hotel Cavalieri Waldorf Astoria di Roma l’incontro tra Jake Sullivan e Yang Jiechi, rispettivamente il consigliere alla Sicurezza nazionale degli Stati Uniti e responsabile esteri del Partito comunista cinese. L’emittente pubblica cinese Cctv ha raccontato il faccia a faccia durato quasi 8 ore, compresa una piccola pausa, ma non ha offerto alcun dettaglio. La Casa Bianca si è limitata a spiegare che “Sullivan ha sollevato una serie di questioni nelle relazioni Stati Uniti-Cina, con una discussione sostanziale sulla guerra della Russia contro l’Ucraina”, aggiungendo l’impegno delle due parti a “mantenere aperte le linee di comunicazione”.

Niente di più. Sembra la dimostrazione del fatto che le aspettative per il vertice erano piuttosto basse.

In cima all’agenda, ovviamente, la situazione in Ucraina. Da una parte del tavolo gli Stati Uniti, decisi a capire quanto la neutralità dichiarata dalla Cina sia reale. Dall’altra la Cina, che muovendosi ambiguamente (anche per via di un dilemma interno alla leadership di Pechino) tra la sua rinnovata partnership con la Russia e la difesa della sovranità territoriale dei Paesi sta cercando di sfruttare questa fase logoramento, con l’Occidente quasi in guerra e la Russia in difficoltà tale da poterla rendere un suo junior partner.

Secondo Daniel Russel, già numero uno del desk Asia orientale al dipartimento di Stato con il presidente Barack Obama e oggi in ottimi rapporti con l’amministrazione di Joe Biden, l’ipotesi di una Cina mediatrice per porre fine alla guerra è “inverosimile”, anche se “Pechino può parlare di cessate il fuoco e mediazione per sottrarsi dalle colpe”, ha detto all’agenzia Reuters.

D’altronde, soltanto pochi minuti dopo l’annuncio dell’incontro tra Sullivan e Yang, alla vigilia del faccia a faccia c’è stata una fuga di notizie: alcuni funzionari statunitensi hanno rivelato che la Russia potrebbe aver chiesto aiuto militare alla Cina per poter continuare i suoi sforzi in Ucraina.

Ecco, dunque, il dilemma cinese davanti alla situazione in Ucraina: sostenere la Russia in chiave anti-occidentale e di scontro tra modelli o spendersi sul fronte diplomatico per il cessate il fuoco.

Non sembra dunque un caso che gli Stati Uniti abbiano rivelato agli alleati che la Cina si è detta disponibile a fornire assistenza militare alla Russia per sostenere la sua invasione dell’Ucraina. È quanto rivelato dal Financial Times dopo l’incontro tra Sullivan e Yang. I funzionari statunitensi hanno inviato cablo agli alleati in Europa e in Asia: credono che la Cina stia cercando di aiutare la Russia mentre pubblicamente invoca una soluzione diplomatica al conflitto. “Abbiamo visto la Cina fondamentalmente dare la tacita approvazione a ciò che la Russia sta facendo, rifiutando di aderire alle sanzioni, incolpando l’Occidente e gli Stati Uniti per l’assistenza che stiamo dando all’Ucraina [e] affermando di voler vedere un risultato pacifico, ma essenzialmente non facendo nulla per ottenerlo”, ha dichiarato un funzionario citato dal quotidiano.

La mossa americana sembra essere questa: unire il fronte occidentale contro la Russia e contro chiunque sostenga la guerra di Vladimir Putin. “Gli Stati Uniti non permetteranno che ci sia un’ancora di salvezza per la Russia da queste sanzioni economiche da qualsiasi Paese, in qualsiasi parte del mondo”, ha dichiarato Sullivan prima di partire per Roma. Un avvertimento alla Cina di Xi Jinping, che sì ha recentemente rilanciato la sua amicizia con la Russia ma non può sottovalutare le ripercussioni economiche della risposta occidentale al conflitto in Ucraina visti gli scambi con Unione europea e Stati Uniti.

Putin armato dalla Cina? L'avvertimento Usa agli alleati (e a Pechino)

Oggi incontro di 8 ore a Roma tra il consigliere per la sicurezza nazionale Sullivan e l’omologo Yang. Ucraina in cima all’agenda. Biden punta a smuovere Xi dalla sua posizione di neutralità ufficiale e lo fa minacciando un fronte unito dell’Occidente contro chiunque sostenga anche indirettamente la guerra di Putin

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