Skip to main content

L’acqua è passata, la tensione un po’ meno. Mentre soffiano venti di guerra in Ucraina l’Europa torna a parlare di Cina e Indo-Pacifico e riapre ferite che sembravano ricucite, almeno in parte. A Parigi martedì è stato il giorno della riunione del G7 esteri sulla crisi nel Donbas e l’ombra di un’invasione russa a Kiev. Ma è stato anche il giorno del forum dell’Ue sull’Indo-Pacifico.

Non un evento qualunque: all’ombra dell’Eliseo, sotto la regia del capo della diplomazia francese Yves Le Drian, si sono riuniti i ministri degli Esteri e i rappresentanti dei principali Paesi Ue e di trenta Stati della regione. Può sembrare cosa di poco conto, se confrontata con l’escalation militare in Est Europa. E invece così non è: con notevole ritardo rispetto all’alleato d’Oltreoceano Bruxelles inizia a guardare al quadrante globale più caldo nella competizione con la Cina.

Dopo la pubblicazione della strategia Ue per l’Indo-Pacifico e di un documento programmatico statunitense, anche la Francia di Emmanuel Macron, che in questo momento detiene la presidenza del Consiglio Ue, ha rivelato la sua road map ufficiale. Che rema in direzione diversa, per non dire opposta, a quella di Joe Biden.

Quest’ultima è infatti incentrata su una sola priorità: costruire un’alleanza di Stati nell’Indo-Pacifico per “contenere” l’espansionismo cinese, creare una forte deterrenza militare nell’area e al tempo stesso una rete di rapporti commerciali tra alleati. “Un equilibrio di influenza” per evitare che la Cina “abbia successo nel trasformare le regole e le norme di cui hanno sempre beneficiato l’Indo-Pacifico e il mondo intero”.

Niente a che vedere con la strategia francese, presentata nella sua ultima versione al forum di Parigi martedì. Diversa già nella copertina del documento, nota Asia Nikkei Review: se la strategia americana si apre con una fotografia della West Coast statunitense nel Pacifico di fronte alle coste cinesi, la copertina del documento francese inquadra l’Oceano Indiano e le coste orientali africane. È il segno eloquente di due visioni difficilmente conciliabili su come muoversi nel quadrante più caldo del mondo.

Ma non è solo la copertina a fare il libro. Il forum francese, passato in sordina per le vicende ucraine, ha riportato a galla lo strappo diplomatico di Aukus, il patto militare tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito per la costruzione di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare. Annunciato a settembre da Biden e i premier britannico e australiano Boris Johnson e Scott Morrison, l’accordo ha mandato in fumo una commessa di sottomarini da 53 miliardi di euro tra Francia e Australia e innescato una crisi diplomatica tra la Casa Bianca e l’Eliseo.

Rientrata ma solo a metà, a giudicare dal documento presentato dai francesi martedì. All’epoca Macron parlò di “tradimento” e “coltellata alla schiena”. Nella strategia dell’Eliseo oggi non c’è traccia di parole al vetriolo. Eppure le distanze con Washington ci sono, eccome. L’Australia di Morrison ad esempio, considerata dalla Casa Bianca il più fidato alleato nella strategia di contenimento cinese nella regione, non compare più tra “gli alleati strategici” nell’Indo-Pacifico, fra cui invece era elencata nella prima versione della bozza.

Il piano Aukus e il conseguente affondamento dell’accordo miliardario con Parigi sono arrivati “senza previe consultazioni o avvisi” e “hanno portato a una rivalutazione della vecchia partnership strategica”, scrive in apertura Le Drian. “La Francia – prosegue il documento – cercherà una cooperazione bilaterale con l’Australia caso per caso”.

Di Cina si parla a lungo, ma con toni assai diversi da quelli usati dalla diplomazia americana. I francesi riconoscono che il potere di Pechino nell’area “sta aumentando” e che “le sue rivendicazioni territoriali sono espresse con forza sempre maggiore”. Dunque l’auspicio: “Vogliamo che l’Indo-Pacifico rimanga un’area aperta e inclusiva, in cui ogni Stato rispetta la sovranità altrui”. Non proprio una dichiarazione di guerra.

Se con Washington però lo strappo è stato parzialmente ricucito, tra Parigi e Canberra non tira una buona aria. Anche per questo negli ultimi mesi la Francia, primo Paese europeo come presenza nell’Indo-Pacifico con una popolazione di 1.6 milioni di abitanti nei territori francesi d’oltremare, ha iniziato a guardarsi intorno per cercare un nuovo alleato-chiave nella regione. Come l’India di Narendra Modi, con cui Parigi vanta ottimi rapporti risalenti nel tempo e recentemente ha rafforzato la partnership con un accordo di collaborazione nell’Oceano indiano e la vendita di 36 jet Rafale.

Più Indo che Pacifico. Se Macron sbuffa contro Biden

A Parigi il forum per l’Indo-Pacifico e la presentazione della strategia nel quadrante geopolitico più caldo. A quattro mesi dallo strappo Aukus Macron è ancora offeso con gli Usa per i sottomarini anti-cinesi. E sbianchetta l’Australia dalla lista degli amici

Chi riconosce le repubbliche del Donbass (anche in Italia)

Mentre l’Occidente scarica l’artiglieria delle sanzioni, gli alleati di Putin si schierano a favore dell’indipendenza di Donetsk e Luhansk (anche se alcuni più timidamente). L’appello dei Radicali torinesi contro l’unica rappresentanza diplomatica del Donbass esistente in Europa

 

Primo bilancio, altro mega-dividendo. Stellantis fa felici (di nuovo) gli azionisti

Il gruppo italo-francese nato dalla fusione tra Fca e Psa chiude il suo primo bilancio con 13,4 miliardi di utile e dividendi per 3,3. Agli Agnelli una cedola di oltre 460 milioni, ma anche Parigi, azionista al 6,1% avrà la sua fetta. E il titolo in Borsa si infiamma

Piazza rossa (di rabbia). Mosca attacca Di Maio

Duro attacco del ministero degli Esteri russo contro Luigi Di Maio dopo il suo question time al Senato, “ha una strana idea di diplomazia”. A Mosca non hanno gradito la fermezza del ministro sulla crisi ucraina e la sospensione dei vertici con l’Italia. La Farnesina risponde: “Basta provocazioni”

Azione di Calenda è una scommessa interessante. Bonanni spiega perché

La nuova formazione politica che si rifà alla cultura liberale, socialista e popolare sturziana, fa riapparire tutti i segni fecondi tracciati dai Costituenti riguardo alla necessità vitale della Repubblica di contare su associazioni politiche che attraverso la partecipazione dei cittadini possano rendere salda la democrazia e realizzabile il governo responsabile delle comunità

Fatta la legge elettorale, trovato il disaccordo. Scrive Pasquino

Tra gli elementi non considerati nella scelta di una legge elettorale c’è la premessa scientificamente e eticamente doverosa: quanto potere conferisce agli elettori. L’analisi di Gianfranco Pasquino, accademico dei Lincei prossimamente in libreria con “Tra scienza e politica. Una autobiografia” (Utet)

La direttiva Ue sulla responsabilità? Interessa solo l’1% delle aziende

La Commissione ha presentato le nuove regole e una comunicazione contro il lavoro forzato. Le aspettative sono alte ma la realtà meno. Tanto che il principale promotore, il vicepresidente Dombrovskis, non ci ha messo il cappello

Tra debito italiano, Pvs e Cina manca un nuovo Rapporto Craxi

Il documento redatto dall’ex presidente del Consiglio italiano nella veste di Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per affrontare il problema del debito, approvato all’unanimità dall’Onu nel 1990, si potrebbe proporre oggi? L’Italia ha la stessa visione e autorevolezza di allora?

Il Giappone sanziona la Russia e si schiera più a Occidente dell'Europa

Interesse a regolare conti aperti con Mosca, volontà di allinearsi al flusso occidentale mosso da Washington, pensiero strategico sulla Cina. Le ragioni della scelta di Tokyo

Francesco, l’Ucraina e l’urgenza di un nuovo pacifismo

Il grande valore culturale, prima che politico, della giornata di digiuno indetta dal vescovo di Roma per il 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, raccontato da Riccardo Cristiano

×

Iscriviti alla newsletter