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Il 6 gennaio 1941 il Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Roosevelt ha presentato al Congresso un discorso ricordato come la dottrina politica delle quattro libertà, quattro diritti fondamentali che ogni persona nel mondo dovrebbe godere: la libertà di espressione, la libertà di religione, la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura.

L’Associazione Amerigo, presieduta da Edoardo Imperiale, riunisce gli International Visitors italiani dei programmi di scambi culturali internazionali promossi dal Dipartimento di Stato americano e promuove da dieci anni un premio alle opere letterarie che si ispirano alle quattro libertà fondamentali.

I premiati di questa edizione ospitata dal Centro Studi Americani di Roma sono stati:

  • per la LIBERTÀ DALLA PAURA: Tutta la vita che resta  – Uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami – di Roberta Recchia – Rizzoli 2024
  • per la LIBERTÀ DI OPINIONE: Noi siamo pari – Una guida pratica rispetto alle differenze – di Elena Lenzi e Roberta Giommi – Mondadori 2024
  • per la LIBERTÀ DI RELIGIONE: – La legge del desiderio – Radici bibliche della psicanalisi – di Massimo Recalcati -Frontiere/Einaudi 2024

Tra i soci fondatori di Amerigo ho avuto piacere di leggere le motivazioni al premio al prof. Massimo Recalcati per il suo saggio: “Il recente passaggio di Pontificato ha messo in evidenza la forte spinta innovatrice all’interno della Chiesa cattolica ed è rifiorita la discussione sulla fede cristiana e il suo ancoraggio ai testi biblici. L’autore analizza con grande profondità i testi evangelici per dimostrare l’importanza della parola di Gesù nel liberare l’uomo e lo aiuta a rendere la vita più piena in una continua rinascita che la rende degna di essere vissuta”. Il prof. Recalcati ha voluto ricordare come non ci debba essere “nessuna guerra di religione nel suo nome perché la sua parola non vuole imporre una religione che sia superiore alle altre, ma vuole rendere possibile alla vita di essere davvero viva, di essere una vita capace di vita”. Per una inaspettata convergenza un imam italiano è stato invitato a leggere le motivazioni al premio letterario per la libertà di religione conferito ad un autore che parla delle radici bibliche della psicanalisi.

Questo paradosso di un confronto tra un teologo musulmano e un terapeuta cristiano mi ha ricordato il confronto della scorsa estate con l’artista Pistoletto sul tema creazione e paradiso. In entrambi i casi, la libertà di espressione e la libertà dalla paura sembrano aprirsi ad un confronto sulla libertà di religione, nel senso che non si deve più avere paura di esprimere una opinione sulla religione, su Gesù, la legge, l’amore, la vita, la creazione o il paradiso, anche quando questa opinione non ha più alcun senso religioso.

Il senso religioso è, infatti, distante da qualsiasi dogmatismo, proibizionismo, nazionalismo, formalismo, esclusivismo, estremismo, per come viene interpretato da alcuni rappresentanti che hanno commesso l’errore di aver snaturato il linguaggio simbolico del messaggio spirituale e che hanno preteso tiranneggiare negando ogni libertà e dignità al dibattito intellettuale che non è mai speculazione fine a sé stessa. Parallelamente, occorre forse rispettare la grammatica specifica di ogni religione, scienza e arte ed evitare di imporre il parametro omologante della ragione del relativismo delle opinioni più o meno pertinenti.

Undici mesi dopo la dichiarazione del Presidente Roosevelt sulla libertà di espressione e di religione tra i fondamenti dei diritti umani, gli Stati Uniti d’America entrarono nella Seconda guerra mondiale. La vittoria militare contro il Giappone e contro i nazisti in Europa ha presentato gli Stati Uniti d’America come potenza mondiale di liberazione, protagonista dell’assetto politico internazionale con il trattato di Jalta, l’avviamento dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la divisione e smilitarizzazione della Germania in due Stati, l’espansione territoriale della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in mezza Europa, l’internamento, senza processo, di decine di migliaia di giapponesi statunitensi in campi di prigionia nella costa occidentale.

Speriamo che alcuni scenari drammatici non si ripetano e che si possa imparare dalla storia e rispettare i diritti dei popoli. Premiare alcuni intellettuali che si sforzano di aggiornare le declinazioni delle quattro libertà nella società italiana contemporanea ha molto senso, soprattutto quando assistiamo ad alcuni preoccupanti segnali sparsi di negazionismo dei valori universali e dei diritti fondamentali.

 

 

 

Perché premiare opere che si ispirano alle libertà fondamentali. L'intervento di Pallavicini

Premiare alcuni intellettuali che si sforzano di aggiornare le declinazioni delle quattro libertà nella società italiana contemporanea ha molto senso, soprattutto quando assistiamo ad alcuni preoccupanti segnali sparsi di negazionismo dei valori universali e dei diritti fondamentali. Imam Yahya Pallavicini, associazione Amerigo, racconta la decima edizione del Premio dell’Associazione, che da dieci anni viene conferito alle opere letterarie che si ispirano alle quattro libertà fondamentali

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