Skip to main content

Due miliardi fino al 2035 per lanciare l’Italia a bordo Tempest, il velivolo di sesta generazione promosso dal Regno Unito. È quanto emerge dallo Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale relativo “allo sviluppo di una architettura complessa e interoperabile basata su un Sistema di sistemi di combattimento aereo di sesta generazione”. È stato presentato negli scorsi giorni dal governo alle Commissioni Difesa di Senato e Camera, che avranno un mese di tempo per esprimere i rispettivi pareri. Rientra in un nutrito gruppo di schemi giunti alle Commissioni parlamentari da inizio settembre, relativi a programmi attesi da Forze armate e industrie. Il documento strategico di riferimento è il Dpp 2021-2023, pubblicato dal ministro Lorenzo Guerini a inizio agosto.

IL PROGRAMMA

Promosso da Londra (con adesione di Italia e Svezia), il Tempest resta attualmente alternativo al progetto Fcas sul quale lavorano Francia, Germania e Spagna, in attesa di capire se ci sarà futura convergenza. Per la partecipazione italiana, lo schema al vaglio delle Commissioni parlamentari riguarda la fase 1 del programma, relativa a “valutazione e analisi e progettazione preliminare”. Vale due miliardi di euro fino al 2035, con venti milioni quest’anno e altrettanti per ogni anno fino al 2025. Poi la dotazione annuale dovrebbe salire a 50 milioni fino al 2029, per prevedere il grosso degli stanziamenti negli anni seguenti. Per la fase 2 (“sviluppo avanzato”) si stimano altri sei militari. Per quanto riguarda le caratteristiche del “sistema di sistemi”, lo Stato maggiore della Difesa prevede che sia “incentrato su un velivolo da combattimento a bassa osservabilità (core platform), integrato in una rete di sistemi aerei e spaziali, anche non pilotati e/o autonomi, in grado di supportare operazioni multi-dominio; progettato con architettura aperta e modulare; basato su tutto il potenziale evolutivo associato all’intelligenza artificiale e al Remote Data Processing, per usufruire della massima capacità di elaborazione dei Big data da gestire e, nel contempo, per rimanere protetto e resiliente in ambiente cyber”. Insomma, la sesta generazione aeronautica, pensata per sostituire la linea Eurofighter dal 2035 e operare congiuntamente con gli F-35.

IL CONTRIBUTO INDUSTRIALE

Circa il coinvolgimento industriale, il programma coinvolgerà Leonardo, Mbda Italia, Elettronica e Avio Aero, già aderenti al “Team Tempest”. Di conseguenza, si legge nello schema di decreto, “l’iniziativa interesserà Pmi e start-up nei settori dell’avionica, della sensoristica, delle comunicazioni, dell’intelligenza artificiale, della propulsione, dei materiali, della simulazione, dell’armamento e dei velivoli automomi”. Trattasi di elenco “puramente indicativo e non esaustivo”, spiega la scheda tecnica, considerando che il progetto punta a una completa innovazione, in costante aggiornamento. Previsto anche per questo il coinvolgimento del Mise, delle Università e dei centri di ricerca. Non a caso, il Dpp di agosto ipotizza che il progetto “accelererà l’adozione nazionale delle tecnologie degli anni a venire incentivando le prospettive di una futura generazione di ingegneri Tempest”.

IL RIFERIMENTO

Nel precedente Dpp (2020-2022), il Tempest figurava tra i programmi prioritari ma privi di copertura finanziaria, sebbene lo stesso Guerini abbia poi specificato che “le risorse necessarie sono state individuate all’interno del programma operante Eurofighter”, vista la prevista transizione tra i due. Il nuovo Dpp prevede invece quanto emerge dallo schema di decreto. La partecipazione “garantirà  all’Italia – si legge nel documento – l’esclusivo accesso a un progetto di eccezionale ambizione e destinato ad avere risvolti non solo nell’ambito tecnologico militare ma anche a favore della crescita sistemica delle più diversificate filiere produttive operanti nel settore della digitalizzazione”.

L’ASSE CON LONDRA

Solo pochi giorni fa, a Roma, Guerini ha ricevuto il collega britannico Ben Wallace, per “un incontro intenso e molto positivo, che ha confermato la strategicità della relazione tra Regno Unito e l’Italia”. Ha seguito quelli avvenuti il 15 settembre a Londra e l’11 giugno a bordo delle portaerei italiana Cavour e britannica Queen Elizabeth, ormeggiate ad Augusta, sintomo di un rapporto piuttosto stretto. Tra l’altro, l’incontro della scorsa settimana è avvenuto nell’ambito del Nato-Industry Forum, tutto dedicato ai temi dell’innovazione militare. La collaborazione industriale tre le imprese dei due Paesi, notava Guerini, “deve rimanere al centro della nostra relazione, viste le promettenti opportunità che offre per i rispettivi comparti industriali, aumentando le sinergie a livello operativo”. Di più: “Ritengo fondamentale che la cooperazione nell’industria della difesa tra i nostri Paesi si rafforzi attraverso una bilanciata condivisione delle tecnologie e del know-how, in maniera da rendere Tempest il nuovo modello di riferimento per l’industria aerospaziale e per le future collaborazioni internazionali”.

GLI ACCORDI

Il riferimento è il memorandum sottoscritto tra i dicasteri della Difesa a dicembre dello scorso anno. La collaborazione, notava palazzo Baracchini, “consentirà di valorizzare l’industria nazionale, garantendo l’accrescimento del know-how in un settore pregiato come quello delle tecnologie abilitanti ai velivoli di sesta generazione”. Di più: “un ulteriore fattore di crescita economica per il Paese sarà rappresentato dal coinvolgimento delle piccole e medie imprese nazionali e il programma Tempest potrà riversare i propri effetti benefici anche sull’aspetto occupazionale nel settore dell’industria della difesa, nei centri di ricerca e nelle università”.

LA PROSPETTIVA INDUSTRIALE

A settembre era arrivato un utile punto sul programma dal salone britannico Dsei, con tanto di modello concept del “sistema di sistemi” esposto nello stand del team industriale. Accanto alla bandierina del Regno Unito, c’erano quelle di Svezia e Italia, accompagnate per l’occasione da quella del Giappone, sufficiente ad alimentare l’attesa per l’adesione di Tokyo al programma. A fine luglio il ministro della Difesa britannico aveva tra l’altro assegnato un contratto da 250 milioni di sterline al “team Tempest” lato Regno Unito, guidato da BAE Systems con Rolls Royce, Leonardo UK e MBDA UK. Rientra in un piano di investimenti da due miliardi di sterline in quattro anni per Londra.

A luglio 2020, in occasione del salone di Farnborough (seppur in versione digitale), le industrie di Regno Unito, Italia e Svezia hanno avviato formalmente un gruppo di lavoro congiunto. Partecipano per ogni Paese le principali aziende del comparto aerospaziale, Leonardo, Elettronica, Avio Aero e Mbda Italia per il nostro Paese. L’intesa industriale è stata il frutto della strada tracciata dai rispettivi governi nel corso del 2019, con due diverse dichiarazioni di intenti tra Londra e Roma, e tra Londra e Stoccolma, prodromiche al memorandum dello scorso dicembre. In tale occasione palazzo Baracchini spiegava che sarebbero seguiti più avanti i “project arrangement” e la fase di “full development”, attualmente prevista a partire dal 2025.

Il Tempest atterra in Parlamento. Il decreto per la sesta generazione aeronautica

È approdato alle Commissioni Difesa di Senato e Camera lo schema di decreto ministeriale per l’avvio della partecipazione italiana al Tempest. Vale due miliardi di euro fino al 2035 (venti milioni quest’anno) e prevede il pieno coinvolgimento dell’industria nazionale, dai big alle Pmi e start-up. Focus sull’innovazione tecnologica, tra intelligenza artificiale, Big data e sensoristica avanzata

Se telefonando... Quarta telefonata Draghi-Putin in quattro mesi

Crisi dei migranti al confine tra la Polonia e la Bielorussia, dinamiche dei prezzi dell’energia e situazione in Ucraina al centro del colloquio. E Giorgio Starace, l’ambasciatore a Mosca, prepara la visita del premier

Vivendi e governo, i due rebus di Tim-Kkr secondo gli analisti

All’indomani dell’offerta del fondo Usa per rilevare il 100% del gruppo telefonico la Borsa manda segnali inequivocabili, con il titolo Tim che schizza del 30% in apertura di contrattazioni. Vivendi per ora dice no, ma per gli analisti i francesi potrebbero rilanciare o chiedere a Kkr di alzare la posta

L’indice Desi 2021, sfida all’Italia per una rinnovata competitività digitale

La Commissione europea con la relazione annuale Digital Economy and Society Index (Desi), monitora i progressi digitali degli Stati membri. L’indice però non offre solo una notevole mole di dati con i quali analizzare e ipotizzare nuovi scenari, ma si pone come visione sul futuro per raccogliere la sfida della digitalizzazione e portare l’Italia ai livelli di competitività superiori a quelli della media europea. L’intervento di Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità, Inwit

Perché serve una elezione diretta del Capo dello Stato. Scrive Zacchera

Forse è davvero ora di riparlare di presidenzialismo perché l’Italia ha bisogno di decisioni, di tempi di reazione adeguati alla situazione internazionale ed europea con persone che abbiano il coraggio di prendere decisioni senza rimanere impigliate nell’eterno scontro tra partiti, correnti, gruppi e sottogruppi e la necessità di centellinare nomine e responsabilità, insomma di accontentare sempre tutti

Covid-19 e fine del patto sociale?

La necessità di gestire la pandemia ha alterato il rapporto fra diritto e politica e ha disegnato un nuovo assetto istituzionale dagli effetti imprevedibili sul lungo periodo. L’analisi di Andrea Monti, professore incaricato di Digital law nel corso di laurea in Digital marketing, Università di Chieti-Pescara

Sostenibilità e farmaceutica. L’evento di Formiche e Chiesi con Farmindustria

Sostenibilità sociale, ambientale ed economica. La farmaceutica italiana è in una fase di grande evoluzione, e ne parleremo all’evento di Formiche e Chiesi Farmaceutici con il patrocinio di Farmindustria, che si terrà a Palazzo Wedekind il 23 novembre alle 18 (diretta su Formiche.net)

Phisikk du role - La Leopolda e il partito di Ferragnez

Mentre Matteo Renzi dalla Leopolda punta le vele verso l’Isola che non c’è del centro liberal-democratico, ci sarebbe un partito che vale 36 milioni e mezzo di followers in due, quello dei Ferragnez. Se portassero al voto anche solo un terzo dei loro followers farebbero numeri da Democrazia cristiana dei tempi d’oro

Tim tra fondi, francesi e interesse nazionale. Così si muove il Copasir

Giovedì in audizione c’è il ministro Giorgetti, che fa parte del super-comitato allestito da Palazzo Chigi. Intanto, i membri della commissione sulla sicurezza prendono posizione. Il presidente Urso (FdI) nei giorni scorsi aveva detto: “È necessario sviluppare pure una politica nazionale, tecnologica e industriale”. Per Borghi (Pd) serve un’intelligence economica. Dieni (M5S) evoca il ritorno dell’ex monopolista nelle mani dello Stato. Vito (FI): “Siamo adeguatamente tutelati dalle nostre normative interne, come quella del golden power”

Draghi è la Quarta Repubblica. La versione di Alli

Una Quarta Repubblica è ormai alle porte, e Draghi ne è il timoniere naturale. A Palazzo Chigi più che al Quirinale. Purché non esca di scena: è un lusso che l’Italia, e i partiti, ora non possono permettersi. Il commento di Paolo Alli

×

Iscriviti alla newsletter