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Nel fine settimana è tornata al centro dell’attenzione mediatica la centrale nucleare più grande d’Europa, quella di Zaporizhzhia. Situato nel sudest dell’Ucraina, a 200 chilometri dal confine con la Russia, l’impianto è sotto occupazione russa da inizio marzo ed è rimasto operativo grazie al lavoro dei tecnici ucraini. Ma una serie di attacchi missilistici ne ha stravolto l’equilibrio precario e innescato una battaglia di narrative tra Kiev e Mosca.

Tutto è iniziato venerdì, quando un bombardamento russo ha interrotto una linea ad alta tensione e costretto i tecnici a “spegnere” un reattore. Dopodiché nella giornata di sabato sono piovuti missili russi vicino a un impianto di stoccaggio a secco, dove sono conservate 174 casse di combustibile nucleare esausto, ha detto Energoatom, l’azienda statale ucraina per l’energia nucleare.

Le esplosioni hanno ferito un lavoratore e danneggiato i rilevatori per il monitoraggio delle radiazioni, cosa che secondo Energoatom rende “impossibile il rilevamento tempestivo e la risposta in caso di aggravamento della situazione delle radiazioni”. Secondo Yevhenii Tsymbaliuk, ambasciatore ucraino presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea), l’obiettivo delle forze russe era causare dei blackout nell’Ucraina meridionale.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che il “terrorismo nucleare russo richiede una risposta più forte dalla comunità internazionale”, ossia “sanzioni sull’industria nucleare russa e sul combustile nucleare”. Effettivamente l’industria nucleare russa rappresenta la terza voce di introiti più grande del Cremlino. E non è stata considerata durante la stesura delle sanzioni, perché diversi Paesi europei (come Francia, Ungheria, Slovacchia) e addirittura gli Stati Uniti dipendono dalla catena di produzione in mano a Rosatom.

Mosca ha offerto tutt’altra versione degli eventi. L’ambasciata russa a Washington ha accusato i “nazionalisti ucraini” di aver bombardato la centrale per creare “una minaccia radioattiva per l’Ucraina e l’intera Europa”. Non è la prima volta che le autorità ucraine mettono a rischio la sicurezza per “screditare” le forze russe, continua il comunicato. Un’allusione alla saga della centrale di Chernobyl, caduta brevemente in mano alle forze russe a inizio invasione, che fa pensare a un tentativo speculare di incolpare il governo ucraino e sfiduciarne i cittadini.

L’ipotesi si avvalora se si considera che le autorità russe in controllo della regione di Zaporizhzhia stavano già pianificando un “referendum” sull’annessione alla Russia. Lunedì (8 agosto, ndr) è stato annunciato ufficialmente. Intanto la Tass ha prodotto un peana sulla “vita pacifica” che “si sta gradualmente ristabilendo in questi territori” mano a mano che “vengono integrati nel quadro giuridico ed economico della Russia. Le autorità locali affermano di voler aderire alla Russia e organizzano un referendum in merito a settembre. L’Ucraina, tuttavia, continua a bombardare le strutture civili nei territori liberati”.

Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha ingiunto di sospendere immediatamente i bombardamenti e chiesto alle autorità (gli invasori russi) di garantire l’accesso degli ispettori internazionali dell’Iaea, in linea con la richiesta ucraina. “Qualsiasi attacco a una centrale nucleare è un suicidio”, ha dichiarato lunedì durante una conferenza stampa in Giappone, dove sabato ha partecipato alla cerimonia di commemorazione del bombardamento di Hiroshima.

Zaporizhzhia centrale nucleare

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