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Il Covid-19 ha lasciato dietro di sé un’altra vittima: la battaglia mondiale contro la corruzione. Quest’anno, nonostante i molteplici impegni a livello governativo – e non solo -, la media globale delle misure anti-corruzione (43 punti su 100, secondo il Corruption Perceptions Index, CPI, 2021, l’indice di percezione della corruzione di Transparency International) è rimasta invariata. L’ultimo report dell’organizzazione Transparency International indica che due terzi dei Paesi hanno punteggio inferiore a 50, evidenziando che hanno seri problemi di corruzione, mentre 27 Paesi hanno il punteggio più basso di sempre.

Il monitoraggio dell’organizzazione rileva che in un momento di grande crisi, gli sforzi contro la corruzione sono in stallo in tutto il mondo, per cui anche i diritti umani e la democrazia sono sotto attacco. “Questa non è una coincidenza – si legge nel report -. La nostra ultima analisi mostra che la protezione dei diritti umani è fondamentale nella lotta alla corruzione: i Paesi con libertà civili ben protette generalmente ottengono punteggi più alti, mentre i Paesi che violano le libertà civili tendono a segnare più bassi. La pandemia globale di Covid-19 è stata utilizzata anche come scusa per limitare le libertà fondamentali ed eludere importanti controlli ed equilibri”.

Daniel Eriksson, ceo di Transparency International, spiega che in contesti autoritari, in cui il controllo è nelle mani di pochi, i movimenti sociali sono l’ultimo freno rimasto al potere: “È il potere collettivo detenuto dalla gente comune di tutti i ceti sociali che alla fine produrrà la responsabilità”. Per fermare le violazioni ai diritti umani, il declino globale della democrazia, è urgente accelerare la lotta contro la corruzione. E, purtroppo, i risultati di quest’anno sostengono che tutte le regioni del mondo sono bloccate quando si tratta di combattere la corruzione nel settore pubblico.

La situazione è molto critica in Medio Oriente e nel Nord d’Africa. “Gli interessi di pochi potenti continuano a dominare la sfera politica e privata, e le limitazioni alle libertà civili e politiche bloccano ogni progresso significativo – riferisce Transparency -. Nell’Africa subsahariana, i conflitti armati, le transizioni violente di potere e le crescenti minacce terroristiche, combinate con la scarsa applicazione degli impegni anticorruzione, privano i cittadini dei loro diritti e servizi fondamentali”.

Nell’Unione europea, per esempio, si continua a lottare contro il Covid-19, e questo minaccia in parte l’immagine “pulita” della regione. In alcuni Parsi dell’Asia del Pacifico, delle Americhe, dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, le restrizioni per la gestione del Covid limitano le libertà civili fondamentali e consentono alla corruzione di restare incontrollata. Anche i Paesi con performance elevate da tempo hanno mostrano segni di declino nel 2021.

E in Italia? Lo sforzo anti-corruzione nell’ultimo decennio ha registrato qualche progresso. L’Italia è passata da 42 punti nel 2012 ai 56 attuali con “un significativo” miglioramento. Secondo Transparency International, l’Italia ha tratto vantaggio dalle riforme, anche se rimane tra i Paesi che hanno un punteggio meno brillante e sarebbe necessaria una riforma sulle regole di chi ha il controllo effettivo delle società o dei trust: “Devono essere sanati urgentemente i gap legislativi delle attività di lobbying e su chi ha l’effettivo controllo sulle società”.

 

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