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Il gigante cinese dello shopping online Shein, sotto accusa per concorrenza sleale, violazione delle normative e sfruttamento del lavoro, ha messo in campo un vero e proprio “dream team” di ex politici e consulenti. Obiettivo dichiarato: difendere la propria reputazione e aprirsi tutte le porte del potere, da Parigi a Bruxelles, da Washington a Londra.

Tra i consulenti di punta, come racconta il quotidiano francese Le Monde, figura l’ex commissario europeo Günther Oettinger, ingaggiato come “consulente in cybersicurezza” con un contratto da quasi 200.000 euro già nel 2023. Al suo fianco l’ex ministro dell’Interno francese Christophe Castaner, la cui nomina ha suscitato forti polemiche nel settore moda: nel gennaio scorso Castaner ha elogiato Shein come “il marchio più popolare al mondo” e attaccato il disegno di legge sul “malus” per la fast-fashion, definendolo “abbastanza disgustoso” davanti alle telecamere di BFM. Completano il quartetto d’eccezione l’avvocata ed ex segretaria di Stato Nicole Guedj, nota per la sua attività a difesa dei diritti umani, e Bernard Spitz, ex presidente del polo Internazionale ed Europa del Medef (la Confindustria francese).

Dal 2023 la piattaforma si avvale anche di due agenzie di comunicazione di primo piano: Image 7 (fondato da Anne Méaux), già al servizio di Hermès e Kering, per il “giro in società” a Parigi, e Plead (Havas-Vivendi) per la gestione delle crisi. A loro si è aggiunto Fabrice Layer, ex lobbyista di Huawei, attualmente indagato per corruzione nel Parlamento europeo.

Sul fronte americano, quando nel 2023 Shein ha puntato a un’IPO a Wall Street, Donald Tang, presidente esecutivo, ha investito quasi 2 milioni di dollari in lobbying, sette volte più dell’anno precedente. In Usa lavorano per lei Mark Aitken (già difensore di un produttore cinese di droni) e una trentina di altri lobbisti. Ma l’esplosione dei sospetti su lavoro forzato e legami con il Partito comunista cinese ha spinto parlamentari come Marco Rubio, segretario di Stato americano, a chiedere indagini alla Sec, costringendo il gruppo a valutare un’alternativa: l’Ipo londinese, affidata a UBS e Barclays.

A Bruxelles, oltre a Oettinger, Shein accumula scontri con la Commissione europea: nel febbraio 2024 l’azienda è stata formalmente indagata dopo essere stata inserita fra le Vlop (piattaforme molto grandi) nel Digital Services Act. I numeri sono però dalla sua parte: 130 milioni di utenti mensili in Europa e 30 miliardi di fatturato nel 2022. Per controbattere le critiche, Shein ha incaricato Oxford Economics di uno studio “impatto-friendly” che parla di 640 milioni di contributo al prodotto interno lordo francese e 2.900 posti di lavoro creati nel 2023. Per il 2025 Tang continua il “tour degli investitori” e moltiplica le uscite sui media per difendere il motto: “Facciamo pedagogia”.

Chi c’è nella squadra di lobbisti del colosso cinese Shein 

Il colosso del fast fashion cinese ha reclutato ex vertici politici e studi di comunicazione di alto profilo per rafforzare la propria difesa d’immagine. In Francia l’ex ministro Castaner, a Bruxelles l’ex commissario Oettinger e negli Usa decine di professionisti

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