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Reductio ad unum. La linea del Carroccio è quella dettata da Matteo Salvini, che coglie il plauso unanime del consiglio federale. Giancarlo Giorgetti rientra nei ranghi. È una tregua, che denuncia tuttavia una debolezza che si riverbera sulle differenti visioni del posizionamento europeo. Il numero due del Carroccio aveva auspicato un avvicinamento del partito alle file del Partito Popolare. Per Salvini “è impensabile”. Anzi, proprio l’altro giorno il segretario leghista ha partecipato a una videoconferenza con il presidente del consiglio polacco Mateusz Morawiecki e con l’ungherese Viktor Orbàn. È evidente che questa scelta di campo corrobora ancor di più l’idem sentire fra Lega e Fratelli d’Italia. E Forza Italia, come si pone? “Noi siamo il centro del centrodestra. Ognuno ha le sue sensibilità: i posizionamenti europei non influiscono sui rapporti interni della coalizione”. A dirlo è l’ex presidente del Parlamento europeo e coordinatore forzista Antonio Tajani. Premette di “non voler entrare nel merito dei dibattiti che sorgono in seno agli alleati”. Sulle posizioni espresse da Salvini in ordine allo scacchiere europeo, l’azzurro taglia corto: “Non c’è da meravigliarsi. Era scontato che il leader del Carroccio si esprimesse in questi termini sul Ppe”. Ma Forza Italia mantiene la barra dritta: “Noi siamo il Partito Popolare, perché ne condividiamo i valori e le istanze”. Ma con i conservatori “siamo sempre andati d’accordo”, sottolinea Tajani, come a prevenire l’insinuazione di ulteriori spaccature.

“Il passo avanti – dice – è la volontà, dichiarata dalla Lega, di lasciare da parte gli esponenti dell’Afd tedesca”. Il proponimento del leader del Carroccio è quello di creare, a livello europeo, un nuovo schieramento nel quale radunare i deputati che oggi siedono tra le file di Identità e democrazia e quelli dei Conservatori. Posto che Salvini denuncia una debolezza intrinseca del Ppe, non è del tutto scontato che un eventuale ingresso dei leghisti sarebbe accolto con entusiasmo. “Le nostre porte sono aperte – dice Tajani – ma per aderire al Ppe occorre far un percorso. Per la Lega, non mi pare sia all’ordine del giorno”. Un domani “si vedrà”. Tornando alla spaccatura in casa Lega, il coordinatore di Forza Italia è convinto che “si tratti di un normale confronto. Enfatizzato strumentalmente dalla sinistra nel tentativo di scalfire un partito fondamentale per la nostra coalizione”.

Può anche essere. Fatto sta che nell’agenda politica si prospettano due passaggi importanti. Il primo – sul fronte europeo – è quello dell’elezione del presidente del Parlamento di Bruxelles tra un paio di mesi. Rimanendo in Italia, c’è da pianificare la strategia per la successione di Sergio Mattarella al Colle. “Credo che Mario Draghi debba rimanere al Palazzo Chigi – prospetta Tajani –. Anche perché, se lui dovesse salire al Quirinale, significherebbe andare a elezioni anticipate”. In un momento così delicato “non converrebbe a nessuno”. Poi, Draghi al governo “è l’unico in grado di gestire i progetti da candidare ai fondi del Pnrr. Oltre ad essere elemento di garanzia capace di tenere assieme una maggioranza molto eterogenea”.

Non ci resta che “Silvio Berlusconi: una figura autorevole, il premier più longevo e un leader apprezzato anche su scala europea”. Ma non chiamatelo “candidato di bandiera”. A meno che non sia il Tricolore.

La Lega nel Ppe? Non in programma. E sul Cav al Colle... Parla Tajani

Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani dopo il consiglio federale della Lega. “Credo che questa spaccatura interna al Carroccio sia stata enfatizzata dalla sinistra per indebolire un partito fondamentale per la coalizione”. Ora uniti e compatti verso il Quirinale. Il candidato? “Silvio Berlusconi”. E Mario Draghi “continui a Palazzo Chigi”

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