Skip to main content

Quando penso a Greta e al suo impegno per l’ambiente, che non è isolato ma è quello di tante ragazze e ragazzi come lei, e alle reazioni degli ‘adulti’ mi viene sempre in mente la favola ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’, che finisce con la cruda e sincera osservazione del bambino quando grida ‘Il re è nudo’. A essere nudi in questa che non è una favola ma purtroppo la dura realtà sono i grandi della terra e i loro vestiti nuovi sono i proclami e le azioni per contrastare il cambiamento climatico.

Come rispondere a una generazione che teme di vedersi strappare il futuro? L’unico modo è cominciare subito a fare qualcosa e iniziare la transizione energetica che ci porti in un domani che dev’essere il più vicino possibile a utilizzare solo fonti pulite. Che è l’impegno giustamente preso da Mario Draghi.

Le dichiarazioni di Mario Draghi svelano anche l’altra faccia della medaglia: come la classe dirigente, i media e la politica stanno gestendo il movimento F4Future. Perché va bene cogliere e sostenere la voglia dei giovani di essere protagonisti – finalmente qualcosa su cui combattere dopo anni in cui sono mancati motivi ‘coinvolgenti’ per l’impegno politico – ma una classe dirigente ha il compito di spiegare che governare e gestire un percorso di transizione è cosa diversa dal rilanciare ogni volta verso obiettivi sempre più ambiziosi e, verrebbe da chiosare, per questo irraggiungibili. Quello del cambiamento climatico è un problema ‘complesso’ perché multidimensionale, multifattoriale e multilaterale. E per questi motivi non si può risolvere con uno schioccare di dita, con formule astratte o soluzioni miracolose.

La prossima occasione per fare un passo avanti è al Cop 26 di Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. La città ha un grande valore simbolico come sede per parlare di ambiente: è quarta al mondo nel Global destination sustainability index e allo stesso tempo è la prima economia della Scozia, che nella sua est coast, precisamente nel bacino orientale delle isole Shetland, continua a estrarre il Brent che è una delle incarnazioni del ‘Re petrolio’. Continuando quindi a essere un punto di riferimento per il prezzo della fonte fossile per eccellenza.

Cosa può accadere a Glasgow o, meglio, cosa possiamo augurarci che accada? Che ci sia un’accelerazione di un processo essenziale, cioè un’alleanza stretta fra politica ed economia che permetta di mettere in campo le azioni necessarie a contrastare il cambiamento climatico. Perché un punto è chiaro: da soli, Stati o imprese non possono andare da nessuna parte. Questo vale anche per le grandi nazioni come Usa o Cina e, logicamente, anche per l’Europa. L’alleanza sarebbe il primo passo necessario a cominciare un cammino che altrimenti si prospetta lungo e accidentato, pieno di ostacoli – le resistenze di chi minimizza l’impatto del climate change e non intende smuoversi dallo sfruttamento del Re petrolio – ma anche di opportunità. Un re che, va ricordato, garantisce una quota importante di materia prima grazie ai suoi 100 milioni di barili al giorno e per questo non si mette in soffitta con uno slogan. Ma con delle soluzioni praticabili.

Tra queste vale la pena segnalare il ritorno delle exhibition e delle conference fra operatori, da Aberdeen a Londra fino a Ravenna che con l’Offshore mediterranean conference ha riunito, a fine settembre, i protagonisti del settore per parlare di questioni operative. Quest’anno l’Omc fin dal titolo ha dichiarato qual è il futuro degli incontri al vertice del settore energetico: “Ripensare energia insieme, alleanze per un futuro energetico sostenibile”.

Il cammino è iniziato, quindi, e si discute ovunque di progetti nel campo dell’eolico o del solare a mare, da realizzare con le tecnologie più diverse, a cominciare da quelle che prevedono impianti galleggianti al largo delle coste. In questa direzione mi permetto di segnalare che non basta trovare risorse ‘alternative’ agli idrocarburi ma pensare in modo olistico alla produzione di beni e servizi. Un esempio di politica industriale integrata presentato proprio all’Omc, lo “Schema Industriale Zero Waste”, che è stato sviluppato da Assorisorse coinvolgendo nella progettualità aziende come Eni, Hera spa, Saipem, Maire Tecnimont, Sibelco Italia, Rosetti Marino e altre con differenti specializzazioni.

Ecco come l’obiettivo di integrare diverse tecnologie per trattare i rifiuti, con riciclo del vetro, digestione anaerobica della frazione organica, riciclo plastiche e conversione frazione secca a etanolo ed idrogeno valorizzando le componenti recuperabili e convertendo le frazioni non recuperabili in biometano, idrogeno e chemical diventa un modo diverso di pensare alla produzione dei beni.

Nello stesso tempo il mondo delle fonti fossili, ovviamente, non sta fermo. Le recenti impennate dei prezzi del petrolio e soprattutto del gas naturale indicano non solo giochi di prezzi di un ciclo rialzista degli idrocarburi o di paure scatenate dalla scarsa capacità inutilizzata del ciclo produttivo, ma anche veri e propri ricatti di alcuni GasStati verso il ‘mercato’, soprattutto quello europeo. Le dinamiche del prezzo del gas naturale come materia prima, come avevo scritto in “Gas naturale. L’energia di domani”, sono sempre più simili a quelle del petrolio, con oscillazioni dei cicli rialzista o ribassista. Non importa più dove viene prodotto visto le evoluzioni in termini di ‘portabilità’ tra gasdotti o Gnl: si comporta come qualsiasi altra commodity, subendo variazioni di prezzo dopo decenni da un sistema ‘controllato’.

Viene da chiedersi allora cosa sarebbe successo in Italia senza i 5 miliardi di mc del gasdotto Tap: da questo punto di vista il possibile allargamento delle forniture a 12 mld sarebbe quantomeno auspicabile in tempi rapidi. E sul tema interconnessioni, che non vale solo per l’Italia ma riguarda tutta l’Europa, il Tap  ha creato una condizione favorevole visto che il differenziale tra Psv e Ttf si è ridotto a zero nonostante il costo logistico. Il tema dunque non è aumentare l’interconnessione delle reti – a meno che non la si guardi in ottica di flussi aggiuntivi che arriveranno dalla pipeline tanto contesa Nord Stream 2 – anche se avere più interconnessioni è comunque un dato positivo. Oggi il tema è diversificare le fonti e aumentare le capacità di stoccaggio.

Su questo punto riprendo una mia proposta, cioè la ripresa della produzione nazionale sfruttando i giacimenti dell’Adriatico (per non parlare dell’alto Adriatico). Già sarebbe un passo avanti rimuovere lo stallo prodotto dai governi Conte I e II, che hanno prodotto un piano, il Pitesai, che da tre anni viene richiamato ma che non è mai stato davvero attuato e che ha comportato uno stop della ricerca e produzione in Adriatico congelando almeno 2 miliardi di mc anno. Se a qualcuno 2 miliardi di metri cubi paiono pochi, consiglio di passare dalle casse dello stato per verificare quant’è la nostra bolletta energetica oggi.

Possono sembrare temi ‘diversi’ o ‘alternativi’. In realtà tutto si tiene nel cammino (purtroppo lungo) verso la decarbonizzazione. Occorre trovare equilibri e modelli che appunto tengano insieme una sostenibilità ambientale, economica e sociale.

In conclusione, cerco di riassumere cosa serve perché il nostro Paese possa partecipare all’impegno verso un’economia sostenibile che contrasti i pericoli del cambiamento climatico e proceda verso l’obiettivo della decarbonizzazione.

Intanto non basta solo finanziare le soluzioni tecnologiche o redigere un quadro legislativo adeguato, ma servono anche politiche di sistema che determinino la fattibilità e la sostenibilità ambientale sociale ed economica della produzione e dell’utilizzo industriale dell’idrogeno verde o di qualsiasi altra modalità per abbattere CO2. Viste le ingenti risorse europee destinate a sviluppare tecnologie per produrre il ‘vettore idrogeno’, bisogna agire sul divario tra il costo dell’idrogeno rinnovabile e l’idrogeno fossile perché se è troppo alto si fa fatica trovare investitori privati.

Che sono indispensabili, perché se l’investimento è ‘coperto’ esclusivamente da risorse pubbliche il rischio è che i progetti diventino per sempre ‘dipendenti’ dalla salute delle casse dello stato. Invalidando la loro sostenibilità. Vanno quindi sciolti tre nodi essenziali: il principio di addizionalità e contemporaneità della direttiva RED II, perché il rischio è di restare fermi, il ripensamento o l’eliminazione degli oneri di sistema della catena produttiva dell’idrogeno, per ottimizzare la produzione, e la definizione della cumulabilità degli incentivi per arrivare a un’esenzione degli oneri di sistema. Per questo diventa importante il lavoro del Governo Draghi su come utilizzeremo la dote del Pnnr.

Greta & Draghi e i grandi re nudi. Il commento di Bessi

Cosa può accadere a Glasgow o, meglio, cosa possiamo augurarci che accada? Che ci sia un’accelerazione di un processo essenziale, cioè un’alleanza stretta fra politica ed economia che permetta di mettere in campo le azioni necessarie a contrastare il cambiamento climatico

Chi vincerà la corsa all'intelligenza artificiale? Il nuovo progetto targato Eric Schmidt

Come durante la Guerra fredda lo “Special studies project” di Rockfeller e Kissinger rilanciò il dibattito su come vincere la competizione con l’Unione sovietica, così ora lo “Special competitive studies project” promosso da Eric Schmidt (per dieci anni al timone di Google) promette di tracciare la strada per preservare il vantaggio tecnologico sulla Cina. Il focus è l’intelligenza artificiale, il campo su cui si gioca il confronto globale

La trappola della povertà e il malessere in Italia

Nel nostro Paese da un quarto di secolo non solo si cresce ed aumentano i divari ma si è bloccato quello che gli economisti chiamano “l’ascensore sociale” (ossia il modo per ascendere a fasce sociali a benessere maggiore) e si è aggravata “la trappola della povertà”, a volte proprio con misure che avevano l’intenzione di sradicarla. Giuseppe Pennisi analizza gli studi effettuati su questi temi per offrire una interpretazione della matrice economica dei disordini verificatisi negli ultimi giorni

Cresce il Patto sul metano in vista della Cop26

Così si allarga il Patto sul metano in vista della Cop26

Ventiquattro Paesi si aggiungono all’impegno a trazione euro-americana per ridurre le emissioni di metano, gas serra molto più climalterante della CO2. Ecco perché può fare la differenza sulla strada verso la conferenza di Glasgow

Vi racconto Alberto Brandani, il fanfaniano. Il ricordo di Follini

Era un fanfaniano tra i più ortodossi, ma che a differenza del suo leader amava navigare lungo rotte più prudenti e circospette. Non gli farò il torto di dire che eravamo d’accordo. Avevamo visioni diverse e caratteri diversi. La testimonianza di Marco Follini

L'Europa va alla Difesa planetaria. Il nuovo centro a Frascati

Alla base di Frascati dell’Agenzia spaziale europea c’è da oggi un nuovo centro (Neocc) per la difesa da eventuali asteroidi in caduta verso la Terra. Metterà insieme analisi e osservazioni, valutando anche ipotesi di risposta. L’impegno italiano sul tema si conferma di primo piano. È quasi tutto pronto per la partenza di LiciaCube, il piccolo satellite che osserverà da vicino la prima missione di difesa interplanetaria

Il saluto di Formiche ad Alberto Brandani, il Professore indimenticabile

La terra sarà lieve al Professore ed oggi saranno numerose le persone a scoprirsi un po’ più povere. Formiche perde un amico sincero, un maestro. Ciao Alberto, ciao carissimo Professore!

All'origine del male (cinese). Il debito ombra che sta distruggendo un'economia

Per aggirare le regole sull’indebitamento e costruire milioni di case, poi invendute, molti colossi del mattone hanno iscritto i propri debiti fuori dai bilanci ufficiali. E alla fine il bubbone è esploso. Ora l’esposizione immobiliare cinese vale quanto il Pil del Giappone

No-vax e bufale. Se la propaganda italiana si tinge di russo

Gli scontri di piazza a Roma fra manifestanti no-green pass e Forza Nuova e la polizia attirano i riflettori dei giornali governativi russi: su Sputnik a Russia Today servizi sugli idranti e i lacrimogeni. Sulla Pravda un lungo editoriale a favore di cure alternative e del movimento italiano Ippocrate (riferimento dei no-vax)

Il Nobel alla Letteratura 2021 e una riflessione su candidati e vincitori

L’ambito premio ha lasciato indietro il disimpegno o l’alterità esistenziale, dell’ombra e del dolore, per abbracciare una visione civica e politica. È un ottimo progresso: a questo punto nei prossimi anni potrà giungere il momento per rendere il premio universale e rivolto a tutti, dunque anche ai giovani lettori, a coloro che intendono sviluppare la propria immaginazione, non da ultimo a coloro che – per varie ragioni – non dispongono di un bagaglio culturale elevato

×

Iscriviti alla newsletter