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Per Berlusconi sul Colle siamo ancora alla pretattica, al dire e non dire, soprattutto a tenere coperti i giochi mostrando sorrisi e facce d’occasione.

Un centrodestra che per la prima volta ha sulla carta la maggioranza relativa dei votanti per il Quirinale non può d’altronde sprecare le proprie cartucce puntando su un unico cavallo, soprattutto quando in campo vuole scendere il leader maximo. Serve quindi come minimo molta attenzione, anche per le ricadute politiche se l’operazione facesse flop.

Chiaro che una parte degli elettori “patrioti” quel Berlusconi sul Colle non ce lo vedrebbe proprio, ma ben meglio lui che un avversario e quindi è possibile e conveniente garantirgli – almeno dalla quarta votazione – un pacchetto sicuro di voti, magari controllabili a vicenda. I sistemi per farlo sono semplici e collaudati per esempio invitando gli elettori azzurri a scrivere sulla scheda “Silvio Berlusconi”, ai leghisti  “Berlusconi Silvio” e ai “Fratelli”  – poniamo – “Berlusconi”. Verrebbero riservate altre scelte minori ai nuovi possibili arrivati da altri gruppi che venissero raccolti dal Cavaliere e dai suoi profeti (tipo scrivere “S. Berlusconi” o “Berlusconi S.”). Certamente – a cominciare da Vittorio Sgarbi che si auto-dichiara rumorosamente uno di questi messaggeri, a metà tra la boutade e (forse) la verità – c’è un attento corteggiamento  in corso  soprattutto verso quegli onorevoli e senatori rimasti senza casacca e a cui non piace l’elezione di Draghi al Colle con il rischio di interrompere la legislatura un anno prima. Tra l’altro gli esperti di pretattica elettorale fanno sapere che solo se la legislatura arriverà a fine settembre scatterà il quinquennio “convenzionale” per permettere ai futuri “ex” di percepire comunque, a 65 anni,  il (pur ridotto) vitalizio parlamentare, guai quindi a cadere ad un passo dal traguardo.

Messi presuntivamente in cassaforte i 450 voti berlusconiani dello schieramento-base, ne restano però da trovare almeno un’ altra sessantina ed è qui che Berlusconi chiede agli alleati una prova di fede bloccando il pacchetto “garantito”  che però – al massimo – durerà lo spazio di un paio di scrutini e solo se in prima battuta il quorum fosse sfiorato, tanto da convincere qualche ultimo dubbioso di possibile acquisto a fare un salto dell’ultima ora.

Se il Cavaliere non passasse infatti alla quarta o quinta votazione (prima il quorum è troppo alto) sarà poi il “liberi tutti” ed è qui che gli alleati – finiti gli attestati di omaggio e di riconoscenza – chiedono un piano di riserva identificando per tempo una persona “di area” che non sia Berlusconi ma possa raccogliere consensi di tutti. Un nome da trovare (e forse già trovato) ma da non diffondere perché altrimenti sarebbe a rischio di abbattimento precoce.

Personalmente – al di là delle cortine di fumo che sono state sollevate per confondere il campo, tipo proporre l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini o Letizia Moratti – ritengo che

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE DEL SENATO

Intanto Berlusconi è appunto a caccia di voti e come intercettare possibili clientes è teoricamente facile: garantire collegi e sicurezze, anche se la riduzione dei seggi nella prossima legislatura rende tutto più difficile, ma per molti potenziali (ex) peones  – soprattutto in campo M5S – non è che ci siano molte alternative.

Partita aperta, quindi, ma attenti ai depistaggi…

 

Cavaliere sul Colle, perché siamo ancora alla pretattica

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