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Tonfo della finanza mondiale: l’attacco russo fa precipitare borse, criptovalute e materie prime. Questa mattina le Borse di Mosca e San Pietroburgo hanno annunciato che le contrattazioni sono chiaramente sospese a causa dell’operazione militare russa lanciata in Ucraina. La ripresa degli scambi verrà comunicata in giornata”, spiega una nota della Borsa russa (Moex). A Borsa di San Pietroburgo, la seconda piazza finanziaria del Paese, ha annunciato che un “divieto di offerte e contratti per tutte le modalità di negoziazione e per tutti i tipi di titoli”.

I mercati internazionali hanno pesantemente risentito della campagna di invasione ordinata da Vladimir Putin. Mosca che ha riaperto le  contrattazioni, sprofonda e segna perdite record: l’indice Moex scende del 45,22%, mentre l’Rts, denominato in dollaro, affonda del 49,79%. La Banca centrale russa ha annunciato “interventi” sul mercato dei cambi per “stabilizzare la situazione” dopo il crollo del rublo.

Le borse asiatiche scendono a picco. Hong Kong cede, Seul, Tokyo, Shenzhen e Shanghai perdono attorno i due punti. In calo anche quelle oceaniche.

Effetti anche sulle materie prime: l’oro tradizionale bene rifugio è salito sui massimi da 13 mesi a 1.948 dollari l’oncia, il Brent vola oltre i 100 dollari al barile per la prima volta il 2014 a 102,22 (+5,6%) dopo un massimo a 102,48 mentre il Wti scambia a 97,04 dollari al barile (+5,3%). La Russia è il terzo produttore di oro al mondo e il secondo di greggio. Prezzi record anche per l’alluminio, oltre soglia del 2008, a 3.388 dollari la tonnellata. Balza il prezzo del gas a 87,45 euro al Mwh (+9%).

Bitcoin e altre criptovalute sono scese dopo che la Russia ha lanciato l’attacco in Ucraina. Gli analisti dicono che questa crisi potrebbe spingere la criptovaluta più scambiata al mondo sotto i 30.000 dollari. Al momento i 34,617.93 dollari toccati oggi sono il livello più basso dal 20 luglio scorso, secondo la società di dati CoinGecko. Ethereum è sceso del 12% a 2.336,16 dollari e Dogecoin del 14,4%. I futures azionari statunitensi sono crollati. I futures S&P 500 sono scesi di oltre il 2%, quelli del Dow Jones Industrial Average hanno perso più di 600 punti.

La reazione è scomposta, isterica e segue un trend già visto in questi giorni, quando le piazza di scambio azionarie hanno seguito positivamente apparenti segnali positivi e perso davanti alle dinamiche in escalation. Un andamento che per molti aspetti ripercorre traiettorie seguite già nel corso della storia, con i mercati che tendono a calare rapidamente quando le guerre sono tempistive (anche se questa non lo è stata del tutto) ma statisticamente dopo l’inizio delle ostilità recuperano rapidamente.

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